Lo ha detto durante la crisi Luigi Di Maio ex e nuovo ministro agli esteri: «Ricordiamo che nel 2018 abbiamo preso il 33% dei voti e in Parlamento siamo la forza politica più grande, siamo determinanti. Ora dobbiamo mostrarci compatti. Chiedo unità a tutti, nessuno pensi di dividerci».
Non ce n’è bisogno; il M5S sta facendo tutto da solo.
Capisco il contendere e, in parte, approvo alcune posizioni di Di Battista, perché troppo presto dimentichiamo il passato e le responsabilità di chi era protagonista, ma vien da dire: “”Da che pulpito!””. Quelli che non accettano Draghi sono gli stessi che hanno tranquillamente governato con il Pd e la Lega, sottoscrivendo alcune politiche di Salvini quantomeno criticabili e dopo avere giurato: “Con il Pd mai!”, senza mai realizzare quel superministero all’ambiente ora preteso.
Due governi molto diversi nei quali tutto il M5S si è trovato comunque a suo agio, visto che il primo è caduto a causa di Salvini; il secondo a causa di Renzi.
Certo che è triste vedere certi nomi riemergere, come era comunque prevedibile in quanto obiettivo di Renzi, ridare spazio ad un centro destra moderato, ma anche nel Pd, nella Lega e in Italia Viva ci sono rappresentanti discutibili eppure sono stati accettati.
Comunque anche l’ultimo principio ancora intatto del Movimento è andato in frantumi: la compattezza e il seguire quanto deciso dalla base.