La crisi del Pd merita una riflessione. Non tanto perché ci deva interessare la sorte di quel partito, quanto perché il suo sfacelo è un segno dei tempi che bisogna cogliere per comprendere la realtà.
Sulla “Lettera Politica” è stato scritto più volte della necessità da parte della destra (dando per acquisita l’obsolescenza di questa categorie di topografia politica e giustificandone l’uso per semplice semplificazione comunicativa) di considerare la sinistra in disfacimento come terreno di conquista elettorale. Riassumendo: fallito il progetto della rivoluzione proletaria e crollato l’impero sovietico la sinistra si è trasformata in partito radicale di massa, sostituendo la difesa dei poveri e dei lavoratori con quella dei “diritti umani”. Perciò s’è messa ad occuparsi dei matrimoni degli omosessuali, della reversibilità delle loro pensioni, di dare loro quello che la natura ha negato, cioè la possibilità di avere dei figli mediante ignobili intrugli genetici o di consentire l’adozione di un figlio. Oppure s’è occupata di liberalizzare l’uso di certe droghe o di consentire il suicidio assistito di chi trova insopportabile vivere. Senza entrare nel merito, tutte questioni che interessano una nicchia limitata della società. Ecco perché i consensi del Pd sono crollati: perché la gente ha ben altri problemi.
L’immigrazione, la delocalizzazione, la globalizzazione, il precariato, l’insicurezza, la disoccupazione, la fuga all’estero dei giovani, l’invadenza della burocrazia europea, la perdita di sovranità, l’aumento della povertà: sono questi i problemi che interessano la gente. Ma il Pd non li può trattare in quanto come partito radicale di massa s’è collocato in quell’area che sostiene quello stesso establishment internazionale che questi problemi ha creato e alimenta.
Si è aperto quindi uno spazio alla sinistra del Pd, come hanno intuito D’Alema e Bersani. Solo che portare avanti certe istanze con l’impostazione comunista non paga più, risulta inadeguato alla nuova realtà e anacronistico. Ecco perché è la destra sociale (usando questo termine come indicazione di provenienza) che ha le carte in regola per andare a rappresentare l’elettorato orfano del comunismo.