Dopo Carlo Calenda, anche il candidato sindaco a Roma per il centrodestra, Enrico Michetti, annuncia le sue dimissioni. Non farà il consigliere comunale di minoranza, portando motivazioni un pochino strampalate: “”La mia decisione nasce dalla sempre più pressante consapevolezza dell’importanza di continuare ad assicurare in via prioritaria la formazione e l’assistenza ad amministratori e funzionari pubblici. Così potrò continuare a offrire un contributo civico alla buona amministrazione””.
Michetti non è minimamente sfiorato dal dubbio che questa sua volontà andava espressa prima della candidatura, non accettandola e che lo scendere in campo comporta una responsabilità verso i suoi elettori, i quali lo hanno scelto per essere rappresentanti, non in un impegno generico, ma nel governo della capitale, come sindaco o come oppositore.
Soltanto il fatto che sarà sostituito da Federico Rocca di Fratelli d’Italia, può avere convinto questo partito ad esprimere apprezzamento per la coerenza e la serietà del gesto (???).
Hanno purtroppo ragione il M5S a esprimere invece forti critiche e Alessandro Di Battista a dichiarare: “”Calenda e Michetti per mesi hanno fatto dichiarazioni d’amore nei confronti di Roma. Ora hanno rinunciato al ruolo di consigliere comunale. Vi hanno chiesto i voti ma di quei voti se ne fregano””.
Calenda addirittura presenterà le dimissioni dopo la prima seduta, per ottenere la massima visibilità, lasciando ad altri la dura e oscura pratica quotidiana del fare minoranza. Non importa se lo aveva annunciato prima del voto; resta un gesto di arroganza politica dove è assente ogni spirito di servizio, soffocato dall’ambizione e dal sentirsi un politico alfa, che tutto può e nulla deve.
Ormai è normale interrompere un mandato ricevuto dalle urne per un salto di carriera, così come è normale presentarsi in diversi seggi contemporaneamente, scegliendo dopo in quale essere eletto. Bisognerebbe che noi votanti, ci ribellassimo quando ci sono di queste paraculate. Un candidato che si presenta anche altrove è inaffidabile perché non è in grado di garantire gli impegni assunti,
Il 50% di astensionismo ha tanti perché.