“”Ma mi faccia il piacere!””

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Il M5S non è un partito, non è legato al  territoritorio nè a persone o gruppi. E’ un’organizzazione alle dipendenze del proprietario unico della piattaforma Rousseau, la struttura informatico-organizzativa attraverso la quale controlla tutto, compresa la scelta dei candidati. Solo lui ha le chiavi e tutti i dati. 

 


I sondaggi danno il M5S al 27%. Se confermato dalle urne sarebbe il primo partito. Una sciagura. Per fortuna il centrodestra è quasi al 40% che gli darebbe la maggioranza assoluta in Parlamento. Ciò non toglie che il partito di Grillo e Casaleggio continui ad essere un pericolo e un fattore di blocco della democrazia. Vediamo perché.

I motivi sono due.

Il primo è sotto gli occhi di tutti. I suoi rappresentanti sono dilettanti allo sbaraglio, senza esperienza politica, eletti per caso per essersi iscritti alle “parlamentarie” (la procedura online con cui vengono scelti i candidati). L’87% non ha mai lavorato. L’elezione è stata come aver vinto alla lotteria. Perfetti sconosciuti, rimasti tali anche dopo. Chi sa dire al volo il nome di un parlamentare grillino? Nessuno. Inesistenti e inconsistenti. Pedine nelle mani del padrone. Eh sì: padrone.

E qui veniamo al secondo punto

Il M5S, nonostante i tentativi di dissimularne la natura, non è un partito, non è legato a una struttura territoriale, a delle persone, a dei gruppi. E’ un’organizzazione alle dipendenze di Davide Casaleggio, proprietario unico della piattaforma Rousseau, la struttura informatico-organizzativa ereditata dal padre Gian Roberto, fondatore assieme a Grillo del movimento.

E’ attraverso la piattaforma Rousseau che il padrone controlla tutto, compresa la scelta dei candidati. Solo lui ha le chiavi e tutti i dati. Nemmeno Grillo, che per questo pare stia mollando. La struttura è verticistica che di più non si può. Di democrazia neanche l’ombra. Decide tutto lui, il giovane Casaleggio. Tutti gli altri non contano. E Di Maio, il 31enne senza arte né parte che prima di essere eletto aveva fatto solo dei lavoretti saltuari, dovrebbe fare il premier? “Ma mi faccia il piacere! “ direbbe Totò.

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