Dobbiamo molto all’Archeologia, perché più conosciamo il tempo passato, e i nostri progenitori, più possiamo sperare di conoscere e capire il presente, e forse noi stessi.
Molte scoperte archeologiche hanno influenzato positivamente successive scoperte scientifiche, non soltanto culturali, quindi inutili, ma realmente importanti e interessanti anche nella vita quotidiana.
Ho seguito, fin da bambina, con molto interesse, nei libri, e soprattutto grazie ai mezzi di comunicazione, la trattazione di questi argomenti e ho sempre ammirato gli studiosi che se ne occupano, con qualche eccezione per alcuni di loro, talmente avidi e spregiudicati, da apparire saccheggiatori e razziatori, più che scienziati.
Eppure, in questi giorni, mi è accaduto di provare uno strano struggimento, come di violazione colpevole, assistendo all’esibizione del povero volto di Tutankhamon.
Dallo splendore sereno di una delle più belle, forse la più bella in assoluto delle opere egizie, la sua maschera d’oro e pietre preziose, siamo passati alla sconvolgente visione di un volto mummificato.
Era così necessario tutto ciò, era così indispensabile, annullare con una operazione, a mio avviso discutibile, di archeo-show, la bellezza inarrivabile di quella meravigliosa maschera d’oro, che nell’immaginario collettivo riconduceva al faraone adolescente… “sbattendo”, non riesco ad usare un altro termine meno crudo, in faccia al mondo intero, solo un triste reperto archeologico, simile a molti altri, improvvisamente anonimo.
Credo sia ovvio e inutile sottolineare che ciò che la Scienza esige sia fatto, per mantenere in perfetto stato tutto ciò che appartiene al passato è giusto e doveroso e merita tutto quello che in risorse umane e denaro viene profuso a questo scopo.
Ma, davvero, non riesco a capire perché, ora, Tutankhamon sarà mostrato in questo modo, secondo me macabro e senza poesia…parzialmente coperto da un lenzuolo, in una teca in cristallo…
Ho dovuto spesso fare i conti, nella mia vita di credente, con la repulsione che certe forzature della religione cattolica in tema di reliquie mi suscitano.
Reliquie di lingue, cuori, piedi…per carità, di santi e sante… eppure, invincibilmente, mi evocano immagini da Grand Guignol… Mi dispiace, ma preferisco guardare una sorridente maschera d’argento, come per la reliquia di San Zeno, o una lieve velatura in cera, come per Bernadette…piuttosto che altro … e di questi santi, e di tutti gli altri, invece, cercare umilmente di capire i profondi messaggi spirituali delle loro anime.
Mi auguro che questo non sia indice di tiepida fede, magari Don Petronio, se leggerà queste parole, mi darà una lezione in tal senso, l’aspetto anzi, con ammirazione e gratitudine.
Tornando a Tutankhamon, spero che nella mia mente accada ciò che è avvenuto per la Luna.
Le registrazioni, viste e riviste, della famosa passeggiata di Armstrong, mi destano sempre sentimenti contrastanti. Con un po’ di sgomento, talvolta con fatica, riesco poi a ripensare al nostro satellite, violato da un tracotante passo umano, nuovamente come alla Luna, così infinitamente bella e misteriosa, nelle parole immortali di Giacomo Leopardi, alla meraviglia e alla sorpresa che nei nostri bambini essa desta, quando imparano a riconoscerla, ma anche, più semplicemente, alla luminosa meta del nostro sguardo, quando nell’amarezza di certe nostre giornate ci ricordiamo di alzare gli occhi da terra…
Quindi, al posto delle immagini che abbiamo visto, di un volto, così simile in fondo a tante altre mummie, vorrei ritrovare l’immagine unica e inconfondibile di Tutankhamon, con i lineamenti perfettamente somiglianti riprodotti in oro, testimonianza, fra le altre cose, della bravura di umili e anonimi artigiani orafi, o piuttosto artisti grandissimi, vissuti migliaia di anni fa, che hanno saputo creare opere di perfezione e bellezza assolute, come questa.
E’ pur vero che la bellezza non fornisce cibo, non risolve i problemi, non guarisce i malanni…si direbbe che forse non serva a nulla.
Ma il giorno in cui non riusciamo a sprecare un po’ del nostro prezioso tempo anche per guardare qualcosa di inutilmente bello…forse ci siamo persi qualcosa.