Le anatre zoppe

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Viene definito anatra zoppa (lame duck), generalmente nel gergo giornalistico, la figura politica che, malgrado occupi ancora una carica istituzionale, non sia ritenuto del tutto in grado di esercitare il relativo potere. Seconda parte art.di Dieffe

Continua

( la prima parte dal titolo “Un esorbitante tot di  infangati o di anatre zoppe?” è stata pubblicata sempre su dabicesidice il 21 sett. 2010) ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

In questa seconda parte oltre ad azzardare nel finale valutazioni e congetture del tutto personali, spiegherò in via principale quali sono, a mio parere, tra i  personaggi politici della maggioranza, quelli che nonostante le critiche degli avversari o dei commentatori, mantengono intatta la loro autorevolezza e il loro potere e coloro che , pur registrando sempre applausi e sperticati lodi dai loro estimatori, si trovano in oggettiva difficoltà: una debolezza e un appannamento oggettivo di immagine che, in gergo politico, li classifica come “anitre zoppe”.

 

Umberto Bossi

Benché sia ormai prevedibile nelle sue settimanali esternazioni sia verbali che gestuali, rigorosamente quasi sempre fuori dalle righe, riesce tuttavia anche grazie a queste sia a tenere costantemente all’erta, operosi e vigilanti in prima linea i suoi militanti , sia a fare notizia conquistando spazi di grande visibilità su stampa radio e tv.

Sono ormai anni che Bossi ogni lunedì sera è uso far visita al Cavaliere di Arcore dove ha un posto prenotato per la cena e dal quale difficilmente torna a casa a mani vuote, portando con se al contrario  abbondanti ed allentanti gratifiche fatte di posti e poltrone politiche che distribuisce ai suoi fedelissimi o a quelli che risultano ai suoi occhi i più meritevoli…

Probabilmente, per una sua spiccata furbizia che risulta vincente ogni volta che si rapporta con il suo potente alleato, Bossi è riuscito settimana dopo settimana , anno dopo anno ad aumentare sempre più sia il suo peso politico che quello elettorale fino a divenire il reale vero padrone delle sorti del governo Berlusconi. Tutto questo si verifica  sebbene sia oggi  fisicamente menomato, frenato da oggettive carenze di comunicazione, ma che ugualmente lo fanno amare incondizionatamente dalla massa dei suoi elettori.

Nonostante la maggio parte delle sue promesse, dei proclami, degli anatemi e delle minacciate cannonate siano ancora da concretizzarsi l’occupazione fisica del potere da parte di suoi uomini in uffici di governo sia centrale che periferico è una concretezza che distribuisce reddito e privilegi gratificanti per il suo partito.

Il giorno 8 settembre 2010 u.s. sui giornali si riportano le sue dichiarazioni che spiegano come per la Lega le elezioni anticipate siano l’unica «via d’uscita» dalla situazione politica attuale…preannuncia un risolutore incontro con il Capo dello Stato (che non avverrà) che «sia la sinistra che Fini e i finiani hanno una paura enorme delle elezioni»…e poi a chi evidenzia che sulle urne la parola spetta a Napolitano Bossi replica: «immaginate se io e Berlusconi portassimo 10 milioni di persone a Roma...» Una minaccia e un duro avvertimento ai palazzi romani ed ai loro inquilini, compreso quello del Colle più alto. Dichiarazioni che in altri tempi avrebbero fatto rabbrividire pensando ad un pericolo di colpo di Stato. Nel giro di pochi giorni tutte quelle dichiarazioni si dimostrano essere state dei suoni privi di alcun valore !

Immaginate se un altro politico sparasse simile folklore quanto rimarrebbe credibile.

Per Umberto Bossi non è così, si reca alla sorgenti del Po per il rito dell’ampolla e i suoi lo seguono numerosi e festanti: non è una “anatra zoppa”  

 

Silvio Berlusconi

Sabato 3 luglio 2010

Il Cavaliere assicura in tv: «Tranquilli, ghe pensi mi» «Sono tornato e ho trovato una situazione italiana che non mi pare propriamente tranquilla ma da lunedì prenderò decisamente in mano tutti i titoli che sono sul tavolo: dalla manovra finanziaria, dalla legge sulle intercettazioni, da quelle sulla giustizia e, come si dice da noi a Milano “ghe pensi mi”. E vedrà che tutte queste cose andranno a buon fine». Anche perché, assicura il premier: «Quando faccio una cosa, la faccio fino in fondo
con determinazione e risultati concreti… ».
(il Giornale)

Dall’11 al 19 settembre 2010, presso il quartiere fieristico della Fiera del Levante di Bari, era in programma la 74ª Fiera del Levante, un  importanti appuntamento fieristico del sud d’Italia  con i suoi 2000 espositori ed oltre un milione di visitatori.

Il 10 settembre 2010  viene trasmesso da Palazzo Chigi questo comunicato:

Per il protrarsi del viaggio in Russia, il Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi non potrà presenziare domani alla cerimonia inaugurale della 74° Fiera del Levante a Bari.

