La Costituzione migliore

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La migliore costituzione del mondo almeno per quanto concerne la tutela delle libertà individuali e delle manifestazioni di espressione è quella statunitense (la più antica al mondo): siamo sicuri di questo in quanto il primo emendamento (da non confondere con il primo articolo della Costituzione) sancisce solennemente questo aspetto ritenuto essenziale per la nascita degli Stati Uniti d’America. 

 


Durante tutto il 2016 quando verso la fine dell’anno il nostro paese sarebbe stato chiamato ad esprimersi sulla proposta di riforma costituzionale promossa dal Governo Renzi, abbiamo potuto mediaticamente assistere con ridondanza alle varie esternazioni di personalità illustri che esaltavano la costituzione italiana come la migliore al mondo. Ricordiamo proprio lo stesso Benigni che in più occasioni ha sottolineato addirittura la bellezza della nostra costituzione. Tralasciando chi ha redatto la costituzione italiana, l’epoca storica in cui è stata concepita e soprattutto la finalità principe che doveva perseguire ossia impedire il ripetersi di una seconda dittatura, ci si dovrebbe chiedere in astratto che cosa significa apostrofare con l’aggettivo di migliore o bello il testo normativo fondamentale di una nazione. Nei talk show italiani i vari opinionisti che girano di trasmissione in trasmissione spesso richiamano il concetto di libertà di espressione e di opinione come caratteristiche di bellezza e vanto della nostra carta costituzionale incentrata su orgogliosi principi democratici. Tuttavia tali garanzie cosiddette costituzionali non possiamo dire che siano effettivamente di importanza primaria nel nome di un interesse collettivo supremo: la carta costituzionale italiana sancisce il diritto di libertà di pensiero e di opinione solo all’articolo 21. Dall’ordine sequenziale che compone il testo costituzionale appaiono pertanto molto più importanti la tutela delle minoranze linguistiche o di che colore deve essere la bandiera italiana, piuttosto che la tutela della libertà di opinione, qualunque essa sia.

In Italia vi è tutt’altro che libertà di espressione ed opinione nella loro massima ed astratta espressione, contrariamente a quello che vi vogliono far credere. Esistono infatti leggi nazionali (non costituzionali) che puniscono determinate manifestazioni del pensiero (gesti, azioni, opinioni, slogan): pensiamo solo alla Legge Mancino del 1993 che sanziona e condanna determinate manifestazioni di libertà individuale qualora siano discriminatorie per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. Similmente avviene qualcosa del genere in Germania, nel Regno Unito ed in Francia: anche la Spagna dopo il disastroso Governo Zapatero ha intrapreso la medesima strada. La libertà di pensiero ed opinione è assoluta, nel momento in cui vengono limitate o censurate alcune opinioni (qualunque esse siano), allora per definizione non possiamo più parlare di libertà di pensiero o di espressione. Infatti discriminare significa manifestare una propria libertà ossia quella del differenziare, separare e scegliere. Quando acquistate un’auto tedesca al posto di una italiana di fatto state effettuando una discriminazione ossia una selezione. La migliore costituzione del mondo almeno per quanto concerne la tutela delle libertà individuali e delle manifestazioni di espressione è quella statunitense (la più antica al mondo): siamo sicuri di questo in quanto il primo emendamento (da non confondere con il primo articolo della Costituzione) sancisce solennemente questo aspetto ritenuto essenziale per la nascita degli Stati Uniti d’America. Per questo motivo potete permettervi le più vergognose ed imbarazzanti esternazioni su tutto e tutti senza essere incriminati o sanzionati, accettando tuttavia come conseguenza la propria vituperazione ed onta mediatica.

Ogni costituzione al mondo è stata concepita in base ai fatti storici significativi che hanno preceduto il suo concepimento normativo. Stando alla storia statunitense, i padri pellegrini sono considerati essere di fatto i primi coloni del Nord America, circa cento persone, tutti contadini inglesi di religione puritana, che salparono nel 1620 a bordo della famosa Mayflower per approdare dopo un lungo viaggio di stenti e fatiche di due mesi nella costa dell’attuale Massachussets, sulla quale edificarono negli anni successivi la prima colonia stanziale (per questo motivo tutta la regione è stata definita il New England). Erano cittadini inglesi che scappavano dalle persecuzioni e faide religiose che contrapponevano all’epoca i cattolici ai calvinisti, vale a dire la Chiesa di Roma contro quella d’Inghilterra. La religione rappresenta una della massime rappresentazioni di libertà di pensiero e d’opinione: i padri pellegrini pertanto partirono da una terra che censurava e discriminava le persone in base al loro credo religioso. Possiamo comprendere pertanto per quale motivo l’impostazione costituzionale degli Stati Uniti sia improntata a proteggere e difendere la libertà di pensiero e d’opinione individuali impedendo addirittura che possano essere varate leggi dal Congresso che limitino l’esercizio della religione, della libertà di parola, di stampa e di riunione anche se dovesse prevalere un qualche interesse o necessità nazionale o di sicurezza nazionale. Per questo motivo il Patriot Act varato da Bush nel 2001 è stato successivamente dichiarato incostituzionale dalla Corte Suprema.

Proprio le gesta storiche dei padri pellegrini e le loro prime difficoltà di vita quotidiana hanno ispirato la festa più importante che si celebra negli Stati Uniti, non il Santo Natale come invece avviene nel Vecchio Continente, ma la Festa del Ringraziamento (il terzo giovedi durante il mese di novembre) ossia il Thanksgiving Day. I padri pellegrini (a questo link è possibile conoscere i nomi specifici di quei cento coloni avventurieri) arrivarono nel Nuovo Mondo ormai a novembre inoltrato e l’ostilità climatica di quel posto selvaggio non tardò a manifestarsi tanto da produrre la morte per inedie di quasi la metà di loro. Passato il gelido inverno con ricoveri provvisori costruiti da loro stessi in pochi mesi, iniziarono a coltivare la terra senza tuttavia ottenere grandi soddisfazioni ed abbondanza di raccolti. Sarebbero morti velocemente anche tutti gli altri se non fossero stati aiutati da alcuni indigeni locali che insegnarono come coltivare il mais ed allevare i tacchini, un gallinaceo tipico di quelle terre sconosciuto all’epoca per gli europei. L’abbondanza di cibo permise la sopravvivenza della colonia e la sua successiva crescita demografica negli anni successivi. Per questo motivo è usanza durante il pranzo del Thanksgiving Day preparare la tavola con il consueto tacchino con pane di farina di mais, nella consapevolezza che tali alimenti salvarono la vita ai primi pionieri che si insediarono in America del Nord. Si stima che circa 1/20 degli americani odierni sia discendente diretto dei primi coloni della Mayflower che sopravvissero all’inverno del 1620 grazie al tacchino ed il mais offerti dagli indigeni locali.

 

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