Sfogliando la cronaca ho appreso che l’8 novembre a Roma, in Piazza Santi Apostoli, circa 200 monarchici hanno manifestato per l’abolizione dell’articolo 139 della Costituzione Italiana.
Così, fra lo sventolio di tante bandiere tricolore con lo stemma sabaudo, sul palco vari esponenti dell’Unione Monarchica Italiana (UMI l’associazione che ha organizzato l’evento), si sono alternati per spiegare il perché si vuole abolire quest’articolo. In breve: quando nel 1946 l’Italia divenne Repubblica, si dovette scrivere una nuova costituzione che sostituisse lo Statuto Albertino. Tale nuova norma entrò il vigore il 1°gennaio del 1948. I padri fondatori, presi forse dall’entusiasmo della nuova libertà ritrovata dopo un ventennio di fascismo, posero un articolo appunto, il 139, che recita: – La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale -. Una palese contraddizione sulla libertà del ragionare dell’individuo. Il pensiero comune fu che la Repubblica, appena nata, si volesse tutelare perché durante il referendum del 2 giugno del 1946 ci furono 10.718.502 d’italiani che votarono per il Re e, tante luci, ma anche tante ombre sulla regolarità del voto.
Ma, non è di questo che voglio parlare, ma di ciò che è accaduto dopo manifestazione. Il giorno seguente Emanuele Filiberto di Savoia, figlio di Vittorio Emanuele il pretendente al trono, intervistato dal quotidiano Il Tempo, se ne esce con una frase riferita all’ evento in piazza – Surreale! Come il cinema di Buñuel -. Poi, se la prende con il Presidente dell’UMI, l’Avvocato Alessandro Sacchi (ma per lui è il signor Sacchi- noblesse oblige-), dicendo che ha delle – velleità politiche – e prosegue – l’UMI non fa capo a noi ! -.
In effetti, il vincitore di Ballando sotto le stelle, non ha tutti i torti. Ora l’associazione monarchica in questione non rappresenta lui e suo padre, ma sostiene l’altro ramo, quello di Amedeo di Savoia. Smemoro però, il principe, che fino al 1983, l’anno in cui morì quel galantuomo di Re di suo nonno Umberto II, l’UMI era stata la casa madre di tutti i monarchici.
La memoria evidentemente,non è una delle virtù del principe. Forse, meglio come spiega il Duca Amedeo d’Aosta, in una calma replica, sullo stesso giornale – Il giovane Emanuele Filiberto pensi a cantare e a ballare, non parli di cose che non sa-.
Nell’articolo, Emanuele dice anche -La Casa Reale è sempre stata sopra la politica. Ma la politica deve essere fatta dai politici. Noi abbiamo molti altri modi di poter aiutare l’Italia, che non siano dei modi politici».
Da che pulpito viene la predica! Proprio lui che nel 2008 si presenta alle elezioni parlamentari con un suo movimento politico nella circoscrizione estera raccogliendo un misero 0,4%, classificandosi ultimo. Non contento, nel 2009 si candidò per l’UDC alle elezioni europee nella circoscrizione Italia Nord Occidentale, senza peraltro farsi eleggere.
Per finire, il Principe di Venezia, incappa in un altro errore. Cita fra i gruppi monarchici a lui vicini, il Movimento Monarchico Italiano, che fu tenuto a battesimo da suo padre nell’ottobre del 1984 a Borgaro Torinese, con lo scopo di fare quello che fino al giorno precedente aveva fatto l’UMI. Questo per fare un po’ di storia recente e di cui il principe non sa nulla.
Dopo questa principesca esternazione, speriamo che l’articolo 139 non si tocchi. E qui, veniamo al presente. Sì, perché se siamo ridotti così, diciamolo, è anche un po’ colpa nostra. Forse sbagliamo a votare. Quindi, se venisse abolito l’articolo in questione e si ponesse un nuovo referendum istituzionale, metti mai che gli italiani designi questo principe.