Ci sono immagini che all’improvviso ci rivelano, o ci ricordano, quanto vicini siamo a quelli che chiamiamo animali e che sono, invece, i nostri fratelli più piccoli nella scala della Creazione. Sovente meritevoli più di noi, di rispetto, sicuramente con maggiore dignità di molti esseri umani.
Ho inserito questa immagine, bramando di poter spezzare quella gabbia. A questi innocenti e a tutte le persone che, nel proprio cuore, hanno posto per la pietà, verso il prossimo, sia esso un uomo, o una innocente bestiola, dedico la poesia “”La capra””.
Non dirò nulla di essa, se non “”grazie”” a Umberto Saba che l’ha scritta. Grazie. Non esiste premio o riconoscimento, che possa eguagliare lo stupore grato di chi, leggendo, nei pensieri e nelle emozioni del poeta ritrova le proprie emozioni e i propri prensieri. (A.Z.)
La capra (di Umberto Saba)
Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d’erba, bagnata
dalla pioggia, belava.
Quell’uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.
In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.