Fra dibattiti, discussioni, commenti e quant’altro le giornate scorrono. La tensione fra Renzo e Prissy si è leggermente attenuata, ma entrambi sanno che la questione non è finita: il fermento della popolazione di Sassuolo continua, si raccolgono firme per far scagionare i due carabinieri, per farli reintegrare, inviando perfino una petizione al Capo dello Stato.
Il 10 marzo mattina
– Renzo, hai letto l’editoriale di
– No, che dice?
– Invita a mantenere la calma, – esordisce Prissy, poi passa decisamente alla lettura: – dice che “Dalla “terra di nessuno” di Sassuolo alla “morte per strada” di Pavullo, per la gente, il passo è breve, naturale, e probabilmente legittimo.
– Non mi paiono concetti molto chiari: o
E Prissy riprende a leggere:
– “
– Bene – soggiunge Renzo – una logica ferrea, non c’è che dire. Ci troviamo in casa oltre due milioni di immigrati (e solo Dio sa quanti sono effettivamente i clandestini), e, quando si tenta di mettere un poco di ordine o, quantomeno, di contarne una buona parte, non trova di meglio che parlare di assalti, di presunti tumulti e di benzina che mancherebbe alla Polizia. Chi li ha fatti entrare i due milioni e passa di clandestini e, soprattutto, cara Prassede, perché?
Renzo sa bene di toccare un nervo dolente, ma Prissy è ferrata in materia e comincia a recitare le solite litanie:
– il multiculturalismo è una ricchezza e inoltre abbiamo il dovere di accogliere …
– Lascia perdere la tua brodaglia fredda e rancida, Prissy. La conosco a memoria e il risultato di codeste insulse teorie è sotto gli occhi di tutti. La verità è che tutto ciò è parte di un disegno politico che mira, da un lato, a porre un’opzione di rilievo su un bacino di voti su cui i tuoi sognano di mettere le mani, dall’altro a mantenere attivo uno scellerato patto di scambio di favori: porte aperte in cambio di qualche aiutino.
Questo è un argomento che fa letteralmente imbestialire Prissy. Renzo lo sa bene, ma non manca mai di citarlo. Fuori di sé dalla rabbia, paonazza e con la voce stridula russo-jervolinista, Prissy reagisce:
– Smettila di dire simili idiozie. Noi non abbiamo bisogno di ricorrere a finanziamenti occulti: i giochi di prestigio con le scatole cinesi li fanno i tuoi.
– Bene, lasciamo perdere per ora la questione dei finanziamenti. – riprende Renzo – Torniamo al fondo di
Prissy non ha più frecce nella sua faretra e preferisce tacere.
Renzo, invece, riflette fra sé e sé.
I fatti ormai sono sufficientemente noti.
La verità e le falsità, anche se non completamente, sono emerse.
Le tavole rotonde, ovali e quadrate, ove si dovrebbe rettificare, ammettere di aver dato una lettura superficiale e in gran parte errata, dove sono?
Non ci sono più i moderatori, gli editorialisti indipendenti, i sociologi, gli esperti, i cattedratici, i politologi, i tuttologi, i sessuologi (che vanno sempre bene) e il prete?
E quel tale, quel Giorgio Bocca, quello che negli anni Settanta aveva capito tutto delle brigate rosse, quello che ha scritto l’articolino su Repubblica, intitolato “Inciviltà con la divisa”, quello dello stracotto che sfrigola, che fine avrà fatto?
Starà sicuramente scrivendo un articolo dove canta il mea culpa, ammette di avere preso un abbaglio, e si scusa con coloro che ha definito “incivili in divisa”.
Non c’è da aspettarsi proprio un bel nulla, conclude amaramente fra sé.
Chi è abituato a impersonare la parte dell’”utile idiota” (absit iniuria verbis: è una definizione dell’ossequiato Togliatti) non smetterà mai: basta guardarsi in giro.
Invece, chi ha subito il processo sgangherato e fazioso da parte della stampa e delle reti tv, non ha e non avrà possibilità di essere risarcito con la stessa enfasi e con la stessa risonanza.
Dovrà accontentarsi della stima, della riconoscenza della gente comune che, seppur silenziosamente, senza clamori e senza tavole rotonde, continuerà a tributare all’Arma e ai due Carabinieri rispetto, gratitudine e affetto.
Fine
(i precedenti articoli sono stati pubblicati il 28 ed il 21 marzo)