Questo modo di dire, scherzoso ma assai efficace, viene solitamente usato per rimarcare, mettere ulteriormente in evidenza, appunto la classe, quella qualità superiore, di gran pregio, che contraddistingue gli individui e il loro comportamento in qualunque campo dell’attività umana, contrapponendola a qualcosa apparentemente di poco valore, quasi ininfluente si direbbe, come l’acqua…
E così si dice “la classe non è acqua” attribuendo a quest’ultima un valore relativo, volendo appunto intendere che la classe non è cosa facile a trovarsi e tantomeno è qualcosa di poco conto e trascurabile come, in un certo senso, può essere l’acqua e che, soprattutto, la classe fa la differenza.
Certo l’acqua è importantissima, lo sappiamo bene, ma la sua diffusione, la sua innocuità e la sua facilità di reperimento possono farla apparire, nei proverbi e nei modi di dire almeno, come cosa di poco conto. Ennesima bufala dei proverbi, gli stessi che fanno dormire il giusto, facendo sentire “ingiusto” chi, invece, veglia, giudicano cattivi i gattini rossi e virtuose le donne pelose!
Scioccamente e superficialmente si dice che ha classe soltanto chi cammina con eleganza, o sa abbinare i vini ai cibi, o sa scegliere un profumo… Non è così.
Soprattutto ha classe un atleta eccezionale, ha classe chi tratta con educazione e garbo i subalterni, ha classe chi con discrezione non ostenta ricchezza, o cultura o bellezza o giovinezza, ha classe chi si ritira con educazione quando perde, ha classe chi riconosce il valore dell’avversario, ha classe chi invecchia con dignità e grazia. Qualità queste deliziose e rare.
E ha classe chi fa con entusiasmo e piacere la sua professione, sia che consigli un vino o aggiusti un rubinetto che perde, sia che insegni l’alfabeto o venda case, o faccia qualunque altra cosa.
Ha classe chi discute per arrivare ad un punto d’incontro con l’interlocutore, e non per abbatterlo e umiliarlo con le sue argomentazioni smaglianti, ha classe chi non disprezza l’altro che non pensa allo stesso modo, ha classe chi non si alza, sbattendo più o meno idealmente la porta, quando ha torto o quando la discussione lo mette in difficoltà. Ha classe chi risponde alle domande, ha classe chi riconosce i propri errori e se ne scusa. Ha classe chi non usa parole volgari ma soprattutto chi non “pensa volgare” cosa assai più penosa e disdicevole di qualche parola salace, talvolta necessaria, liberatoria direi, se usata con parsimonia. Pensare volgare è invece la bassezza del pensiero, che con il turpiloquio poco ha a che fare.
La Rete, Nostra Signora Internet, infine, è la palestra ideale per mostrare di avere classe, o esserne privi.
L’anonimato, la facilità delle comunicazioni, la velocità della pubblicazione, di lettere, interventi, post e quant’altro, sovente prendono la mano, e inducono a passare i limiti, forse anche inavvertitamente.
Questo non solo non è di classe, dato che di questo stiamo parlando, ma non è neppure utile, alla discussione, allo scambio dei pensieri e delle idee, alla “crescita” che comunque avviene grazie ai rapporti umani, vicendevolmente utili e preziosi.
Non siamo isole, siamo parte di un “tutto” dal quale non possiamo, né dobbiamo, staccarci.
Ha classe chi cerca di fare, con dignità, coraggio e volontà, la propria parte, compiendo i doveri del proprio stato, nel privato e nella società civile.