
La Scuola ha fra le sue funzioni quella di insegnare gli alfabeti indispensabili alla vita di una persona oggi l’educazione al digitale è diventata non meno indispensabile della scrittura, della lettura, dei numeri. Ma da questo a inserirla nella Costituzione …
Francesco Di Costanzo, presidente di Fondazione Italia Digitale, è convinto che “la cultura e l’educazione al digitale dovrebbero essere inserite in Costituzione”
“Inoltre, il digitale in tutte le sue forme dovrebbe essere materia di studio a partire dalla scuola primaria. Le opportunità e anche le storture della rivoluzione digitale da gestire sono parte integrante della nostra vita quotidiana, vanno affrontate senza paura e freni, ma con una forte conoscenza, consapevolezza, competenza a tutti i livelli: pubbliche amministrazioni, imprese, professionisti, cittadini”.
Sono perfettamente d’accordo sulla seconda parte; la scuola ha fra le sue funzioni quella di insegnare gli alfabeti indispensabili alla vita di una persona e se fino a ieri erano principalmente la scrittura, la lettura, i numeri (troppo poco invece la musica e le arti espressive), oggi l’educazione al digitale è diventata non meno indispensabile.
Ma da questo a inserirla nella Costituzione …
La Costituzione garantisce (siamo ben lontani dall’averlo realizzato) il principio che “la scuola è aperta a tutti”. “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. “La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”.
Ma se non parla di capacità di scrivere, leggere e far di conto, non capisco perché dovrebbe parlare della pur utile educazione al digitale.
Trovo più interessante quanto dichiarato un anno fa dal commissario Agcom Massimiliano Capitanio: “L’articolo 2 della nostra Costituzione ‘garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità’. È straordinario notare, ancora una volta, come la nostra Carta abbia saputo anticipare alcuni temi futuri. I cittadini, oggi, vivono anche con una identità digitale che si manifesta non solo nelle piattaforme social ma anche attraverso la dematerializzazione dei dati sanitari, anagrafici, bancari, scolastici o di strumenti quali la patente di guida. Nel 2026 tutti avremo anche una identità digitale europea, ed è quindi opportuno aprire un dibattito sulla modifica della Costituzione per tutelare la nostra identità digitale”.
Questo aspetto vale un confronto serio (quello che a livello istituzionale in Italia siamo sempre meno abituati a fare, per una volta senza attaccargli qualche etichetta di partito, facendo finire il tutto in niente) e credo nella possibilità di inserirlo nella Costituzione, perché oggi la nostra identità e tutto quello che facciamo non è più soltanto nostro ma è affidato ad altri che li usano a loro piacimento, non al nostro.