A tutt’oggi uno spot gratuito viene immesso nel circuito planetario: esso magnifica della nostra credibilità di paese moderno e civile: una serie di dati, informazioni e immagini sull’immondizia in Campania semplicemente devastanti.
Questa indubbiamente ci appare come una incredibile vicenda.
Sicuramente è un esplosivo politico ad alto potenziale.
Una serie di bombe probabilmente “a tempo”sufficienti a destabilizzare diversi palazzi governativi, sia centrali che periferici e le cui onde d’urto sicuramente andranno a coinvolgere anche rappresentanti politici oggi alla opposizione:
Una bomba che mette sotto accusa un’intera classe dirigente al governo della regione Campania e del Comune di Napoli:
Un nutrito e corposo gruppo politico che, tra l’altro, proprio di recente. ha assunto anche il ruolo di struttura portante del nuovo Partito Democratico: ossia il soggetto politico che dovrebbe (o avrebbe dovuto) cambiare e modernizzare la vita del paese.
Tutto questo è nei fatti. Se la conseguenza logica fosse che chi sbaglia o chi non assolve al proprio mandato ne deve pagare le conseguenze politiche, non è dato sapere quanti soggetti, collegati alle singole figure di Antonio Bassolino e Rosa Russo Jervolino, dovrebbero per onestà e coerenza abbandonare il campo. Infatti la sconfitta di una politica chiede la sostituzione non solo dei massimi esponenti che l’hanno personificata, ma di tutto l’apparato che l’ha condivisa, sostenuta, difesa, divulgata.
Un atto, questo, che lascerebbe ammutoliti tutti perché dovremmo, in quel caso, abbandonare ogni polemica per concentrarci unicamente alla ricostruzione del dopo il disastro.
Purtroppo, per ora, il condizionale è d’obbligo oltre che sconfortante .
Fare di Napoli una discarica a cielo aperto l’avremmo pensata una mission impossibile ma l’esserci riusciti, quali tipi di reazioni avrebbe comportato in un altro paese normale?
Anche ragionando da modenese, senza quindi scomodare simulazioni fuori dall’Italia, devo dire che di fronte a tanta inaudita catastrofe, cresciuta giorno dopo giorno, sotto gli occhi di tutti, mi aspettavo una serie di conseguenze politiche frutto di normali effetti logici.
Per esempio ero convinta che il Leader della opposizione, (che tra l’altro era proprio a Napoli il 6dicembre 2007 per magnificare la nascita del suo nuovo partito) formata una apposita delegazione ufficiale, si presentasse dal capo dello Stato per denunciare l’emergenza sociale, sanitaria, democratica e politica prodotta dalla coalizione che guida il governo della regione Campania. Un disastro ambientale di dimensioni tali da coinvolgere anche responsabilità del governo centrale : una emergenza nazionale da richiedere ed imporre risposte eccezionali.
Sarebbe stata quindi l’assunzione di responsabilità di governo da parte dell’opposizione, un passo ufficiale rivolto agli organi competenti e al popolo italiano. Si sarebbe trattato dell’annuncio, della messa in moto, dei passi conseguenti previsti dalla costituzione per una mozione di sfiducia, da presentare ad ogni livello, per giungere a nuove elezioni ecc. ecc.
Mi immaginavo che la stessa delegazione chiedesse poi udienza al Presidente e ai Commissari dell’ Unione Europea, oltre ai capi di governo dei paesi più significativi della stessa per spiegare il perché di questa iniziativa durissima, fatta con convinzione come è compito di un’ opposizione democratica, responsabile, con la coscienza pulita….
In realtà di tutto questo percorso nemmeno l’ombra.
Secondo voi, come mai, oltre il baccano, la protesta e lo sdegno di facciata, non si è andati oltre “la commedia”?
Come mai ci si accontenta, dopo tutto questo inammissibile casino, di chiedere le dimissioni del solo ministro “Alfonso Pecoraro Scanio”?
Come mai in queste ore l’unica preocc
upazione dei grandi oppositori, dei grandi innovatori è che il pattume non venga trasportato al Nord? L’unica via d’uscita politicamente percorribile è questa pantomima che deve stabilire dove andranno a finire i rifiuti della Campania? L’unico sport che conosciamo, in piena emergenza, è quella di organizzare occupazioni di strade, edifici pubblici per impedire ogni tipo di decisione? O preferiamo adottare la guerriglia urbana?
Purtroppo temo proprio che questi suonatori sappiano solo questa filastrocca, perché questo, esclusivamente e malinconicamente solo questo, è il risultato di quindici anni di codesta Seconda Repubblica.
