La televisione italiana è di parte. E’ sempre stata legata e condizionata dai partiti politici.

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Abbiamo incontrato e intevistato la giovane, bella e bravissima giornalista Rula Jebreal.Un risultato di spessore che Bice propone ai suoi lettori per verificarne il loro punto di vista

  “Perchè ha deciso di fare la giornalista ?”

 

Sono nata e vissuta in una famiglia normale; mio padre faceva il prete alla moschea di Al Aqsa. Io volevo fare il medico. In Medio Oriente, tutti vogliono fare il medico. Da noi è una figura rispettata e importante. Dove ci sono molte guerre il medico è quello che arriva nei momenti dei disastri e cerca di salvare il salvabile. Infatti, nel 1993, sono venuta in Italia , a Bologna, per fare l’Università. Prima ho provato come fisioterapista nella squadra della Virtus di Bologna. Al colloquio, il medico mi disse. “non si segga nemmeno, Lei non va bene. E’ una donna e rischia di alterare gli ormoni dei giocatori” Ho risposto . “Questa è la prima discriminazione che ho mai subito”. Poi, per fortuna, ho capito che potevo essere più utile alla mia terra, alla mia gente, dando voce alla cultura da cui provengo. Così ho scelto di fare la giornalista. Ripeto e sottolineo: per dare voce alla  cultura da cui provengo, alle tradizioni della mia terra””

 

Quale è la situazione in Medio Oriente ? Quali i rapporti tra Palestina e Israele ?”

 

“La mia terra è dilaniata da odi e conflitti. Ma non è sempre stato così. Come ho più volte raccontato e come racconto nei miei due libri, “La strada dei fiori di Miral” ed ora “La sposa di Assuan”, la mia terra era caratterizzata dal profumo delle spezie, del cardamono inebriante, dal cactus piccante, dall’intensità del pepe in tutti i suoi colori e poi dal peperoncino fiammante, dal vivido giallo della curcuma e dello zafferano, dallo zenzero chiaro e dalle scure noci moscate, intere o in polvere. Caratterizzavano la mia terra in una danza di colori e odori, profumi. Come faccio dire a Mazen Qupti, nel mio ultimo libro, “la Palestina era caratterizzata da un clima sereno, tollerante. La convivenza con le religioni laggiù è da secoli una realtà e l’integrazione poggia su pilastri millenari..Ognuno professava pubblicamente la propria fede senza temere di offendere ed essere offeso perchè le religioni convivevano armonicamente in una terra che apparteneva a tutti, che è sacra a tutti” e la pace è “quella che desidero”, sottolinea l’esponente di spicco della comunità copta di Assuan, padre della grande protagonista del libro, Salua. Poi, dopo la strage degli armeni in Turchia, che era stata spaventosa, con i massacri, gli espropri e le fughe che sembravano non potere avere mai fine, gli ebrei hanno cominciato a comprare terre su terre: si sentivano sempre più racconti spaventosi di contadini arabi cacciati dai loro campi, dopo che questi erano stati venduti agli ebrei. La comunità internazionale era dalla parte degli ebrei. Fin dai primi anni del XX secolo, gli inglesi avevano appoggiato le loro rivendicazioni sul territorio palestinese, con la dichiarazione di Balfour. Pochi anni dopo, la Lega delle Nazioni ha riconosciuto ufficialmente l’esistenza di un legame storico tra gli ebrei e quelle terre. La Palestina, giorno dopo giorno, diventava una polveriera. Il 29 novembre 1947 abbiamo il punto di svolta, l’inizio della fine. La risoluzione ONU ha deciso la spartizione della Palestina: il 55% della nazione è stato assegnato alla comunità ebraica, il 40% agli arabi, e quello che restava era, semplicemente, Gerusalemme. La città più importante del mondo, il cuore di tutte le religioni monoteiste. Dal novembre 1947, le esplosioni di violenza sono state continue nelle città, nei villaggi e sulle strade. Gli ebrei erano meglio armati, meglio equipaggiati, avevano più disciplina e leader più abili; gli arabi erano poveri, disorganizzati e disuniti. In tutto il paese, l’ Haganah, l’esercito irregolare ebraico, e l’ Hirgun, il suo braccio terroristico clandestino, mietevano vittorie, e il panico cresceva. Gli arabi esuli, costretti a lasciare la loro terra,  a migliaia si sono rifugiati in Libano, Siria, Egitto. Il fatto più grave  si è verificato nel dicembre 1947, quando alcuni terroristi ebrei hanno ucciso sette arabi fuori dai cancelli della raffineria; gli arabi hanno reagito massacrando trentanove lavoratori ebrei. Un bagno di sangue, e ancora non la chiamavano guerra. Il resto, purtroppo in un crescendo costante di violenze, stragi e atti terroristici è conosciuto da tutti noi. Desidero solo ricordare che in quei mesi, la Palestina sembrava essere stata travolta da un tornado che aveva i volti, le divise e le armi dei soldati dell’esercito israeliano. Israeliano, non ebreo: lo Stato di Israele, proclamato il 14 maggio, era già stato riconosciuto dal presidente degli Stati Uniti, Harry Truman, e, tre giorni dopo, dal Soviet Supremo dell’URSS. Con l’avallo delle due maggiori potenze mondiali, il nuovo stato nato in Palestina era ormai una realtà, e l’impresa di colonizzazione del territorio è continuata con slancio , sempre più inarrestabile.

