Tremonti partiamo dall’appellativo che la gente comune le ha dato: l’inventore della finanza creativa.
«Quando abbiamo preso in mano le redini del paese abbiamo toccato con mano i disastri economici che i precedenti governi del centrosinistra avevano provocato. Sarebbe stato meglio gestire i conti statali con più parsimonia ma non esisteva la possibilità. Adesso anche l’Europa ci promuove a pieni voti. Qualche merito ce lo dovranno pur dare. Non a caso l’innalzamento delle pensioni minime e l’abbassamento delle aliquote, tanto per citare due esempi, sono cose concrete. Abbiamo provato a migliorare le cose, mi pare ci siamo anche parzialmente riusciti».
Berlusconi sembra trasmettere l’idea di un’Italia che va benissimo. Lei non sembra d’accordo?
«Io non sono un catastrofista. L’Italia ha dei problemi ma non è allo sbando come vuol far credere il centrosinistra. Anche Letta dice le mie stesse identiche cose, evidentemente le ha lette dal nostro programma. Piuttosto andate a chiedere all’Unione che cosa ha in preventivo per la prossima legislatura se mai dovessero governare».
A cosa si riferisce?
«E’ evidente. All’aumento delle tasse. Devo ringraziare Prodi per il suo intervento a Vicenza al convegno di Confindustria, lì si è dovuto sbottonare ed è emerso effettivamente il programma economico del centrosinistra: più tasse e prelievi fiscali forti anche sul risparmio. Mi sembra un affronto alla laboriosa Italia. Se vuole abbassare di cinque punti il cuneo fiscale è evidente che a qualche parte deve trovare i soldi per fare questa mossa. Ma dove? Logico nella tassazione».
Veniamo a Modena.
«Avete un bellissimo palazzo Ducale peccato per chi vi amministra. Battute a parte, qui si vede ancora la voglia di fare, di lavorare duro per emergere. Qui ci sono piccoli e medi imprenditori che non possono più accettare il compromesso del centrosinistra. Loro stanno dalla parte di Cigl noi da quella di Confindustria, noi vorremo sviluppare l’energia nucleare loro quella del mulino bianco. Sono due modi di vedere il mondo».
A Sassuolo il dramma immigrazione è una costante.
«Si deve fare qualcosa di serio. Lo Stato sta dando il meglio di sé per provare a riportare la legalità in città. Purtroppo dall’altra parte c’è qualcuno che spinge per allargare ulteriormente le maglie delle frontiere. In quel caso ci troveremmo ad affrontare altre situazioni come Sassuolo».
Allora che fare?
«Provare ad applicare le leggi che abbiamo e che possono permettere al distretto ceramico di riemergere. Quindi forzare ulteriormente la Bossi-Fini e dire no al voto agli immigrati».
Perché no al voto per gli immigrati?
«Perché non sono italiani. Fino a quando non lo saranno non è giusto che partecipino alle scelte politiche. Che lavorino e dimostrino che si comportano bene, allora anche per loro sarà pronta la cittadinanza. Se invece tutti gli immigrati potessero votare ci si potrebbe trovare a Sassuolo con un sindaco extracomunitario. Vi pare?».