Una creatura nata con la grande promessa di una nuova stagione, la promessa dell’avvento della politica delle mani pulite, delle libertà individuali, il primato della meritocrazia sulle rendite e sulle raccomandazioni; la promessa quindi di fare di questa Italia un paese moderno, paragonabile a quelli europei; un paese che relegava in soffitta il teatrino della politica con tutte le sue comparse, figuranti, nani e ballerine!
In realtà sono stati quindici anni di gozzoviglie, trascorsi a razzolare sull’esatto contrario di quanto avevano promesso : una disegno scientifico ed accurato per fare di loro stessi una casta di privilegiati con dei costi altissimi.
Hanno degradato la politica all’arte dell’apparire e i contenuti sono stati ridotti in proclami fatti di anatemi e scomuniche: un bluff lungo quindici anni.
Tre lustri vissuti nell’ossessione di Berlusconi da una parte mentre dall’altra (anche a Modena si potrebbero fare nomi e cognomi) la politica intesa come esercizio quotidiano nel diffondere paure, insicurezze per il pericolo immigrati, ladri, delinquenti, assassini, stupratori… tutti sotto casa perché – sempre secondo questa parte politica – voluti, chiamati, importati, coccolati e privilegiati dai nostri sindaci comunisti.
Tutto quello che abbiamo vissuto, ascoltato e visto non è stata dialettica tra opposti schieramenti, ma un incessante tormentone, una lotta meschina, condotta da manipoli di esponenti politici indegni, tra il consenso e l’applauso di …simpatizzanti miserabili.
Intendere la lotta politica come guerra e scontro tra opposti fanatismi, come se lo sgambetto, il colpo basso, il dispetto verso la controparte politica e pensare sia il compito dei nostri rappresentanti è semplicemente demenziale Chi fa questo è solo un cultore del tanto peggio (per il paese) tanto meglio (per l’opposizione che spera di crescere con i voti derivanti dalla protesta).
Probabilmente sbaglierò, ma sono del parere che è riduttiva, perdente e senza futuro una politica che mobilita la gente facendo leva sulla paura, sulla protesta e sulla esasperazione.
Del resto tra tanta ressa di leader, presunti o aspiranti tali, fra tanti proconsoli, valvassori e valvassini, portavoci, cortigiani, bucanieri e capitani di ventura, sarà impresa lunga uscirne a testa alta e in breve tempo.
Sicuramente dovremo dire basta ai vari uomini e donne della provvidenza, ai fenomeni, agli incantatori o sperimentati comunicatori che ci fanno sognare.
Le uniche certezze su cui contare sono le nostre individualità, le nostre intelligenze, il nostro volersi spendere per il nostro paese, anche se tante sono le perplessità, i dubbi e le problematiche da risolvere.
Sul Corriere della Sera dell’11 gennaio 2008, Piero Ostellino nell’esaminare il Manifesto del Partito Democratico contrapponeva «il governo delle conoscenze» all’individualismo metodologico (Friedrich von Hayek) e della società aperta (Karl Popper), cioè del processo attraverso il quale gli uomini, nella libertà, producono «inconsapevolmente» benefici pubblici attraverso comportamenti individuali non prevedibili e programmabili. Alla fine poi citava questo passo proprio del predetto Manifesto: «L’individuo, lasciato al suo isolamento non potrebbe più fare appello a quella straordinaria capacità creativa che viene non dal semplice scambio economico, ma dalla memoria condivisa, dall’intelligenza e dalla solidarietà, dai progetti di domani». «Noi vogliamo non una crescita indifferenziata dei consumi e dei prodotti, ma uno sviluppo umano della persona, orientato alla qualità della produzione e della vita».
Quindi a questo punto Ostellino che concludendo affermava: «Qui siamo alla traduzione dell’etica in politica, anticamera della dittatura».
Pur di fronte a tanto sapere rimango perplessa: di sicuro per uscire da questo ingorgo, da questa confusione è necessario un percorso condiviso da seguire.
Ci fidiamo di Karl Popper, del processo attraverso il quale gli uomini, nella libertà, producono «inconsapevolmente » benefici pubblici attraverso comportamenti individuali non prevedibili e programmabili o è obbligato fare riferiment
o ad una politica virtuosa, fatta dunque anche di pregiudiziali etiche?
In ambedue i casi c’è la conferma di quanto sia necessario non lasciare nessuna delega in bianco a nessun leader, specialmente se lo pretende o solo perché si pensa sia un leader carismatico.
In ogni caso finita la grande promessa non resta che rimboccarsi le maniche, ma a condizione che siano le maniche di braccia volonterose e di menti che pensino la politica come la regina delle discipline virtuose!