Nicola Cassanello è un giovane blogger cagliaritano, creatore di “Nicola in Giappone” http://nicolaingiappone.blogspot.com/ , uno dei blog telematici più belli e meglio curati che trattano in lingua italiana le tematiche più disparate che riguardano il Paese del Sol Levante. Il blog! di Nico la è curato con una precisione quasi maniacale, e dal quale traspare una grande attenzione per i dettagli ed un amore smisurato per tutto quello che proviene dal Giappone. Nicola, dall’alto della sua profonda conoscenza del Giappone, ancora oggi continua a meravigliarsi dell’incredibile diversità della società giapponese, delle sue dinamiche, delle sue contraddizioni Nicola Cassanello è un giovane blogger cagliaritano, creatore di “Nicola in Giappone”
D: Quando e perché è nata la tua passione per il Giappone?
R: Sono sempre stato appassionato di Giappone, fin da piccolo quando era solo un’idea filtrata dai campi chilometrici di Holly e Benji, poi vissuta nel feticismo di centinaia di ore spese a far crescere i personaggi virtuali degli RPG, fino al 2006, quando in un momento di pausa dal lavoro all’aeroporto leggevo distrattamente Panorama (giuro non era il mio, lo leggevo perchè era lì), e il mio sguardo cadde sulla recensione di un libro: “”Gridare Amore Dal Centro Del Mondo””, di Kyoichi Katayama. “”Il libro più letto nella storia del Giappone, un successo letterario senza precedenti””. Naturalmente mi fiondai a comprarlo: inaspettatamente catturò la mia anima, la frullò e la fece a pezzetti. Improvvisamente capii che non avevo mai amato veramente nella mia vita e che non ero mai stato veramente amato. Il sottile sconforto del leggere di una storia d’amore talmente intensa da non essere mai replicabile se non in una vita lunga migliaia di anni si accompagnava al piacere di averne fatto parte, seppur come discreto spettatore di un racconto violentemente scarno, come solo un Giapponese può narrarlo. Capii improvvisamente che forse il Giappone poteva darmi quello che mi mancava. Cominciò così per me un lungo viaggio, che tutt’ora non ha avuto una conclusione e forse non l’avrà mai.
D: Il Giappone rimane ancora nell’immaginario collettivo occidentale un paese profondamente stereotipato. Tutti del Giappone conoscono o meglio credono di cono! scere pe r sentito dire i fumetti, la cucina, le arti marziali, ecc… Ma quanto c’è di vero in quelle che spesso sono solo conoscenze superficiali di un paeseche si presenta spesso insondabile a noi occidentali?
R: Il Giappone è semplicemente un altro luogo di questo pianeta, abitato da esseri umani che piangono, ridono, gioiscono e soffrono, nascono e muoiono, lavorano e riposano. Il Giappone per l’occidente diventa insondabile quando lo si idealizza: quando una sua stupida moda diventa culto, quando il vestirsi in maniera stravagante diventa appartenenza campanilistica o para-religiosa, quando il praticare un semplice sport diventa religione. Tempo fa in un’altra intervista dissi che “conoscere il Giappone significa precipitarci sopra con l’astronave di stupidaggini che inevitabilmente ci si crea da casa, uscirne feriti e storditi e cercare un nuovo equilibrio con il mondo nuovo che ci si ritrova intorno”. Il Giappone è un paese stereotipato di cretinate: fumetti, cucina, arti marziali sono solo inezie paragonati ad una storia millenaria sviluppatasi lontano anni luce da ogni nostra concezione culturale e religiosa, evolutasi in una direzione inevitabilmente divergente dalla nostra. Azzerare tutto e cominciare da capo, questa è la giusta strada per un corretto approccio: cominciare a pensare ad un’arte marziale non idealizzandola come culto, ma considerandola un semplice sport seppur da praticare con estrema dedizione e passione; vedere le città Giapponesi non come assembramenti extraterrestri ma semplicemente come fatte di palazzi e strade, nelle quali viaggiano automobili a benzina guidate da attentissimi ed imbranati automobilisti. L’attenzione per il dettagli sul quale è sempre stato elaborato il mio blog ha anche questo scopo: togliere il sushi dagli occhi degli appassionati e vedere il Giappone da u! na prosp ettiva terrena e umana, non aliena ed extraterrestre.
