
Una branca d’incompetenti e di ignoranti che non sanno o fingono di non sapere che con
gli ayatollah non ci ragioni neanche se hai un fucile in mano e loro sono nel mirino.
La rivoluzione islamica iraniana divora anche i suoi figli. È di qualche giorno fa la notizia che Alireza Akbari, già viceministro dal 2000 al 2008, è stato impiccato. Alla faccia di quanto richiesto dal Presidente Mattarella sulla democrazia e tolleranza sia in ambito religioso che laico al nuovo ambasciatore di quella nazione al momento della presentazione delle credenziali. La risposta non si è fatta attendere. Tradotta volgarmente è stata – fatevi i ca… vostri – seguita da tante risate fatte all’interno della macchina che riportava l’ospite alla sua residenza. Non ne faccio una colpa al nostro Presidente anche perché prima di lui ben altri capi di stato, quando ci fu la rivoluzione iraniana nel 1978-‘79 (in Usa c’era l’incompetente Jimmy Carter oltre ai ministri degli interni di Francia e Usa in testa), hanno preso una solenne cantonata quando attaccarono la monarchia dello Scià Reza Pahlavi favorendo il rientro dell’ayatollah Khomeini in esilio in Francia. Qui, l’informazione, salvo rari casi, dimostrò la sua ignoranza su quanto sarebbe accaduto nel breve futuro. Devo essere sincero: gli israeliani durante una lunga riunione del loro servizio segreto (Mossad) valutarono l’ipotesi di condurre un’operazione che avrebbe portato all’eliminazione del capo Komeini. Purtroppo, non se ne fece nulla. In più, Resa, debilitato dal male che pochi anni dopo lo avrebbe portato alla morte, prese alcune decisioni che si rilevarono sbagliate. L’ultima, fu la più deleteria: affidò l’incarico di primo ministro a Shapur Bakhtiarde più preoccupato della sua vita, che di quella del suo imperatore. Allo Scià fu consigliato così di allontanarsi dalla nazione, in attesa che le acque si calmassero. Apro una parentesi. In tal caso non sarebbe stata la prima volta che lo Scià avrebbe abbandonato il suo popolo. Era già successo nel 1953 quando il primo ministro Mohammad Mossadeq, lo costrinse ad andare in esilio. Lo Scià scelse di recarsi a Roma, dove fu accolto magnificamente da quel genio italiano di nome Enrico Mattei. L’imperatore se ne ricordò quando ritornò in patria, facendo ampie concessioni alle nostre aziende, specialmente a quelle che trattavano petrolio. In Iran, ai religiosi si unirono i comunisti, altre forze d’opposizione e gli studenti delle università di Teheran. Tutti loro si fecero prendere in giro dai vari mullah che promettevano pace e libertà, cadendo così nella trappola. Solo quando i capi laici finirono nella prigione di Evian a fare compagnia ai fedelissimi dello Scià, si resero conto del madornale errore commesso. Gli studenti per primi. Ho potuto parlare con una di loro in esilio in Italia che mi raccontò come accaddero veramente le cose: lei stessa, fu costretta a scappare in occidente. Per la cronaca, parlai anche con un ex graduato della guardia imperiale, gli Immortali, che mi confidò la sua amarezza per il comportamento infingardo di noi occidentali. Così, finì l’impero iraniano e nacque la dittatura della “repubblica” islamica. Purtroppo il popolo iraniano ha un pregio che è al tempo stesso un difetto: sono molto orgogliosi e questo in parte spiega perché oggi non riconoscerebbe il detto – si stava meglio quando si stava peggio-. Premetto che, nelle due manifestazioni che si sono svolte in questi giorni in Italia, le uniche bandiere che sventolavano erano quelle dell’ancien regime. Comunque, non illudiamoci che le proteste di studenti e di donne che chiedono più libertà e democrazia possano riuscire ad abbattere la dittatura religiosa. E qui, mi richiamo al titolo. Le diplomazie occidentali e gli Usa, a parte le solite dichiarazioni di facciata, non possono nulla. Quindi, mettiamoci il cuore in pace e aspettiamoci nuove esecuzioni in quanto attualmente l’opposizione iraniana al regime che ha sede a Parigi, non è unita. Forse, sarebbe meglio ripensare a un ritorno alla monarchia che certamente dovrebbe avere una marcata impronta democratica con Resa Ciro, il figlio dell’ultimo imperatore.