La situazione in Medio Oriente è , purtroppo, quella che noi tutti conosciamo e viviamo. Ci sono state diverse opportunità, occasioni e momenti che sembrava si potessero risolvere pacificamente con il riconoscimento dello Stato di Palestina e quello di Israele, con la possibilità di “convivere”. Ma o gli ebrei o Arafat hanno via via vanificato queste possibilità di convivenza pacifica. Spero ancora che si voglia e possa trovare una soluzione politica. Perchè solo la politica può risolvere questo drammatico problema. Con lucidità e dolore debbo riconoscere che la Palestina non c’è più. E’ dentro ai nostri cuori, ai nostri sogni. Soprattutto , come ho accennato prima, per mancanza di volontà politica a risolvere questi problemi. Ci vuole la volontà di libertà e di giustizia per tutti. Mio padre Iman mi diceva sempre che occorre accortezza, sensibilità . Occorre pensare almeno una volta al valore della vita umana. La via , la soluzione pacifica esiste. Può passare solo attraverso la politica”

 

“Quale è il ruolo della donna nel mondo islamico? Cosa pensa delle donne italiane ?”

 

“ Anche nel mio ultimo romanzo “La sposa di Assuan”, racconto  storie di donne che sono quelle che piangono e soffrono di più. Una donna eccezionale è Salua, la protagonista : prima , nei confronti del padre Mazel Qupti, è giovane devota e rispettosa, obbediente, affettuosa con la madre Iman. Poi, maturata nella scuola della vita, dalle avversità, dal  e nel dramma della sua terra dilaniata da odi e conflitti, diviene una donna fortissima, determinata. Al punto, da fare causa allo Stato di Israele, che le propone 80.000 dollari per risarcirla della sua casa sul Monte Carmelo, con il suo bellissimo giardino, con  la magnolia, il gelsomino, la bouganvillea, il melograno, gli oleandri, il mirto, il rosmarino. Chiede e ottiene giustizia.  Passando a donne “storichE, ricordo che  un mio mito di ragazza è stata Hanan Ashrawy, la donna che fece l’accordo di Oslo. La vedevo spesso , lei parlava benissimo inglese, arabo, ebraico, era straordinaria, una cristiana, la prima politica attivamente dentro la società palestinese, senza paura, con piglio da leader. Fu lei, ministro della Pubblica istruzione, a convincere Arafat a dare le borse di studio non per profitto ma per bisogno, una vera rivoluzione. Nel mondo islamico, le donne sono protagoniste. Per cambiare il mondo arabo, musulmano. Sono solo loro, le donne. Conosco la loro forza, la loro determinazione: Nessuno sa o vuole riconoscere che già ora la loro presenza è molto importante. Nel parlamento in Iraq le donne sono il 30%, in Egitto il 26%, in Palestina il 10%, quindi un numero superiore a quello delle donne nella vecchia Legislatura italiana Nella Corte Suprema dell’Iran ci sono cinque donne, in quella dell’Italia non ce n’è nessuna  Tutto il mio libro “La sposa di Assuan” rappresenta quello che penso delle donne, con eroine come Salua, la protagonista e con le altre donne che sono co-protagoniste come la dolce e remissiva madre di Salua, Iman, come le sue figlie, la maggiore, Nadia, soprattutto, come l’ebrea russa Irina .

