Non dobbiamo essere ripetitivi, ma non possiamo neanche tacere. Quindi esprimiamo un parere, sperando che i nostri attuali politici e anche i futuri, finalmente evitino di fare atti che alla fine poi ricadono sulle spalle dell’ormai sempre più povero cittadino italiano. Mi riferisco alla nostra presa di posizione nella vicenda Russia e Ucraina. E’ notizia di questi giorni che ci sarà un rincaro dell’energia elettrica e del gas ed i soliti bene informati ci dicono che l’aumento sarà di 2 euro per la prima e 19 per la seconda: in totale 21 euro a famiglia.
Auguriamoci quindi che sia un inverno caldo, altrimenti questi costi verranno abbondantemente superati. La colpa, guarda caso, del rialzò del gas va sicuramente ricercato nella crisi tra Russia e Ucraina. Ma fosse tutto qui! No, abbiamo pensato bene anche di accodarci alle altre nazioni europee e non, in un embargo che ci può solo danneggiare. Infatti l’esportazione di prodotti italiani verso la Russia dello Zar Putin, ha rappresentato nel 2013 il 10% del totale del made in Italy nel mondo. Parliamo ci una cifra di 9 zeri, ossia un miliardo e ciò mi porta ad una fantasia un pò cattiva, ed a pensare male si fa peccato ma qualche volta ci si prende. Vi spiego il perché di questa considerazione.
Uno dei settori più colpiti dalle sanzioni, che giustamente la Russia ha messo in atto come reazione, riguarda il settore dell’agro alimentare che è una delle nostre eccellenze. Il popolo russo che per 70 anni circa, sotto il comunismo, ha mangiato lo storione e le sue uova, comunemente chiamato caviale, zuppe di barbabietole e cavoli (quest’ultime particolarmente apprezzate dai capi comunisti che risiedevano al Cremlino) e ha bevuto wodka, si è stancato di questa alimentazione e ha deciso di cambiare menù. Quindi è passato all’alimentazione mediterranea con grande gioia dei nostri imprenditori del settore alimentare. Oddio mediterranea, proprio non tutta. Dopo tanto pesce (lo storione) hanno deciso di assaggiare anche la carne, specialmente quella di suino, sotto forma di prosciutto, salame e altre specialità. Già che c’era il popolo russo ha deciso di assaggiare un po’ di buon vino delle Langhe, delle colline toscane e delle colline del Collio, almeno di quelle non sottratte dalla Jugoslavia oggi Slovenia dopo la II guerra mondiale. Una bella fetta di mercato, comunque!
Ma adesso cosa succederà? Cosa ne faremo delle tonnellate di alimenti che giacciono nei nostri magazzini. Non sono un grande esperto di economia, ma vista la situazione ho paura che i nostri produttori dovranno cercare di smaltire velocemente sul mercato europeo questi prodotti deteriorabili. Aggiungo, inoltre, che dovranno farlo con lo slogan (ma sì, certo, quello delle coop): – Oggi tre per due – con grande gioia dei tedeschi che ci maltrattano ma che quando vengono in Italia, questi grandi mangiatori di patate, crauti e wurstel, non disdegnano la nostra buona pasta e il nostro prosciutto. Aggiungo: come la mettiamo con l’artico 18? L’azienda può o non può licenziare il personale se gli vengono a mancare gli introiti delle vendite all’estero? Come ho scritto in precedenza, usiamo il buon senso.
Ai giovani leoni della politica che siedono a palazzo Chigi consiglio di aprire un libro di storia per capire che fra i due contendenti, Russia e Ucraina, il più pulito ha la rogna. Non fate come i vostri predecessori che si schierarono, nel caso della ex Jugoslavia, contro la Serbia, dimenticando che gli Ustascia croati erano abituati a portare in omaggio al loro capo, Ante Pavelic, un cesto contenente gli occhi dei serbi uccisi.
Riflettete sulla frase – l’Italia innanzitutto – pronunciata dal un gentiluomo di nome Umberto che fu esiliato dall’Italia il 13 giugno del 1946 e non vi fece più ritorno, neanche da vecchio e malato. Pensate più agli italiani che vivono sempre più di rinunce. Come potete pensare di creare nuovi posti di lavoro per i giovani, se le vostre decisioni portano a nuovi licenziamenti?
Concludo in maniera più farsesca. Il nuovo sindaco Giancarlo Muzzarelli è un grande. Non lo dico con ironia. Fin da quando è stato candidato ho sostenuto che per i compagni modenesi e per la città, ci volesse un sindaco duro e puro, capace di rinnovare l’immagine di un partito macchiato dalle solite chiacchiere cattive – Bella forza ha trovato da lavorare, ha la tessera giusta -. Lui, infatti, non guarda in faccia a nessuno. C’era un posto libero in Comune, nel settore dell’urbanistica? Bene, ha fatto assumere una signora di Reggio Emilia. Nessun favoritismo ai compagni modenesi. Bravo Giancarlo, così si fa! Però mi sorge un dubbio: ma il sindaco di Reggio Emilia, non è anche lui un compagno?