E’ di queste ore l’annuncio dell’accordo raggiunto tra Margherita e DS per dar vita ad un partito unico .Anche nella casa delle libertà è aperto il dibattito sul “partito unico”. Ben strano questo nostro paese: più si configura una società sfaccettata, segmentata, pluralista e addirittura multietnica e più acceleriamo sulla formazione di questo grande contenitore che accoglie tutti. Non entro nel merito di questi nuovi partitoni ove per andare d’accordo ad una certa ora tutti i gatti devono essere o apparire bigi. Mi limito solo ad osservare che si tratta per le coalizioni di una scelta condizionata dalla necessità di adeguare le stesse alle esigenze del loro candidato. Nel caso di Prodi, non avendo un suo partito di appartenenza, doveva essere garantito in parlamento da una compagine coesa e strettamente a lui legata. Eccolo dunque accontentato. Sicuramente con candidato Rutelli o Fassino o Mario Monti le scelte dei partiti della coalizione sarebbero state diverse tra di loro e dalla attuale soluzione concordata. Anche sul versante del centro destra ci si deve muovere a seconda del candidato a premier! Siamo dunque approdati su queste sponde : la politica italiana, volta per volta, muta, si assesta , si conforma e si adegua alla personalità e alle esigenze di immagine e di ruolo del candidato disponibile in quel momento sulla piazza. Pensavo proprio che funzionasse al contrario. E’ grazie alla dialettica nella coalizione e all’interno dei partiti che la compongono che scaturisce la classe dirigente. Poi è questa che si misura nelle primarie e non è costretta certamente a porsi come corpo estraneo che chiede di essere accreditato dai partiti consultati. Invece oggi il Premier ( in sostanza la relatività di quella persona in quel dato momento storico) obbliga e spinge in seconda fila la politica dei partiti per permettersi l’investitura senza se e senza ma! Sia ben chiaro con queste premesse col tempo i partiti agli occhi dell’unto del signore assumeranno una veste di fastidioso intralcio. Pertanto le proposte elettorali non sono più una sintesi per un percorso coerente di governo, ma una zattera che si adatta ad ogni onda e ai capricci del moto ondoso. Nonostante questo leggo interviste festanti sul risultato raggiunto. Dal mio punto di vista “la Margherita” e i DS, giusto per esemplificare, hanno ancora al proprio interno delle originali peculiarità da esprimere sotto il profilo dialettico: potenzialità che invece rischiano di essere disperse in un così vasto crogiolo artatamente annacquato. Questa è deriva che umilia la dignità della politica. E’ la conseguenza di un impoverimento globale che coinvolge tutte le forze politiche italiane. Non mi piace, perché non apprezzo, la collocazione di chi si sfila , non si schiera perché si pone in una presuntuosa poltrona sopra le parti. Al contrario io amerei schierarmi, anzi io voglio poter scegliere la differenza di sostanza fra gli schieramenti. Chiedo ai lettori di “Bice si dice” di indicarmi (o indichiamoci) come fare , in questa situazione, a scegliere per il meglio.