“L’UOMO E LA SUA DIGNITA’

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“L’UOMO E LA SUA DIGNITA’” è il titolo del ciclo (tre incontri) in memoria di Giuliano Iotti . Si apre con Vittorino Andreoli, conosciuto e stimato come uno dei massimi psichiatri al mondo.

Domenica 3 settembre 2017, ore 17,30, presso la “Sala Clementina Secchi”  del  “Centro  San Francesco”- Via Ghiarola- di Formigine , lo psichiatra-scrittore Vittorino Andreoli, inaugura il ciclo di incontri che pongono al centro “l’uomo e la sua dignità”, ciclo ideato e voluto  (dalla moglie Maria Pia Franchini e dai figli  Elena, Stefano e Patty) in memoria del dottor Giuliano Iotti, deceduto il 4 settembre 2016. Il ciclo, organizzato dall’ “Associazione San Gaetano” e dalla “Cooperativa  Monte Tabor” , ha il patrocinio del “Comune di Formigine”.    Gli altri due incontri si terranno domenica 17 settembre ( lo psicoterapeuta e Presidente IACP Alberto Zucconi sul tema “ L’approccio centrato sulla persona e la tendenza attualizzante di Carl Rogers”) e  sabato 23 settembre ( lo scrittore-psichiatra Alberto D’Auria presenta il suo libro “ Il potere terapeutico del perdono” )  Vittorino Andreoli , conosciuto e stimato come uno degli psichiatri più importanti a livello mondiale, presenta il suo libro “ La gioia di vivere” con accenni anche  ai recentissimi libri “ La gioia di pensare. Elogio di un’arte dimenticata”  (gennaio 2017) e “ I principi della nuova psichiatria”  (  settembre 2017) .  Coordina  l’incontro e  modera il dibattito il giornalista e operatore culturale Roberto Armenia .  

Vittorino Andreoli è a disposizione per  rispondere alle domande dei presenti e per dedicare copie dei suoi libri.

 “La gioia di vivere” è possibile. La “ricetta” di Vittorino Andreoli : “ a piccoli passi verso la saggezza” .” La gioia la si fa. La si costruisce su misura di ciascun uomo e di ciascuna esistenza”.

 “La gioia di vivere”  ( Rizzoli Editore: saggio suddiviso in quattro parti: “Le due grandi Weltanschauungen”; “ Anatomia delle visioni del mondo”; “Patologia delle visioni del mondo” e “ Promuovere la visione del mondo della gioia”)  è , forse, l’opera più intima (è dedicata alla moglie Laura,” e alla sua gioia di vivere, persino da un tragico come me”) : qui l’autore (“portatore della visione tragica dell’esistenza”) ci accompagna alla ricerca del segreto della gioia di vivere. Attraverso la riflessione sui classici , la filosofia, la religione, l’osservazione delle storture della società e, naturalmente, con la conoscenza dell’uomo, Andreoli “delinea un percorso per recuperare la vera essenza del nostro essere umani. …  Si scopre che “il magico potere della gioia non è  altro che la capacità, che tutti abbiamo dentro, di passare dalla dimensione dell’ Io” a quella del “Noi”, di vivere in relazione con gli altri, contando sui legami affettivi, guardando in faccia il presente, senza  le costruzioni di desideri difficili (o impossibili) che spostano sempre la gioia al futuro, senza i rimpianti che respingono nel passato. E si scopre , soprattutto, che questo potere può essere appreso, per migliorare, finalmente, la nostra vita”                         

 Con  “La gioia di vivere” , Vittorino Andreoli si propone di dimostrare che , oggi, è possibile, per tutti, conquistare una dimensione di gioia di vivere  (“condizione che non può essere raggiunta da soli –sottolinea Andreoli- perché l’uomo non è mai solo. Per fare questo, è necessario includere nella nostra visione del mondo anche la dimensione dell’altro”) .. Oggi –sostiene Andreoli- domina fortemente la ricerca della felicità (basta pensare che , attraverso i secoli, sempre si è cercato di perseguire la felicità:  da “La lettera sulla felicità” di Epicuro, alla “Dichiarazione d’Indipendenza” americana del 1776 –“a tutti gli uomini è riconosciuto il diritto alla vita, alla liberà e al perseguimento della felicità”- e, al recente libro di Stefano Bartolini, “Manifesto per la felicità”  ).  Questa parola è molto usata, mentre la parola gioia lo è poco, e c’è una differenza di fondo, già dall’antico pensiero greco : la felicità riguarda il singolo ed è una sensazione di benessere che uno prova di fronte ad uno stimolo positivo (è “una specie di acme ma quando finisce lo stimolo, finisce la felicità, è una specie di piacere che poi si smorza). “ La gioia di vivere, invece, non riguarda l’Io, ma il Noi. La gioia dipende anche dall’altro, perché si riflette nell’altro e quindi è una visione diversa. La felicità è una specie di orgasmo, mentre la gioia di vivere è una condizione continua, è come la saggezza. Questa non è il successo, non è il bisogno di apparire, ma è una modalità di dare anche un significato alle piccole cose e alle persone normali, anche a quelle che non contano. Noi guardiamo sempre ai qualcuno. Ebbene, ci sono tanti “Nessuno” che sono onesti, che sono disposti a volerti bene , ad aiutarti. La felicità si lega all’Io –egoismo, narcisismo- mentre la gioia tiene conto degli altri” . “Il tempo della gioia è quello in cui si guarda in faccia il presente, senza rifugiarsi nel futuro, senza i rimpianti che respingono nel passato… E si scopre soprattutto che questo potere può essere appreso, per migliorare finalmente la nostra vita”