Evidentemente si è trattato di un normale se pur spiacevole contrattempo da archiviare come tale: è risaputo che solo qualche santo aveva in vita il dono dell’ubiquità e nonostante molti italiani siano pronti a chiedere il riconoscimento di santo subito al nostro premier, questi non è ancora riuscito a stupirci con questo particolare miracolo.

Ma sabato 18 settembre u.s.  il presidente del consiglio è volato in Sicilia, nella regione nella quale ha fatto il pieno di seggi parlamentari nelle ultime elezioni e dove ora sta per essere varato un nuovo governo regionale che vedrà il suo PdL spinto all’opposizione.

 Lo vediamo dunque recarsi a Taormina per presenziare e fare un pieno di applausi al  convegno Italia in movimento organizzato dalla nuova destra di Francesco Storace che ha per lui il merito di considerare Fini un traditore perché si è recato in Israele dove ha chiesto scusa  per il martirio della shoah vittima del nazifascismo.

Un’altra piccola contraddizione della politica estera di Berlusconi, al quale evidentemente assieme al mai abbastanza lodata on. Stefania Craxi per gli  alti  meriti acquisiti come parlamentare e sottosegretario agli esteri, la sparatoria del Golfo della Sirte, la prova più lampante dell’incredibile pasticcio politico e diplomatico che il suo governo è riuscito a combinare con il Colonnello Gheddafi, non ha insegnato niente.

Ma la considerazione politica che merita più attenzione è un’altra.

E’ noto , comprovato e per certi aspetti comprensibile che la ricerca in Parlamento di  nuovi apporti di transfughi o di convertiti per irrobustire consistenza numerica del proprio gruppo parlamentare è un esercizio che fanno tutti i partiti, anche se poi bollano sdegnosamente come «mercato delle vacche», quando i protagonisti  di questa ricerca , di questa «compravendita» sono i loro avversari.

Ma in questo caso specifico la questione muta radicalmente se il protagonista di tale ricerca è Silvio Berlusconi e i suoi collaboratori.

Questi ultimi sono stati i più strenui e tenaci difensori e divulgatori del tabù del bipolarismo più intransigente, secondo i quali o si resta fedeli alla coalizione uscita dalle elezioni oppure si deve tornare al voto.

Il tentativo invece di dar vita al «gruppo dei venti» o il prodigarsi dello stesso premier, a puntellare la maggioranza per consentire al governo di andare avanti, anche a costo di accettare, con piena legittimità, i voti di qualche eletto con liste d’opposizione (l’Udc, ad esempio). sono una smentita di questo principio.

Per questioni di logica si deduce, in caso di crisi, che seguire  una simile  procedura sarebbe dovere del capo dello Stato per verificare se esiste in Parlamento una maggioranza diversa dall’attuale .

E’ la sconfessione ad opera di Berlusconi  del suo rappresentare il nuovo e la novità rispetto ai così detti deteriori teatrini della politica. E’ la parodia del tanto sbandierato “ghe pensi mi”

Il premier, complice anche le baruffe con Fini è oggi diventato “una anitra zoppa”

 

Gian Franco Fini

Ricopre la ter
za carica dello Stato. Prima della clamorosa rottura con Berlusconi, secondo i più quotati sondaggisti, risultava essere molto popolare agli occhi della opinione pubblica italiana, mentre ora, sempre a detta degli opinionisti, è in caduta libera, a seguito anche della compagna ingaggiata nei suoi confronti da il Giornale, da Libero e dai Blog gestiti da giornalisti di fede Berlusconiana che gli muovono una serie di accuse, da quest’ultimo non  prontamente e sufficientemente chiarite, di addebiti riguardanti la casa di Montecarlo e che per i suoi accusatori sono sufficienti per pretendere le sue dimissioni dalla carica di presidente  delle Camera.

E’ fuori di dubbio che oggi è una“anitra zoppa” e tale rimarrà fino a quando un chiarimento convincente riuscirà a fugare tutti gli addebiti  contro di lui sollevati,.

 

In attesa che anche questo pasticcio si chiarisca e la politica nostrana torni a navigare in acque divenuti più tranquille, molti dubbi si rincorrono nel frattempo nella mia mente fino a spingermi  ad azzardare alcune ipotesi e a qualche sintesi conclusiva.

 

Un paese chiamato Italia

Più di un autorevole commentatore politico sostiene che, per i paesi vincitori del secondo conflitto mondiale, benché siano trascorsi più di sessanta anni; l’Italia nonostante nel frattempo si sia guadagnata con autorevolezza  un prestigioso posto al tavolo dei sette grandi della terra, sotto sotto, ai loro occhi resta un paese a sovranità limitata.

Sollevo questa poco lusinghiera annotazione a seguito di quanto è stato adombrato giorni addietro dal quotidiano Libero e da il Giornale ed espressamente sostenuto in queste ore da esponenti finiani: la concreta possibilità che attorno al caso Montecarlo si stiano motivando o si stiano interessando anche i servizi segreti.

