La costituzione italiana viene calpestata da anni, mesi, giorni, ore, minuti e, perfino, secondi. A non considerarla non è la gente comune, il popolo; sono i politicanti, coloro che dovrebbero, dando l’esempio, rispettarla in ogni sua virgola. Nel tentativo di recuperare la nostra Magna Charta, oggi più magna magna che altro, tentiamo qui di rammentare ai nostri nominati, e non parlo dei concorrenti del grande fratello, almeno quali siano i 12 principi fondamentali per gli italiani, tutti.
Art. 1 “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. La parola “democratica” stride; infatti non dovrebbe ammettere la presenza di governanti nominati dall’alto, dai partiti. In che modo l’elettore può rinnovare il “parco parlamentari”? Attualmente in nessun modo. Inoltre ricordiamo loro che la sovranità è del popolo, cioè di tutti, non è una proprietà esclusiva.
Art. 2 “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Cari parlamentari che al foto finish avete modificato il contributo di solidarietà solo per farla franca, i “doveri inderogabili” riguardano anche voi.
Art. 3 “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Qui, e siamo appena al terzo di dodici, dobbiamo affrontare un tema fondante: l’eguaglianza di fronte alla legge. I veri rappresentanti del popolo sono quelle forze dell’ordine che di fronte alla nipote di Mubarak, e col premier al telefono, hanno deciso di procedere comunque ai doverosi controlli. Invece, un esempio di pessima rappresentanza è Gustavo Selva, ex An, che per giungere più velocemente in uno studio televisivo, nel giugno del 2007, si fece portare da un autoambulanza. E se in quel momento fosse servita per altro, magari per soccorrere chi ne aveva davvero bisogno?
Art. 4 “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Il lavoro è un diritto, non solo un dovere. I dipendenti non possono costituire la base imponibile più importante, perché i soli tassati alla fonte. Così il lavoro perde il suo aspetto fondamentale.
Art. 5 “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”. Questo articolo ci ricorda che la Repubblica è una, con o senza improbabili e stupidi referendum. Se i leghisti passassero più tempo a leggere e informarsi, piuttosto che sparare boiate, ci farebbero un gran favore.
Art. 6 “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”. Le minoranze devono sopravvivere perché sono una componente fondamentale che arricchisce il nostro Paese.
Art. 7 “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale”. Eccoci al giro di boa. La chiesa. Siamo sicuri che l’Italia sia indipendente e sovrana. In Vaticano si occupassero dei preti pedofili e lasciassero stare le nostre questioni politiche! Casomai, se proprio non riescono a trattenere la lingua, si interessino di etica.
Art. 8 “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le
relative rappresentanze”. Le altre confessioni non devono contrastare l’ordinamento giuridico italiano; allora mi chiedo: cosa impedisce, secondo questo articolo, la realizzazione di moschee, degne di questo nome? Non di palestre o piazzali di stazioni sistemati alla bene meglio, ma strutture fisse e decorose. Vabbè…
art. 9 “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Siamo sicuri? Quando c’è da tagliare la scure cade sempre, innanzitutto, su scuola e ricerca. Che futuro ha un Paese che non investe nello sviluppo tecnico-scientifico?
Art. 10 “L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici”. Ma se non riusciamo ad amministrare in maniera eguale la giustizia in Italia, pensate che rispetto ci può essere dei trattati stranieri…
Art. 11 “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Qui è necessario fare chiarezza. La guerra è rifiutata come strumento di offesa ma è consentito un “ordinamento che assicuri pace e giustizia”. Cioè, le truppe possono muoversi in difesa di popoli oppressi. D’altro canto stiamo però ben attenti a non confondere le missioni di pace con le missioni di interesse politico ed economico. Alle seconde non potremmo, e, quindi, dovremmo, partecipare.
Art. 12 “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”. Non si parla di bandiere con sfondo verde e sole dell’alpi bianco al centro.
Alex Scardina
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