Certo questo è correlato con l’elevato livello di reddito del nostro territorio; chi se lo può permettere si indebita di più. Ciò che occorre vigilare, come il Crise ricordò qualche tempo addietro, è l’aspetto patologico di tutto ciò. A volte le famiglie non riescono a rimborsare il finanziamento ricevuto e vanno in crisi per aver fatto “il passo più lungo della gamba”. L’attività martellante di una miriade di agenzie di finanziamento aiuta ad elevare tale probabilità.
L’indebitamento delle famiglie italiane è praticamente raddoppiato negli ultimi anni. Molti prezzi vengono oggi espressi nella propaganda di vendita come rata mensile e non come cifra totale, ciò per invogliare anche chi non se lo può permettere a decidere un acquisto che paga rinviando il debito al futuro e indebitandosi sempre più. È vero che ci sono paesi dove il rapporto tra debiti e reddito delle famiglie è ancora più alto (Gran Bretagna, Spagna, Germania, per non parlare del paese sotto accusa per la crisi, gli Usa), ma da noi non siamo ancora abituati a risparmiare in funzione di mutui e debiti rateati. Se a questo aggiungiamo le difficoltà a mantenere il reddito (da lavoro ma anche da profitti e da interessi) e i costi bancari che non calano nonostante le fusioni e le economie di scala realizzate dalle aziende di credito, come rilevato anche dal Governatore Draghi, allora la condizione delle famiglie meno abbienti potrebbe divenire davvero paradossale: meno potere d’acquisto e più debiti. Forse è il caso che i mezzi di informazione e anche la politica ci ricordino la necessità di pianificare bene il proprio bilancio, come fosse quello di una piccola azienda e fare acquisti a credito quando vi sono risorse future sufficienti e certe. Una responsabile politica di acquisti aiuta a sostenere le famiglie anche e soprattutto in momenti difficili come questo.
Centro di Ricerche ed Indagini Sociali ed Economiche (Crise), Università di Modena e Reggio.