Sono solo ipotesi, illazioni, probabilmente dei sospetti frutto di fervide fantasie, ma rappresentano pur sempre delle possibilità di concretezza che a pelle non escluderei a priori.

Proviamo a fare i classici due conti e scopriremo che il risultato che ne consegue non ci porta molto distanti da questo fondato sospetto .

 

Giova ricordare che nel 1993, Gianfranco Fini , ancora se dicente fascista, si recò in visita alla city di Londra e negli Stati Uniti e proprio dopo quelle storiche visite di cui anche la stampa si occupò, da parte sua ebbe inizio un lento, ma progressivo sganciamento dall ‘ideologia mussoliniana che ostentava per abbracciare sempre più convintamene il liberismo in economia  e le varie correnti di pensiero caratterizzanti la moderna destra europea liberal democratica ed antifascista.

Non dimentichiamo che nel 2003 Fini si reca in visita ufficiale in Israele da dove denuncia dal museo dell’Olocausto di Gerusalemme le “”infami leggi razziali volute dal fascismo”” con la kippà (il tradizionale copricapo ebraico) sul capo. Uno strappo con il passato che suscitò per esempio le ire e lo sdegno di Francesco Storace che lo accusò di tradimento.

Tutta farina del suo sacco dunque anche le ultime  accentuate accelerazioni  di questa sua conversione e dei sempre più frequenti e mirati distinguo nei confronti di Silvio Berlusconi? E’ solo farina del suo sacco il suo annullare l’incontro con il colonnello Gheddafi nel giugno 2009 dopo averlo atteso nel suo studio per due ore per poi rendere noto il discorso che avrebbe dovuto tenere davanti al leader libico: quattro cartelle di critiche sul rispetto dei diritti umani a Tripoli e sul discusso giudizio sugli Stati Uniti pronunciata da Gheddafi il giorno prima al Senato?

Di certo è plausibile che come vice presidente del consiglio, poi come ministro degli esteri e come Presidente della camera abbia avuto modo di avvicinare e conoscere esponenti di primo piano della diplomazia francese e londinese; delle lobby ebraiche, di consolidare dei rapporti con uomini dell’amministrazione Usa. Tra tutti questi non meraviglia che possano esserci delle valutazioni provenienti da paesi nostri alleati che giudicano negativamente la disinvolta politica estera italiana, specie quando la si fa diventare quasi un amicale intreccio  di rapporti personali, fuori da ogni controllo, tipo quelli instaurati  da Silvio Berlusconi con Putin e Gheddafi , tanto per citare un esempio, e che poi intravedano proprio in Fini il giusto antidoto e il sperimento di questa politica del premier.  E mentre le settimane scorse Silvio si trovava a Mosca con i suoi amici russi, dono di Nostro Signore, Gian Franco era in Canada per un G8 dei presidenti della Camera e si incontrava con l’agguerrita presidente  della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti Nancy Pelosi.

I nostri due Presidenti avranno sicuramente parlato delle loro reciproche frizioni in patria, poi conseguentemente di Carabi, di Montecarlo e dintorni. Partendo da lì il passo,  per giungere  alla fraterna offerta dei vari interlocutori di fornire una amichevole interessamento del loro problema mediante il coinvolgimento dei loro servizi di intelligence, a mio parere, è molto breve e oserei dire è quasi nella logica delle cose. Un Putin e un Gheddafi , tanto per non far nomi, non sono certo ostaggi di certe remore , così come l’intellingence britannica, francese, israeliana o statunitense non credo sia figlia di particolari scrupoli.  Tutto ciò può essere solo dietrologia; la rappresentazione di una improbabile realtà romanzata, ma farmi credere che lo scontro in essere tra Fini e Berlusconi sia solo il frutto di rivalità caratteriali, di antipatie reciproche o figlia dell’ambizione; oppure che è la frequentazione di giovani donne che porta a chi ha già una certa età a scompensi di lucidità nel affrontare l’agone politico è il tentare di convincermi che il sei di gennaio di ogni anno  esiste per davvero una vecchietta che a cavallo di una scopa  volteggia sui tetti delle nostre case per distribuire dolciumi , arance e frutta secca.

L’attuale scontro tra i due litiganti del centrodestra ha motivazioni più serie e complesse di quanto si voglia fare apparire.

Il guaio è che questa possa degenerare, sfuggire a qualsiasi controllo esponendo il nostro paese già in condizioni di anatra zoppa ad ulteriori rischio di sua sovranità  ancor più limitata a cui si  verrebbe ad aggiungere una Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello ! 

In questo caso il vero dono del Signore sarebbe ricevere la determinazione e la forza, come popolo italiano, di liberarsi da questa casta politica formata da troppi uomini e donne zavorra che trascinano sempre più in fondo al baratro il nostro bel paese.

 

 

 

 

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