
Fa parte della mentalità contemporanea cancellare la morte e in fondo cos’è Halloween se non il tentativo di coprire la festività di tutti i Santi e dei Morti, se non coprire la morte reale di persone reali, per sostituirla con morti da favola, magiche, inesistenti.
La morte è diventata un fatto esclusivamente privato: le ceneri sempre meno riposano al cimitero, sparse per il mondo o conservate in salotto. Capita che non si svolga alcun rito funebre; non si pubblicano le epigrafi; le camere ardenti sono in luoghi privati dove giungono soltanto parenti ed amici. Il funerale comunque non occupa più la strada, né chiede di abbassare le saracinesche in segno di lutto.
Fa parte della mentalità contemporanea cancellare la morte e in fondo cos’è Halloween se non il tentativo di coprire la festività di tutti i Santi e dei Morti, se non coprire la morte reale di persone reali, per sostituirla con morti da favola, magiche, inesistenti. Fantasmi. Halloween è solo una festa da consumare, non l’opportunità di ricordare, portare con sé, recuperare attraverso il ricordo.
A me dispiace questa ‘privatizzazione’ della morte perché deriva dalla mancanza di una comunità fra i vivi; che per vivere deve nutrirsi di condivisione, appartenenza, partecipazione, visibilità di ognuno. L’ultimo saluto diventa un fatto strettamente privato perché, secondo me, lo è sempre di più l’intera vita.
Per fortuna mia, avere i parenti defunti in cimiteri della collina reggiana, consente per Ognissanti un pellegrinaggio che è un tuffo negli strabilianti colori dell’autunno, nella tranquillità della campagna, nelle strade secondarie che s’inchinano alle chiese incontrate sul percorso e non si vergognano di deviare, nei panorami assolati sui colli e brumosi di smog nella pianura, nelle cioppe di pane che sanno ancora di pane.
In questi paesaggi dove l’uomo si inserisce e non ferisce, perfino i cimiteri sanno di vita perché sono un punto naturale del paesaggio, come la casa del contadino, la villa padronale, il bosco, i vigneti, i campi arati, gli oratori, i canali e i torrenti, le siepi.
Arrivi da una stradina fra i campi o che cerca di schivare le frane sulle colline e soltanto un cancello ti separa dal piccolo camposanto, ma è un passo, non un trapasso. Non c’è un architetto ad imporre le sue idee sulla morte, né l’urbanista a disegnarne il contorno. E’ la natura che detta le regole e ti avvolge nel suo novembre che sta già preparandosi alla morte dell’inverno, come rito di passaggio verso una nuova primavera, così che ti sembra un luogo dove riposare per proseguire il viaggio.
Ricordate Foscolo? “Non vive più ei forse anche sotterra, quando // gli sarà muta l’armonia del giorno, // se può destarla con soavi cure // nella mente de’ suoi? Celeste è questa // corrispondenza d’ amorosi sensi, // celeste dote è negli umani; e spesso // per lei si vive con l’amico estinto // e l’estinto con noi, se pia la terra // che lo raccolse infante e lo nutriva, // nel suo grembo materno ultimo asilo // porgendo, sacre le reliquie renda // dall’insultar de’ nembi e dal profano // piede del vulgo, e serbi un sasso il nome, // e di fiori odorata amica // le ceneri di molli ombre consoli”.
In fondo, il rito della sepoltura, il cimitero sono l’ultimo dono di sé stessi agli altri e nel contempo l’ultimo dono degli altri a lui. “Celeste dote è negli umani”, non uccidiamola.
Una risposta
Per i morti solo pietà e rispetto
Invidio nel senso buono del termine tutti quelli che come te credono nell’Aldilà perché vivono meno angosciosamente il dramma esistenziale.
Per loro la morte è il naturale epilogo della vita e segna solo il passaggio da questa all’altra vita senza soluzione di continuità.
La morte invece rappresenta per quelli come me una tragedia immane specie se riguarda parenti strettissimi.
Sono ateo ma ho un sacrosanto rispetto per i morti perché la mia vita è stata funestata da tante disgrazie.
Per questo ritengo inaudito scherzare e fare pagliacciate che abbiano come tema la.morte.
.Che sia americana, celtica, anglosassone o altro non mi interessa la festa di Halloween è idiota , mi fa schifo e basta.
E poi con tutti i morti ammazzati in Medioriente ed in Ucraina e con i venti di guerra che spirano sul pianeta Terra un po’ dovunque in questo momento c’è ben poco da divertirsi con ” dolcetto o scherzetto ?”
Sarà pure che sono vecchio e non al passo con i tempi .
Sarà pure che la mia vita è stata segnata da troppi lutti ma non riesco a sopportare neanche minimamente la festa di Halloween che per me è demenziale .
Per i morti nutro soltanto sentimenti di pietà e di rispetto.
Non vedo pertanto nessun legame tra questa festa pagana e la ricorrenza del due novembre in cui si commemorano i nostri defunti.
Nel loro ricordo spesso rimane lo strazio della loro perdita, a volte inaspettata e prematura come la morte di mio padre in tenera età quando avevo appena 9 anni.
Quella perdita ha segnato l’intera mia esistenza e per questo non mi va proprio di festeggiare Halloween .
Negli Stati Uniti Halloween ha perso i suoi connotati religiosi e rituali, ed è diventata un’occasione per divertirsi e organizzare costosissimi festeggiamenti.
Pare che ogni anno gli Americani spendano barche di soldi in costumi, addobbi e feste per il 31 ottobre. Ed altrettanto sta avvenendo anche in Italia da qualche decennio.
E’ solo l’ennesimo trionfo del consumismo.
Questa volta non solo di cattivo gusto ma anche macabro.
Per chi come me invece che crede solo nell’ Aldiqua’ e non nell’Aldilà è veramente duro elaborare il dolore per la perdita di un proprio caro semplicemente perché la morte rappresenta il passaggio dall’essere al nulla .
Ricordo che Dio, dopo il peccato originale, scacciò Adamo dal giardino dell’Eden condannandolo alla fatica del lavoro e alla morte esclamando: Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris
“Con il sudore della fronte mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!”