La gioia di pensare. Elogio di un’arte dimenticata” (Rizzoli Editore) , si apre con un delizioso “preambolo” nel quale Vittorino Andreoli lamenta il tramonto della tradizionale agenda, che è stata per decenni, uno dei “magnifici raccoglitori di parole che, nell’istante in cui ne entravo in possesso, ancora non ne conteneva” … L’ “ agenda  era la rappresentazione del mistero del tempo, o quantomeno dei tentativi di spiegarlo non solo dal punto di vista della fisica ma anche dei vissuti” ed è ancora (però) “una valida guida per ordinare i giorni che passano” . Era ed è (per Andreoli) “ un invito a pensare per “capire meglio chi siamo, dove andiamo e dove trovano posto i nostri desideri più intimi”. Dopo il preambolo, su 417 pagine, dodici capitoli (uno per ciascun mese dell’anno)  con decine di sottocapitoli  nei quali, giorno per giorno,  sono presentati i i pensieri , le considerazioni  sull’uomo e sulla vita, che si propongono di approfondire e (se e quando possibile) migliorare l’uomo e la sua dignità. Come avverte l’autore “non troverete mai tra le mie riflessioni pensieri perversi… esiste una perversione dei comportamenti ma… credo che la peggiore di tutte sia la perversione del pensiero… le mie riflessioni sono quelle di tutti gli uomini, di chi ama la vita e ama condividerla “ Poi (autoconfessandosi) prosegue : “ho voluto condividere e anche aiutare, poiché la mia professione di medico, di medico della mente, consiste proprio nell’alleviare la fatica di vivere per rendere questo viaggio il più gioioso possibile… perché sono un uomo, un uomo convinto che la sua prima qualità sia  la capacità di pensare… Quando la vita digitale avrà sostituito , oltre alle agende, anche la facoltà di produrre pensieri, forse non esisterà più l’uomo ma un elegante
robot.
 E io non ci sarò più” .
 E’ un bellissimo, intenso saggio (che si legge come un romanzo) sull’uomo e sui suoi veri valori, sui pensieri, sui valori, i sogni, i sentimenti, le emozioni, le paure, i desideri  che possono migliorare la qualità della vita. All’insegna dell’uomo e della sua dignità . E’  il naturale proseguimento de “La gioia di vivere” .               Come scrive il “Corriere della Sera” (vedi la recensione al libro di Giangiacomo Schiavi ) “dialogando coi pensieri il medico dei matti (spesso più normali che sani) ricostruisce un’architrave della democrazia e offre un antidoto alla rassegnazione: chi pensa con la propria testa è libero, non è schiavo della società degli inganni, che ci vorrebbe tutti replicanti docili e servili. .. Andreoli definisce giorno dopo  giorno un perimetro che non è solo personale, riguarda tutti. Tutti possono appuntare su un taccuino personale momenti di vita, emozioni, sentimenti, paure, desideri e poi rileggerli per misurare il tempo , che cosa è cambiato e che cosa è rimasto di vero autentico e credibile intorno a noi … (per Andreoli) “la società si è piegata al peggio e  la caduta degli idioti ha sostituito quella degli eroi: l’uomo, oggi, è in bilico come nella poesia di Ungaretti ( “ attaccato sul vuoto/ al suo filo di ragno”) . Rischiamo di essere automi , “assediati da inutili e nefaste stupidità”: cliniche per cani e gatti, perversioni comportamentali, falsità che diventano verità , anzi, postverità … i sacerdoti delle diete imperversano, basta dire che qualcosa fa male per scatenare psicosi e reazioni a catena.. Le parole di Andreoli si abbattono sulla banalità dell’uomo di superficie in cerca di potere e bellezza,  che tradisce se stesso e l’umanità a cui appartiene , avvertono che quando una società è corrotta , scompare la morale e resta la paura. Se la gerarchia dei valori è imposta dal denaro, dal potere economico, l’uomo è un accessorio

  Il nuovo libro di Vittorino Andreoli  (disponibile da settembre 2017)  è intitolato “I principi  della nuova psichiatria”  .  L’editore Rizzoli, presentandolo, sottolinea : “Nel 1959 Andreoli ha scelto la psichiatria . Da allora sono passati 58 anni di studio e perizie dei casi criminali più efferati ( da Pietro Maso e Ferdinando Carretta  ai giovani killer che hanno ucciso a Lloret de Mar come nella discoteca di Jesolo, alle assurde stragi dei Jihadisti a Barcellona ).  Sono nati nuovi disturbi come gli attacchi di panico e il disordine dell’attenzione dei bamibini. Ma soprattutto è diventato chiaro  che la normalità non può essere né il fondamento né il punto di riferimento della psichiatria perché altrimenti si ridurrebbe una disciplina a rispondere solo al potere (norma) . Serve uno psichiatra  frammentato , capace di avvalersi anche di altre competenze e in grado di creare una relazione che gli consenta di con-partecipare ai vissuti del paziente. Solo così si può impedire che un disturbo mentale si trasformi in tragedia sociale”

 

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