D: Anni fa un missionario francescano mi disse che nonostante avesse vissuto in Giappone per una quindicina d’anni, in quel periodo si era solo potuto fare un’idea vaga di un paese dalla complessità enorme e dalle dinamiche sociali spesso incomprensibili a noi gaijin (stranieri). Cosa puoi dirci dall’alto della tua esperienza con la società giapponese?
R: Ogni paese ha le sue meccaniche culturali e sociali, un paese nell’estremo oriente ha delle meccaniche culturali e sociali talmente diverse dalle nostre da incutere timore: se lo si guarda con l’occhio dell’astronauta si continueranno a vedere extraterrestri che mangiano pesce crudo e che s’inchinano continuamente sorridendo, se lo si guarda con l’occhio umile di chi pensa di essere solo uno dei tanti ad abitare questo universo, si vedranno semplicemente altri esseri umani. La via scelta dal missionario che citi è quella giusta per approcciare il Giappone: è sbagliato cercare di interpretarlo o decodificarlo, bisogna solo viverlo.
D: Da conoscitore oramai profondo della realtà nipponica, cosa continua a colpirti del paese del Sol Levante?
R: Tutto e niente. Il mio è ancora l’occhio di un turista, seppur quasi veterano. Mi colpiscono la novità di un mondo sempre nuovo e la normalità dei ragazzi che vanno a scuola e delle casalinghe che stendono i futon fuori dalla finestra la mattina. Tutto è uguale, e! tutto ? ?scenograficamente diverso…
D: Nel tuo sito hai denunciato il pressapochismo e quello che consideri un eccesso di allarmismo col quale il mondo giornalistico italiano e mondiale hanno raccontato il disastro di Fukushima e le sue conseguenze. Cosa puoi dirci a riguardo?
R: in minima parte il lavoro fatto dal giornalismo mondiale e in massima parte quello fatto dal giornalismo Italiano hanno dimostrato un semplice fatto: non si può avere la presunzione di parlare di qualcosa senza conoscerla, di descrivere un avvenimento senza averlo vissuto, di essere semplici “inviati” e non “abitanti” del luogo che si descrive. Meccaniche di marketing, di politica interna e di interessi economici hanno fatto il resto. E’ un pasticciaccio, questo della disinformazione sulla crisi nucleare Giapponese che solo il tempo sanerà, curare invece la diffusa voglia tutta occidentale di dire stupidaggini sul Giappone penso sia impossibile.
D: A diversi mesi di distanza dalle perdite radioattive dalla centrale di Fukushima come può dirsi la situazione?
R: La vita va avanti, la zona di Fukushima versa ancora in gravi condizioni ma si lavora duramente per ricostruire e far risorgere il paese, che ritornerà ad essere più forte e potente che mai.
D: Andiamo sul personale. La tua ragazza, Shiho, è giapponese e vive con t e in Italia. Com’è il nostro paese visto con gli occhi di una giovane giapponese? Il vostro rapporto risente della diversità di culture o anzi questa diversità rende più forte il vostro legame?
R: Ecc!o: è curioso constatare come i Giapponesi facciano gli stessi nostri ragionamenti stereotipati sull’occidente e sull’Italia in generale. La generalizzazione è purtroppo pratica comune in Giappone: l’Italiano ha la testa piccola e il naso grande, ha un carattere forte e parla a voce alta, ma quelli che per noi sono grandi difetti come la poca onestà, la scarsa trasparenza sono da loro visti con interesse e tenerezza, la nostra schiettezza incute loro timore ma la vivono come un viaggio su un ottovolante, come una di quelle esperienze da fare per forza in Italia, come andare da Giolitti a Roma a mangiare il gelato, visitare i trulli ad Alberobello e fare una passeggiata in via Montenapoleone a Milano. Anche loro avrebbero bisogno di un bravo psicanalista, forse…
Scherzi a parte, tutto il mondo è paese, e comunque cambia a seconda degli occhi lo guardano: è sempre bello ed interessante vedere l’Italia con gli occhi stupiti e sconvolti di una Giapponese, mostrare il solito panorama con l’orgoglio di stupire immensamente. E’ una festa che dura almeno fino a quando anche lei non ci si abitua.