Emanuele Macaluso e Cesare Maestri se ne sono andati. Seppure diversissimi e diventati famosi in campi diversissimi, avevano entrambi uno spessore culturale che andava oltre il proprio settore d’azione, consentendo loro di agire sulla base di valori forti, con competenze e capacità straordinarie.
Macaluso, iscritto clandestinamente al Pci nel1941, a 17 anni era segretario della Cgil in Sicilia l’anno di Portella della Ginestra. Divenne poi consigliere regionale quindi parlamentare. Giornalista, negli ultimi anni era più volte intervenuto su temi politici e sociali con acume e profondità. Nel ricordarlo il presidente Fico lo ha così descritto: “Ho conosciuto Emanuele Macaluso alla presentazione di un documentario sui minatori siciliani a Montecitorio. Il suo intervento su lavoro e giustizia sociale fu intenso e appassionato. È stato un protagonista assoluto della politica. Ci mancherà il suo sguardo libero e lucido””.
Anche Cesare Maestri fu in gioventù iscritto al Pci e partigiano; poi la montagna lo richiamò e divenne ‘il ragno delle Dolomiti’. Lo ricordo una sera al Cinema Primavera di Fiorano, invitato dal Comune e dallo Sci Club, quando si usava ancora chiamare gli uomini della montagna e di lui ho annotato la frase: “L’alpinista più bravo è quello che diventa vecchio”. Ci è riuscito, affiancando alle scalate l’attività letterata con titolo entrati nella storia dei libri sulla montagna.
I giganti, quelli che hanno fatto l’Italia, se ne vanno uno ad uno; ce ne sono altri pronti a prendere il loro posto e a guidarci nel cammino, ma sempre più in prima fila si intromettono nanerottoli di testa e di cuore, senza cultura e senza valori, che si impongono come l’unica scelta e per farsi più alti, usano i trampoli del potere.
Non lasciamoci ingannare se i monitor e gli schermi li inquadrano in primo piano a mezzo busto.