Lucia Borgonzoni, candidata alla presidenza in Emilia-Romagna, fa la mescola: «Spesso vengo di fatto screditata o dipinta come un candidato peggiore in quanto donna». Non certo dal Pd, che schiera in prima linea un commando di signore capaci di farsi sentire.
La Borgonzoni aggiunge: «Se fossi uomo gli spazi per quello che vado raccontando e quello che dico sarebbero diversi. Il fatto che Bonaccini vada in giro a dire che sono muta, oppure cerca di farmi passare per la velina, lo ritengo irrispettoso».
E’ la verità, ma non per colpa di Bonaccini. Si rivolga al suo capo Salvini; lui sì l’oscura e si prende tutta la scena; lui sì gira tutta la regione, ben sapendo che questo è l’unico modo per tentare di vincere (anche se voti Salvini e a casa ti arriva poi la Borgonzoni). Salvini e gli stessi elettori della Lega la oscurano; la voteranno ma vogliono ascoltare Salvini, non lei.
Quanto al sessismo si rivolga piuttosto ai giornalisti di Libero, capaci di ridurre Nilde Iotti a “un’emiliana simpatica e prosperosa, grande in cucina e grande a letto. Il massimo che in Emilia si chiede a una donna”, quindi anche alla Borgonzoni.
Un candidato mescoloso piace poco; piace ancora meno se non si rende conto della partita che sta giocando.