Istria, Fiume e Dalmazia: né Slovenia né Croazia

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Chi ignora la realtà storica non fa un buon servizio al nostro passato. Le foibe ci sono state, l’assassinio degli italiani d’Istria, della Dalmazia e il relativo esodo di tanti abitanti di quelle zone, non può essere dimenticato.

 


La Rai, pochi giorni prima della celebrazione del Giorno della Memoria ha trasmesso il film Red Land, sottotitolo Istria Rossa. Il film racconta il martirio subito da Norma Cossetto, studentessa italiana, che aveva l’unico torto di essere figlia del dirigente locale del partito fascista di Visinada. Il regista, per pudore, ha tralasciato le parti più scabrose della sua morte, ma basta leggere il racconto dei fatti narrati dalla sorella Licia, scritto dopo il ritrovamento del corpo in una foiba vicino a Villa Surani, per rendersi conto di cosa la povera ragazza abbia dovuto subire. Insieme con lei altri italiani, massacrati dai comunisti titini, in un’operazione che si può, ora (dopo tanti anni in nome della verità storica), definire pulizia etnica e che anche recentemente si è verificata dopo la dissoluzione dell’ex Jugoslavia, come fosse un marchio di fabbrica di quelle terre. Libri scritti su quel periodo da noti autori, ma anche da sconosciuti protagonisti di quel periodo, ci lasciano uno spaccato, di quella che è stata l’immane tragedia della II Guerra Mondiale. Eppure, nonostante questo, ancora oggi uno sparuto gruppo, ideologicamente posto a sinistra, si ostina a negare. Negazionismo che sa dell’assurdo, ma comprensibile data l’ignoranza e la malvagità di chi lo fece. Altrettanta cattiveria fu messa in atto dai militanti comunisti il 18 febbraio del ’47  che buttarono il latte e il cibo destinato ai bambini e agli anziani profughi di un treno che transitava sui binari della stazione di Bologna. Il treno, inoltre, fu preso anche a sassate dai più esagitati inneggianti al paradiso rosso.

Degli italiani assassinati, dopo l’arrivo dei comunisti titini, non si ha ancora un numero preciso: si parla di circa 11.000. Quelli che scapparono per non fare la stessa fine, furono 300.000. Tuttavia, come solito, ci si trova di fronte a una mistificazione della storia, propinataci in oltre settant’anni di Repubblica. Per anni, di loro è stato detto che erano fascisti. Pertanto, brutti, sporchi e cattivi. Inoltre, scappavano dal paradiso comunista che sarebbe stato istaurato in quelle terre! Sarà, ma dati alla mano, dove sono le migliaia di comunisti italiani che hanno varcato il confine per recarsi in questo luogo di delizia. Il muro di Berlino, per altro, fu costruito per impedire alla gente di andarsene dalla Germania orientale, non di entrare. Semmai, nei paesi dell’est, si sono nascosti tanti assassini con la patente di partigiano, per sfuggire alla giustizia italiana, a causa dei crimini loro commessi sia prima sia dopo il 25 aprile 1945. Ora, non si pretende (non sia mai, è sconveniente), che a distanza di oltre sett’anni la magistratura italiana apra fascicoli per incriminare persone spesso ultra novantenni, o decedute. Però, che si conoscano almeno i nomi degli italiani che  hanno parteciparono, tradendo il loro stesso popolo con le loro denunce, a quei massacri. Inoltre, che si archivi definitivamente la foto di quel presidente italiano che  volò a Belgrado a baciare il burattinaio di quegli orrendi crimini.

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