L’ambasciatore d’Africa all’ombra della Ghirlandina

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Sua Eccellenza Albert Tshiseleka Felha , ambasciatore della Repubblica Democratica del Congo, è stato ospite d’onore a Modena della Comunità Mamma della Pace, onlus che si occupa del sostentamento dell’infanzia nel grande paese africano. Bice lo ha intervistato per voi.

La Repubblica Democratica del Congo, che lo scorso gennaio ha visto la conferma alla carica presidenziale di Joseph Kabila, si appresta oggi ad uscire da una fase storica che l’ha vista protagonista di ben due guerre nelle quali vi è stato il coinvolgimento di molte altre nazioni africane tra il 1997 ed il 2003.

La storia del Congo come nazione indipendente iniziò nel 1960 all’indomani della fine del dominio coloniale belga, esperienza di dominazione europea che aveva visto in alcune sue fasi la trasformazione in una sorta di proprietà privata del Re del Belgio Leopoldo II dei territori che compongono questa nazione.Ma proprio nel periodo del raggiungimento della tanto agognata indipendenza, si aprì una fase di instabilità durata fino al 1965 , nella quale l’alto ufficiale delle forze armate Mobutu Sese Seko dopo la deposizione del primo ministro Patrice Lumumba e la repressione del tentativo della provincia del Katanga di costituirsi in nazione indipendente, istaurò un regime personale (durante il quale cambiò il nome della nazione in Zaire) che sarebbe durato fino al 1997, anno nel quale fu costretto all’esilio per via delle rivolte etniche che oramai rendevano la nazione ingovernabile e per l’aperto appoggio all’opposizione di  ruandesi e ugandesi (Prima guerra del Congo 1996-1998).

Il nuovo governo di Laurent-Désiré Kabila, padre dell’attuale presidente, che mutò il nome dello Zaire in Repubblica Democratica del Congo, si ritrovò fin da subito in contrasto con le forze ruandesi ed ugandesi che lo avevano supportato nella lotta contro Mobutu. Ebbe così inizio la Seconda guerra del Congo (1998-2003) che contrappose gli ex alleati di Kabila (Uganda e Ruanda alle quali si aggiunse il Burundi) alle le forze governative fedeli a Kabila supportate da diverse nazioni africane (Namibia, Angola, Chad) e gruppi tribali come i Mai-Mai e gli Hutu. La Seconda guerra congolese fu il più grande conflitto transnazionale in Africa dai tempi della decolonizzazione, e per molti aspetti assunse più la forma di una guerra tribale tra Tutsi ed Hutu piuttosto che un convenzionale scontro tra stati nazionali; le vittime, per la maggior parte civili, furono più di 3 milioni e mezzo. Anche dopo la fine della guerra, larga parte dei territori ad est del Congo continuarono ad essere flagellati dalla guerriglia che solo nell’ultimo anno sembra essersi placata, ed il governo di transizione guidato da Joseph Kabila, ha recentemente ricevuto la conferma popolare dopo le elezioni dello scorso luglio. Dopo un decennio di conflitti, per il grande paese africano sembra finalmente essere arrivata un era di pace.

L’ambasciatore Albert Tshiseleka Felha, è stato ospite d’onore al party di beneficenza “Un insolito Natale” a favore della Cominità Mamma della Pace, onlus presieduta dall’imprenditore modenese Aniceto Battani che da anni è impegnata, proprio nella martoriata regione del Kivu, nella costruzione di strutture per l’infanzia. La serata benefica che ha avuto tra i suoi illustri ospiti anche il sindaco Giorgio Pighi e l’assessore politiche sociali Francesca Maletti, è stata occasione per discutere con

l’ambasciatore della sua grande ed importante nazione.

 

 

Amb. Tshiseleka Felha, all’inizio del terzo millennio quali sono le concrete prospettive di sviluppo economico per la nazione della quale Lei è il massimo rappresentante in Italia?

 

La Repubblica Democratica del Congo è un grandissimo paese, con una superficie di più di due milioni di chilometri quadrati è il cuore geografico d’Africa, con i suoi 60 milioni di abitanti e con la sua capitale Kinshasa dove vivono più di 7 milioni di persone  può essere considerato anche come il baricentro demografico africano. Le sue risorse forestali, minerarie, umane, energetiche, sono immense, e per questo le sue potenzialità di sviluppo sono grandissime. Credo che le nostre ricchezze possano essere messe a frutto da tanti imprenditori italiani che vogliano investire in Africa, contribuendo così allo sviluppo economico e alla lotta alla povertà.

 

 

Il suo paese dopo il regime di Mobutu Sese Seko durato dal 1961 al 1997, ha conosciuto una fase di grande instabilità politica e di sanguinose guerre con le nazioni vicine che si sono concluse solo nel 2003 e che sono continuate poi in forma di guerriglia. Quanto sono profonde ancora queste ferite?

 

Abbiamo conosciuto un periodo di grande turbolenza, ma con l’aiuto della comunità internazionale il paese sta cambiando il suo volto, proprio quest’anno è stato confermato dopo le elezioni il presidente Joseph Kabila e con lui è iniziato un nuovo corso politico democratico per la nazione, i tempi delle guerre, delle crisi e del caos sono finalmente terminati ed è iniziato il periodo della ricostruzione, della pace e della democrazia, le forze internazionali delle Nazioni Unite che sono venute nel nostro paese sono state necessarie per mettere fine alla guerra e per stabilizzare le regioni per troppo tempo sconvolte dai conflitti e dalla guerriglia.

 

Quale ruolo hanno avuto ed hanno oggi le organizzazioni non governative benefiche che operano nella Repubblica Democratica del Congo?

 

A queste a il nostro più grande ringraziamento per il grandissimo contributo che hanno dato per la pace, così come ad esse siamo grati per il consolidamento della democrazia che vengono a creare oggi con i tanti aiuti materiali che vengono elargiti alle

popolazioni bisognose in questo momento storico così importante per il mio paese.

 

Venendo alla Sua esperienza come ambasciatore in Italia, cosa può dirci della Sua attività diplomatica?

 

Sono felicissimo di rappresentare la Repubblica Democratica del Congo proprio in Italia. Ho visitato moltissime città italiane ed incontrato molte autorità per consolidare il partenariato tra le nostre nazioni, anche il presidente Giorgio Napolitano è contento

della collaborazione tra i nostri due paesi ed auspica che questa possa rinforzarsi sempre più nell’ottica del raggiungimento di un legame sempre più stretto e profondo.

 

 

 

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