Mi rammarico che in Italia,  il ruolo delle donne sia così contenuto. Credevo di trovare donne molto più avanti nella lotta di emancipazione. Ho trovato grandi cartelloni pubblicitari con donne nude. Molte donne ricercano l’affermazione solo estetica, di apparire belle e avvenenti per il corpo e come oggetti . Mi aspettavo di più anche dal Governo Prodi. Dopo il TG, vedo trasmissioni basate su “pacchi” . E’ importante esibirsi, apparire. E’ chiaro che è molto più facile esibirsi che pensare alla sostanza. In Italia, ho trovato un maschilismo inverecondo .

Per fortuna avete delle ottime giornaliste, inviate speciali dal fronte, dai Paesi in guerra, come la Maggioni, la Gruber a suo tempo, la Ferrario.”

 

Quale è il personaggio politico che stima di più e perchè ?”

 

 “Nell’era globale cito Tony Blair che è un politico internazionale. E’ un ottimo riformista e progressista. Ha fatto un solo grande errore, entrare in guerra con l’Iraq. Clinton è stato un grande statista a livello internazionale. Anche se ha fatto la guerra nel Kossovo. Ma ha coinvolto la comunità internazionale.

 Mi è stato chiesto se c’è in Italia un corrispondente a Clinton. Forse Veltroni. Peccato che sia un politico locale. Massimo D’Alema ha una visione internazionale. Ma questi uomini, quanto possono essere ascoltati? Unaltro grande uomo,che più che politico è stato un eccezionale uomo di notevole statura morale, intellettuale è stato Sylos Labini. Un altro italiano di grande spessore culturale e morale è stato Aldo Capitini, che ha sempre creduto nell’Europa e si è battuto per la sua nascita e affermazione. Ma il più grande uomo, il vero colosso è stato ed è Papa Giovanni Paolo II, che ha tuonato sempre contro i potenti. Uomo libero che parlava alla coscienza degli uomini.In un suo articolo pubblicato sul “Corriere della Sera” di lunedì 29 maggio Magdi Allam sostiene che il muro , “il recinto di separazione “ che separa la Cisgiordania da Israele è utile, aiuta a definire le due realtà nazionali. Sono d’accordo con Giovanni Paolo II che ha sempre sostenuto che in Terrasanta non ci vogliono i muri, ma ci vogliono i ponti. Giovanni Paolo II più di tutti ha rappresentato l’umanità, la forza della ragione e della fede”

 

Quali i programmi televisivi (a parte i suoi) che Le piacciono di più? “

 

” La televisione italiana è di parte. E’ sempre stata legata e condizionata dai partiti politici. Personalmente seguo i programmi di approfondimento culturale, politici e di attualità dei canali satellitari,o de “La 7” o di RAITRE. Il programma di Minoli, “La grande storia ”, mi piace molto Ma la stragrande maggioranza dei programmi televisivi  italiani sono una delusione. Mi vergogno di fare vedere a mia figlia Miral, che sta per compiere i dieci anni, i vari programmi a base di tette e culi delle vallette e delle veline televisive o i programmi diseducativi come il “Grande fratello” o i reality . Sono programmi aberranti,” ineducativi”: Si dice ch
e sono i programmi che il pubblico italiano vuole, che preferisce. Ma non è vero. L’Auditel è una grande bufala. E’ stato spartito a tavolino. Anche dopo che sono entrati i programmi di SKY, l’Auditel è rimasto uguale. Ciò significa che è costruita a tavolino . per spartire la torta della pubblicità Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna abbiamo una vera, seria Auditel. In Italia, no. Qui abbiamo un monopolio che ha succhiato il sangue di questo Paese, e falsato i dati Auditel .

 I politici sono quelli che hanno più potere e condizionano anche la televisione. Occorrerebbe dare più spazio ai giovani, ai giornalisti più giovani.. Molti sono bravissimi. Solo se la politica toglie le sue manacce dalla televisione, dalla RAI soprattutto, si può pensare di migliorare la comunicazione televisiva, i programmi televisivi”

                                                                                                                             Roberto Armenia

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