Le quote latte: una fregatura

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Fu fornita una cifra sballata all'Europa, gli altri paesi furono ben lieti di vederla così bassa e Bruxelles la impiegò per fissare le nostre quote. Il nostro ministro, interpellato circa l'inadeguatezza delle quote assegnate, si rifiutò di richiedere all'Europa una modifica delle medesime.


Un paio di mesi fa tornavo da Insnbruck in macchina da solo e per stemperare un po’ la noia del viaggio mi misi a fare una cosa abbastanza sciocca: contare tutte le inconfondibili autobotti di latte (nur fuer lebensmittel – solo per alimentari) che superavo nel mio viaggio di ritorno.

Nelle poco più di due ore di viaggio da Vipiteno ad Affi, ne contai 21. Se pensiamo che ognuna di queste autocisterne può portare dai 255 ai 300 quintali, abbiamo un totale di 535 tonnellate soltanto per queste due ore di percorso. Sull’autostrada del Brennero è sempre così: la mattina c’è una processione di autocisterne vuote che va verso il Tirolo e la Baviera e il pomeriggio c’è un’analoga processione di autocisterne piene di latte che scende verso i caseifici della valle Padana.

Non sappiamo se tutto quel latte venga trasformato in buon grana padano o in autentica mozzarella campana, tuttavia sappiamo che questa enorme quantità è vitale per i nostri caseifici.

Questo fatto sta a dimostrare chiaramente due cose: ci sono dei paesi (Germania e Austria) che hanno una produzione eccedentaria, mentre il nostro paese deve importare la materia prima.

E qui entrano in gioco le quote latte. Cosa sono? Sono il massimo di produzione stabilito dall’Europa: ogni paese europeo ha le proprie e se si superano le produzioni stabilite vi sono pesanti multe da parte dell’EU. Si tratta di un aspetto della mania regolamentativa della UE, come la lunghezza delle banane, la curvatura dei cetrioli o il numero di piselli in un baccello. Non sono scherzi perché l’Europa ha preteso dall’Italia ben 1.395 milioni di euro, che per chi ragionasse ancora a vecchie lire, sarebbero pari a circa 2.700 miliardi di allora.

C’è un piccolo particolare: lo Stato italiano ha già pagato all’Europa questi importi sostituendosi ai produttori singoli che dovevano pagare multe e ripromettendosi di recuperarli dai medesimi. A pagare si fa in fretta ma a ricuperare è molto più difficile. Difatti sinora lo Stato è riuscito a riscuoterli solo in parte. I restanti sono bloccati da cause intentate allo Stato da parte dei presunti debitori. C’è stata addirittura una “guerra del latte” sulle autostrade.del Nord.

Ma come si è creato questo assurdo sistema, tra l’altro destinato ad essere smantellato nel 2015 ?

Paolo Zanzotto ha seguito dal nascere il problema delle quote latte ed afferma che i dati errati

che si sono poi riverberati in quote sballate sono causati dal fatto che quando vennero istituite le quote latte l’allora ministro dell’agricoltura con molta leggerezza prese per buona senza alcun riscontro o controllo la cifra, fornita da un istituto specializzato incaricato, di 9 milioni di tonnellate quale fabbisogno annuo di latte dell’Italia, mentre nel 1983, anno di riferimento, il fabbisogno italiano di latte era molto, molto maggiore.

Presentata la cifra sballata all’Europa, gli altri paesi furono ben lieti di vederla così bassa e Bruxelles la impiegò per fissare le nostre quote. Il medesimo ministro, interpellato circa l’inadeguatezza delle quote assegnate, si rifiutò di richiedere all’Europa una modifica delle medesime. Così noi dovemmo produrre di meno, ed importare latte dai paesi ai quali era assegnata una quota maggiore.

Tuttavia, chi di quota ferisce di quota perisce. I tempi cambiano e gli stati beneficiati dalle vecchie quote (Germania, Austria, Danimarca e altri) si trovano adesso ad avere a loro volta sforato le quote di produzione e verranno presumibilmente multati dall’Unione europea. Hanno già fatto il diavolo a quattro per non pagare. Avevano già avuto un contentino consistente nell’aumentare le loro quote del 1% per i cinque anni trascorsi, e vorrebbero avere un analogo ampliamento per altri due anni. Non si sa cosa verrà deciso nelle prossime riunioni del Consiglio agricoltura europeo, ma è proprio il caso di dire che chi semina vento raccoglie tempesta.

Ed il fiume di latte continua a scendere in val Padana dall’autostrada del Brennero,

 

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