L’Orizzonte della Destra

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Ciò che succede in Francia può dare qualche elemento per capire che cosa fare qui art. del Sen. Paolo Danieli

 

 

Il successo di Marine Le Pen era previsto. I militanti del Front National, che ha preso il proprio simbolo da quello del glorioso Movimento Sociale Italiano, si aspettavano qualcosa di più. Ma è comunque un grande successo. Mai la destra francese era arrivata a quasi il 20%.Qual è il motivo di tanto consenso?

Questa domanda bisogna porsela. Non solo perché la Francia è vicina, geograficamente e culturalmente, ma perché quello che succede lì ci può dare qualche elemento in più per capire che cosa fare qui.

Marine Le Pen rifiuta per il suo movimento l’etichetta “di destra”. Per sfondare a sinistra, fra i lavoratori, i pensionati e i disoccupati, ha preso posizioni, come per la nazionalizzazione delle principali banche, che neanche la sinistra ha più il coraggio di prendere. Così ha trasformato il suo movimento in qualcosa di più grande e fruibile nell’ottica del grande cambiamento che serve all’Europa, in alternativa al establishment politico ed economico rappresentato da Sarkozy, e a una sinistra che non sa più che cosa raccontare.

Ciò non toglie che il FN sia un movimento di destra. Quantomeno per provenienza. Una destra però che non si accontenta più di testimonianze pur nobili, ma sterili politicamente, e che ricerca quelle nuove sintesi, preconizzate dalla Nouvelle Droit di Alain de Benoist già alcuni decenni fa. Marine ha colto l’occasione storica per mettere in piedi qualcosa di nuovo. Nuovo per modo di dire, perché tutte le volte che la destra politica (non quella economica) è diventata protagonista del proprio destino lo ha sempre fatto con questa metodologia. Basta leggere la storia.

Qualche mese fa mi confrontavo con un intellettuale francese vicino al FN sulle diverse condizioni della destra in Francia e in Italia. “La destra italiana- sosteneva il mio interlocutore- è politicamente più matura e consapevole di quella francese. Solo che in Francia non c’è la Lega che, sequestrando una fetta significativa di elettorato, impedisce di fatto la costituzione di un grande movimento di destra.”

Da allora non è passato molto tempo, ma la situazione si è rapidamente evoluta. In Francia, il previsto successo del FN è diventato realtà. In Italia lo scandalo che ha investito la Lega indebolisce molto il fattore di blocco di cui si parlava. Nel contempo l’aggravarsi della crisi crea le pre-condizioni per la costituzione di un grande movimento popolare che metta in atto quelle nuove sintesi che sono riuscite in Francia. Però, Lega a parte, manca qui da noi un contenitore della destra da cui partire, a causa della distruzione attuata da Fini di quello che era stato il più importante partito di destra, erede del Msi. Conseguenza è la polverizzazione in gruppi, partitini, fondazioni, e associazioni che in Italia costringono la destra a ripartire praticamente da zero. E questo non è un ostacolo da poco.

C’è tuttavia da tenere in considerazione che l’ondata antipolitica che si manifesterà al voto amministrativo di maggio con il successo del qualunquismo di Grillo e dell’astensione metterà presto in evidenza l’esigenza, non tanto della destra, quanto della democrazia, di incanalare e dare un senso politico alla giusta indignazione e alla protesta popolare dando ad essa un senso ed una prospettiva politica. Sarà quella l’occasione irripetibile per tutti gli uomini della destra, qualunque sia la loro attuale collocazione, per dare vita ad un grande movimento che diventi protagonista della politica italiana.

 

 

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