Da qualsiasi parte si guardino, gli esiti della tornata elettorale dello scorso 11 giugno credo abbiano mostrato, almeno fino ad ora una caratteristica dominante, oltre all’assenteismo: la rassegnazione. Quella di chi ha votato per l’ennesima volta allo stesso modo, quella di chi non ha osato guardare oltre il proprio orticello e i propri interessi, quella di chi, benchè scontento, deluso, preoccupato o addirittura disgustato, ha comunque ripetuto i fatidici segni incrociandoli sullo stesso simbolo.
La rassegnazione, nelle tragedie personali, nella sofferenza e nella disperazione, ci viene assai caldamente raccomandata come unico mezzo per andare avanti, per riprendere in qualche modo il cammino. Inoltre, se mostriamo di avere rassegnazione, diamo meno fastidio al prossimo, non lo disturbiamo con la nostra sofferenza, pertanto essa è accolta con sollievo e viene quindi riconosciuta come una grande virtù.
Per quanto riguarda la vita collettiva, invece, la società in cui viviamo, in cui i comportamenti dei singoli inevitabilmente si riverberano e influiscono nelle vite altrui, la rassegnazione, in particolare di fronte a ciò che è negativo, ingiusto, evitabile, non è una virtù ma una colpa.
Rassegnarsi, dinnanzi all’immobilismo della politica, ai suoi inaccettabili pastrocchi, alla smaccata protervia con la quale la politica stessa difende gli interessi e i privilegi esclusivi dei suoi componenti, è secondo me una grave colpa.
Rassegnarsi, pensando che nulla potrà cambiare, rassegnarsi, smettendo di votare, rassegnarsi, disertando le urne, “”tanto fanno sempre quello che vogliono”” , a mio avviso è una colpa.
Pur senza farmi illusione alcuna sui politici, non rinuncerò mai ad esercitare il mio diritto-dovere di cittadino elettore.
Chi non esprime il proprio voto, liberamente, secondo le proprie inee, inclinazioni, concezioni della società… se non cerca di mutare le cose, non ha nemmeno il diritto di lamentarsi, Nemmeno delle cose peggiori.
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Come di consueto, qui di seguito presento brevemente il numero on line da oggi. I titoli in grassetto portano direttamente ai relativi pezzi. Questo per consentire anche a chi ha poco tempo, di poter sfogliare più facilmente il giornale.
La rassegnazione è colpa, non virtù
di A.D.Z.
Chi vince e chi perde
di Massimo Nardi
Il vero vincitore delle elezioni amministrative di domenica 11 giugno è il “”Partito del non voto “” che vince con lo schiacciante 40% dei consensi.
Appunti Elettorali
di Alberto Venturi
In Italia, dopo le amministrative, vincono tutti, fuorché il Movimento 5 Stelle: ‘una frana’, ‘una sconfitta dai contorni pesanti’ la definiscono con sorrisi da panoramica dentaria i suoi avversari. Spero che i grillini non si aspettassero un risultato diverso; sono arrivati divisi; non hanno ancora costruito nei territori una classe dirigente autorevole, competente e riconosciuta.
Etra, Arte Ai Contrari Illumina Vignola
di Roberto Armenia
Con l’incontro “Il Rovescio del Diritto” , con l’intento di intrattenere piacevolmente il pubblico con storie ed aneddoti tratti dalla lunga e proficua esperienza di insigni giuristi, gli ospiti proporranno riflessioni non banali sulla natura, scopo e limiti del diritto nell’Italia di oggi.
La “”Notte Rossa”” della Ferrari
di Corrado Corradi
L’edizione 2017 della manifestazione di Maranello, giunta quest’anno al suo sesto anniversario, ha attirato e incantato una vera folla di appassionati di ogni età.
C’era una volta il banco
di Eugenio Benetazzo
Banco Popular è stato acquistato simbolicamente per un euro dalla più grande banca di Spagna, il Banco di Santander. Andiamo per gradi e capiamo l’importanza e la tragicità di questa vicenda di cronaca finanziaria. Per dimensione di attivi detenuti alla fine del 2016, il Banco Popular poteva essere considerata la sesta banca di Spagna.
Auguro a tutti buona settimana e buona lettura del n. 565 – 239