Bice di rado tratta direttamente i fatti di cronaca nera, spesso sceglie di non farlo proprio perché essi inondano già a sufficienza, web, televisioni e radio, oltre ovviamente la carta stampata.
Ma, la vicinanza di ciò che è accaduto nel territorio di Serramazzoni, nonché i molti comunicati stampa arrivati in redazione, ci coinvolgono fino a dedicare all’omicidio di Barbara Cuppini questo breve articolo.
Non so se, come in altri casi, anche per questo si invocherà la malattia, la depressione, l’improvviso raptus, certo, per alleggerire la colpa, per poter riservare all’omicida un trattamento meno pesante, una condanna meno grave, in modo da poterlo “recuperare”.
Se, invece, è realmente ammalato, oltre alla pietà che sideve in questi casi provare anche verso l’omicida., rimane il profondo sconcerto di sapere che persone ammalate, gravemente depresse, già considerate pericolose in altre occasioni, siano lasciate senza controllo, libere di compiere simili azioni.
Sicuramente la gravità di una tragedia, l’ennesima violenza estrema, perpetrata nei confronti di una donna, è tanto più terribile quando a compierla è qualcuno che la vittima ama, o ha amato. Qualcuno con il quale ha diviso la vita, i progetti i sogni e che si rivela, all’improvviso, un qualcuno capace di ucciderla barbaramente. La cronaca, anche di Modena e provincia, riporta periodicamente episodi che destano orrore.
Ma provo lo stesso incredulo orrore per ogni altra violenza, anche “non fisica”, perpetrata sulle donne, per la barbarie di chi le umilia, le ignora, le calunnia, le ferisce.
Un altro modo di uccidere, questo, altrettanto grave, di certo più meschino, perchè è più difficile, anche se non è impossibile, che questi colpevoli paghino per ciò che commettono.
Non è giusto strumentalizzare ogni cosa, tragedie comprese, e non credo che lo vogliano fare neppure le persone che sono direttamente impegnate e coinvolte in associazioni e comitati e che, con la consueta forza testimoniano la loro indignazione. Accludo a questo proposito, i più significativi fra i molti CS pervenuti.
Ma secondo me la violenza è trasversale, ai sessi, alle situazioni, alle condizioni. Qui credo che poco o nulla c’entrino il femminismo, il delitto d’onore e altre simili cose. Quella che manca è l’educazione ai sentimenti, al rispetto, alla generosità, che non devono sicuramente svanire quando vengono meno certi altri elementi, nel rapporto uomo donna. Ed è presente, invece, l’egoismo di privilegiare sempre sé stessi, a scapito dell’altro, con la protervia di chi si mette al centro del mondo, pronto a demolire, distruggere, fino ad uccidere, chiunque sia, in qualsiasi modo, un impiccio o un ostacolo.
Talvolta, quando gli esseri umani arrivano a queste bassezza, verrebbe da pensare che i secoli e i millenni siano passati invano e che ben poche cose ci distinguano dalle bestie feroci… che potrebbero essere offese da questo paragone, io credo.
A.D.Z.
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Comitato Promotore Modenese
FEMMINICIDIO, LETTERA APERTA DELLE DONNE DEL COMITATO MODENESE “SE NON ORA QUANDO?”
Caro direttore,
un’altra donna è stata uccisa. Barbara Cuppini di 36 anni, massacrata a
coltellate dal suo ex compagno. Non è una storia che viene da via che farebbe dire a qualcuno “ ma sai quelli come sono fatti …”. Non è una storia di integralismo religioso. Non è una storia consumata in ambienti di degrado materiale e morale. E’ una storia italiana. Motivi passionali dice qualcuno. Ma il disgraziato codice d’onore è morto e sepolto (soppresso nel 75 appena 36 anni fa) grazie ai movimenti delle donne. Cominciamo a chiamare le cose con il loro nome: non si tratta di omicidio, ma di femminicidio, di violenza maschile sulle donne. Non è un caso di cronaca nera, ma un’emergenza sociale sempre più grave.
Le donne hanno dedicato molta attenzione al tema della violenza cosiddetta di genere, indagando il rapporto tra i sessi, i condizionamenti sociali di una cultura patriarcale, hanno cercato di comprendere il perché di una condanna sociale troppo timida da parte della società, certamente retaggio di culture ancestrali e di una legislazione fatta da uomini. Hanno persino cercato di capire se esiste una qualche forma di complicità nei rapporti malsani e violenti.
Insomma, le donne hanno parlato, studiato, scritto, agito. Ma non altrettanto hanno fatto gli uomini che pure sono i responsabili principali di questo stato di cose. Non abbiamo visto in questi anni il costituirsi di gruppi spontanei o di libere associazioni di uomini – studenti, operai, medici, economisti, intellettuali, uomini di legge, italiani e stranieri – che cominciassero a interrogarsi e a esprimersi. Su tante cose noi donne ce la facciamo ma su questa da sole no, non ce la facciamo. Ci serve un confronto con voi. Abbiamo bisogno di sentire cosa pensate, cosa avete da dire voi uomini.
In attesa di risposta
Il comitato provinciale “”Se non ora quando””
Modena, 22 giugno 2011
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COMUNICATO STAMPA N. 558
omicidio cuppini, il cordoglio di marcella valentini
campagna con amo contro la violenza alle donne
«Sono vicina al padre e alla famiglia di Barbara Cuppini». Marcella Valentini, assessore alle Pari opportunità della Provincia di Modena, esprime il proprio cordoglio per la morte della giovane carpigiana dedicando un pensiero anche alle altre due famiglie, la figlia e i genitori di Alessandro Persico, anch’esse segnate dalla violenza di questo gesto omicida. Sottolineando come l’assassinio compiuto a Serramazzoni sia solo l’ultimo di una serie che negli ultimi mesi nel nostro territorio ha visto quattro donne vittime della violenza degli uomini, l’assessore Valentini ricorda, pur senza voler entrare nello specifico di ognuno di questi crimini, «che è fondamentale che le donne reagiscano subito, al primo segnale di un comportamento violento da parte di quello che spesso è o è stato il loro compagno. Anche chiedendo aiuto. Per questo, come Provincia abbiamo promosso, in collaborazione con l’Agenzia per la mobilità, la diffusione della campagna “Riconosci la violenza”, oltre che in forma cartacea, anche attraverso i display collocati in alcune fermate degli autobus a Modena (per ora alla stazione ferroviaria, in viale Monte Kosika, all’autostazione e in largo Garibaldi) dove è riportato, ed è questa la cosa importante il numero di telefono del centro antiviolenza (059 361050) che può dare una risposta alle donne che si sentono in pericolo».
Ma un’altra cosa importantissima, ricorda l’assessore, «è continuare a lavorare instancabilmente sulla prevenzione e quindi sull’educazione sentimentale e al rispetto dei ragazzi e delle ragazze, uno degli obiettivi delle azioni del Tavolo provinciale contro la violenza alle donne».