L’han tirato, tirato tirato… e poi tac: l’elastico s’è rotto. Nè poteva essere altrimenti. Il mondo è regolato da leggi immutabili. L’uomo non le può cambiare. Neanche il più potente. Ciò vale per la biologia, per la fisica e anche per la politica.
Dopo la caduta del Muro s’è instaurato il dominio del “politically correct”, del Pensiero Unico, espressione di un’oligarchia internazionale convinta di non avere più ostacoli alla realizzazione del Nuovo Ordine Mondiale, una sorta di stato del Grande Fratello dove una cupola di pochi avrebbe il controllo dell’intero pianeta attraverso la globalizzazione e tutto quel che ne consegue.
Lorsignori pensavano di continuare a raccontare la favola dello sviluppo indefinito, mentre il mondo è un sistema finito, e di poter impunemente distruggere stati, sfilare sovranità ai popoli, deprivarli e annullare conquiste sociali. Avevano perfino iniziato, per realizzare il loro disegno, ad abolire le identità, finanche quella sessuale. E convinti che una menzogna ripetuta tante volte diventa realtà, a chi non trova lavoro o non arriva a fine mese a causa della globalizzazione avevano continuato a raccontare la storia dello spread, del fiscal compact, del rating.
A un certo punto la gente ha capito l’imbroglio e si è stufata. La prima botta è stata Brexit. La seconda, Trump. Un “uno-due” che per la prima volta in questo primo scorcio di secolo segna una battuta d’arresto del processo di globalizzazione. L’affermazione in Europa dei movimenti euroscettici, sovranisti e identitari, chiamati dispregiativamente “populisti” dai media asserviti al potere, unita alla presa di coscienza del popolo americano che ha eletto Trump, può essere l’inizio di una nuova fase storica in cui i popoli riprendono in mano il loro destino.
Il referendum in Italia e le elezioni presidenziali in Francia sono l’occasione per mettere al tappeto i lacchè del potere mondialista che ci governa. Adesso sì che l’Ue comincia a vacillare. E il vento che s’alza negli States e in molte parti d’Europa potrebbe spazzare via da un momento a l’altro tutti i fantocci del potere. In particolare Renzi, esempio vivente di disprezzo per la democrazia, che l’establishment ha preso di peso dal municipio di Firenze per insediarlo a Palazzo Chigi senza un voto di consenso popolare. Il NO al referendum è, prima d’ogni altra cosa, il segnale che anche in Italia, come in Inghilterra e in America, l’elastico s’è rotto.