La rassegnazione è colpa, non virtù

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La rassegnazione, quella che nelle tragedie personali ci viene caldamente raccomandata, è definita una virtù. Per quanto riguarda la vita collettiva, invece, in cui i comportamenti dei singoli inevitabilmente si riverberano e influiscono nelle vite altrui, la rassegnazione, in particolare di fronte a ciò che è  negativo,  ingiusto, evitabile, non è una virtù ma  una colpa.

 


Da qualsiasi parte si guardino,  gli esiti della tornata elettorale dello scorso 11 giugno  credo abbiano  mostrato, almeno  fino ad ora  una caratteristica dominante, oltre all’assenteismo:  la rassegnazione. Quella di chi  ha votato per l’ennesima volta allo stesso modo, quella di chi non ha osato guardare oltre il proprio orticello e i propri interessi, quella di chi, benchè scontento,  deluso, preoccupato o addirittura disgustato, ha comunque ripetuto i fatidici segni incrociandoli sullo stesso simbolo.

La rassegnazione, nelle tragedie personali, nella sofferenza e nella disperazione, ci viene assai caldamente raccomandata come unico mezzo per andare avanti, per riprendere in qualche modo il cammino. Inoltre, se mostriamo di avere rassegnazione, diamo meno fastidio al prossimo, non lo disturbiamo  con la nostra sofferenza, pertanto essa è accolta con sollievo e viene quindi riconosciuta come  una grande virtù. 

Per quanto riguarda la vita collettiva, invece,  la società in cui viviamo, in cui i comportamenti dei singoli inevitabilmente si riverberano e influiscono nelle vite altrui, la rassegnazione, in particolare di fronte a ciò che è  negativo,  ingiusto, evitabile, non è una virtù ma  una colpa.

Rassegnarsi, dinnanzi all’immobilismo della politica, ai suoi inaccettabili pastrocchi, alla smaccata protervia con la quale  la politica stessa difende  gli interessi e i privilegi esclusivi dei suoi componenti, è secondo me una grave colpa.

Rassegnarsi, pensando  che nulla potrà cambiare, rassegnarsi, smettendo  di votare, rassegnarsi, disertando le urne, “”tanto fanno sempre  quello che vogliono”” , a mio avviso è una colpa.

Pur senza farmi illusione alcuna sui politici, non rinuncerò mai ad esercitare il mio diritto-dovere di cittadino elettore.

Chi non  esprime il proprio  voto, liberamente, secondo le proprie  inee, inclinazioni, concezioni della società… se non cerca di mutare le cose, non ha nemmeno il diritto di lamentarsi, Nemmeno delle cose peggiori.

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Come di consueto,  qui di seguito presento brevemente il numero on line da oggi. I titoli in grassetto portano direttamente ai relativi pezzi.  Questo per consentire anche a chi ha poco tempo, di poter sfogliare più facilmente il giornale.

 

La rassegnazione è colpa, non virtù

di A.D.Z.

Chi vince e chi perde

di Massimo Nardi

Il vero vincitore delle elezioni amministrative di domenica 11 giugno è il “”Partito del non voto “” che vince  con lo schiacciante 40% dei consensi.

Appunti Elettorali

di Alberto Venturi

In Italia, dopo le amministrative, vincono tutti, fuorché il Movimento 5 Stelle: ‘una frana’, ‘una sconfitta dai contorni pesanti’ la definiscono con sorrisi da panoramica dentaria i suoi avversari. Spero che i grillini non si aspettassero un risultato diverso; sono arrivati divisi; non hanno ancora costruito nei territori una classe dirigente autorevole, competente e riconosciuta.

Etra, Arte Ai Contrari Illumina Vignola

di Roberto Armenia

Con l’incontro “Il Rovescio del Diritto” , con l’intento di intrattenere piacevolmente il pubblico con storie ed aneddoti tratti dalla lunga e proficua esperienza di insigni giuristi, gli ospiti proporranno riflessioni non banali sulla natura, scopo e limiti del diritto nell’Italia di oggi.

La “”Notte Rossa”” della Ferrari

di Corrado Corradi

L’edizione  2017 della manifestazione di Maranello, giunta quest’anno  al suo sesto anniversario,  ha attirato e incantato una vera folla di appassionati di ogni età.

C’era una volta il banco

di Eugenio Benetazzo

Banco Popular è stato acquistato simbolicamente per un euro dalla più grande banca di Spagna, il Banco di Santander. Andiamo per gradi e capiamo l’importanza e la tragicità di questa vicenda di cronaca finanziaria. Per dimensione di attivi detenuti alla fine del 2016, il Banco Popular poteva essere considerata la sesta banca di Spagna.

 

Auguro a tutti buona settimana e buona lettura del n. 565 – 239

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