La protesta degli avvocati: quello che gli italiani non sanno!

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo queste considerazioni dell’avv. Alberto Nalin che spiegano le motivazioni che hanno indotto gli avvocati all’astensione dal lavoro per i prossimi 23 e 24 febbraio 2012.

 

 Avvocati : quello che gli italiani non sanno

 

-in Italia gli avvocati sono 230.000  (circa 2.000 solo a Modena) , più che in qualsiasi altro paese europeo (in Germania per esempio sono 150.000);

-il reddito medio (lordo)  è di € 47.200, è in calo  da tre anni e, al netto dell’inflazione, è fermo ai livelli del 1991;

-le tariffe minime sono state già abolite dal 2006 ma questo ha favorito solo banche, assicurazioni, grandi imprese che hanno “strozzato” i professionisti; 

in ogni caso gli importi della tariffa, che non è adottata unilateralmente dagli avvocati, ma trova la propria fonte in un   decreto ministeriale emanato previo parere del Consiglio di Stato,  sono fermi dal 2004;

-non esiste più alcuna attività riservata in via esclusiva agli avvocati, con la sola eccezione della difesa in giudizio (e nemmeno in tutte le ipotesi, perchè davanti al Giudice di Pace, per cause di valore inferiore a 1.100 euro, l’assistenza del legale non è più necessaria).

– tutti gli avvocati sono tenuti a svolgere continuamente, sostenendo i relativi oneri,  corsi di aggiornamento (la cosiddetta “formazione permanente”);

 se dipendesse solo da quanto  fa (anzi non fa)  lo Stato, il  “sistema giustizia”  si  bloccherebbe: infatti sono gli avvocati a pagare di tasca propria attrezzature (fotocopiatrici, sistemi informatici, numeratori per l’accesso agli uffici) ed anche a contribuire ai costi per personale degli uffici giudiziari (ausiliari dei giudici, addetti all’ufficio delle vendite immobiliari………. );

-lo Stato  si vanta, come segno di civiltà, delle leggi sui difensori d’ufficio e sul patrocinio dei non abbienti, ma tutti gli oneri organizzativi ed i relativi costi  sono sostenuti dagli  avvocati;

presso gli Ordini degli avvocati  esistono gli “sportelli per il cittadino”, la cui attività viene prestata gratuitamente;

 –l’attività dell’avvocato è “soffocata” da una pletora di adempimenti   burocratici (e relativi costi) per adeguare l’attività del proprio studio a normative cervellotiche e spesso volte unicamente a giustificare l’esistenza di qualche “authority” (privacy, antiriciclaggio, sicurezza, valutazione stress da lavoro correlato……….ma il nostro stress, chi lo valuta?);

-l’avvocato non è un barattolo di conserva che si compra sullo scaffale ed il suo cliente non è un “consumatore”, ma un suo “patrocinato”  con cui deve esistere un rapporto di fiducia;

-gli avvocati nulla possono chiedere (lo vieta la legge) e nulla  vogliono chiedere  allo Stato per il pagamento delle proprie pensioni. Hanno un proprio ente privato -soggetto a rigorosi controlli pubblici- gestito correttamente, con i conti in ordine che, per legge,  deve garantire bilanci in equilibrio per i successivi trenta anni;

-gli avvocati hanno già  riformato da soli il proprio sistema previdenziale  e, per primi, hanno portato l’età pensionabile  a 70 anni;

-gli avvocati chiedono che le spese legali siano fiscalmente detraibili.

 

Qualche domanda che vorremmo fare  al governo  “tecnico”

 

-perchè  con qualcuno si “dialoga” e  invece con  qualcun altro, tra cui gli avvocati,  si  fa parlare il randello dei decreti legge?

-perchè si vuol far credere che i liberi professionisti siano una categoria di privilegiati e costituiscano un  freno all’economia?

-perchè si vuole minare alla base la fiducia dei cittadini nei professionisti, facendoli percepire come una controparte, anzichè come qualcuno che garantisce  loro una tutela

-perchè si vuole consentire  a chi è detentore di capitali  di  entrare, anche con quote di maggioranza, negli studi professionali?

-perchè, con provvedimenti che rivelano  superficialità , ignoranza o malafede, si cerca di mettere in difficoltà le Casse di previdenza dei professionisti, spacciando  come  riduzioni della spesa  pubblica interventi su enti che sono privati e che nulla chiedono nè possono avere dallo Stato?

 

Se ci dicessero la verità forse scopriremmo che

 

-si sta  cinicamente costruendo un modello sociale nel quale possono esistere solo queste tre categorie  “consumatori” , “imprese” , “grande finanza”.   Facile capire chi farà la parte del vaso di coccio;

-i Confidustrioti,  stante la dimostrata incapacità di  far funzionare le proprie aziende, cercano di andare a “pascolare”  in campo altrui, e quella dei servizi professionali sembra una prateria allettante. Prima però bisogna cacciare  via gli “indiani”;

-i liberi professionisti, vuoi perchè, per formazione, sono individualisti e quindi c’è il rischio che pensino con la loro testa , vuoi perchè hanno gli strumenti per comprendere e denunciare quanto sta accadendo, vuoi perchè (orrore!!!)  possono cercare di difendere i cittadini, sono da considerare dei   pericolosi sovversivi;

– di conseguenza vanno delegittimati e costretti a passare più tempo a difendersi dai propri assistiti che non a difendere questi ultimi ;

– vanno  boicottati  con l’introduzione di sempre nuovi  ostacoli burocratici;

-vanno impoveriti economicamente, per costringerli magari a pietire un impiego  da  qualche megasocietà di servizi legali;

-vanno privati della propria sicurezza sociale: a tal fine i loro risparmi pensionistici (le Casse  previdenziali private dei professionisti hanno un patrimonio di circa 43 miliardi di euro) vanno espropriati;

-Per raggiungere questi risultati  si mente spudoratamente e si  ripetono sino alla nausea (nostra) alcune  parole e  slogan del tipo “liberalizzare”, “competitività”,  “ce lo chiede l’Europa” , “è necessario per uscire dalla crisi” ecc…. Ci attendiamo che, tra poco, ne vengano rispolverati altri, come “Arbeit macht frei”, “Gott mit uns”, ecc…..ecc…..

 

Alberto Nalin

 

Avvocato in Modena dal 1988.

Fa parte del Comitato dei Delegati della Cassa di Previdenza e Assistenza Forense.

 

 

 

 

 

 

 

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