In attesa della conferenza stampa organizzata dalla Lega per conoscere le motivazioni del passaggio nel loro partito di Luigia Santoro, azzardiamo qualche ipotesi. La dottoressa, eletta nel consiglio comunale nel 2014 sotto il simbolo NCD (ma in quota al gruppo politico che fa capo a Carlo Giovanardi, con il ritiro dalla scena politica del senatore è rimasta orfana. Apriamo una parentesi su Carlo Giovanardi. Con il suo ritiro (almeno così sembra), finisce un’epoca. Ultimo rappresentante modenese di quella DC spazzata via all’inizio degli anni ‘90, dal ciclone mani pulite, Giovanardi è sempre, però, riuscito a rimanere a galla. Politico di razza pura, ha trasmigrato da un partito all’altro (ben 7 le sigle politiche, dove ha svolto la sua opera), facendosi eleggere 5 volte alla Camera e 2 al Senato ricoprendo anche incarichi governativi. La sua non ricandidatura alle politiche del 4 marzo ha sorpreso un po’ tutti. Questo gesto, comunque, non vuol dire che l’esperto “attore” in politica abbandoni la scena, lasciando orfani tanti suoi fedelissimi. L’arte del governo si può fare anche dietro le quinte. Chiusa parentesi. Ma perché la Santoro ha scelto la Lega? In effetti, sarebbe stato più logico un ritorno a casa nelle file del Cavaliere, ma visto lo stato attuale del partito (a parte i sondaggi che non lo danno in buona salute), nella nostra provincia, anche se non emerge alla luce del sole, si affilano le armi e si stringono alleanze in previsione delle prossime comunali e regionali. Di conseguenza, fratelli e coltelli. Per tanto, perché andarsi a mettere fra beghe di famiglia? E’ forse meglio saltare sul carro del vincitore? La LEGA, aspetta tutti a braccia aperte. Non ultima considerazione, vista la scarsa propensione nel dare la preferenza, del popolo leghista, la Santoro può sentirsi al sicuro se i 324 modenesi che l’hanno votato prima, continueranno a darle fiducia. Personalmente, penso che saranno di più. Tornando a quanto sopra detto, a proposito di FI, segnali di riscossa, vengono dal basso. La responsabile dei senior del partito del Cavaliere, Anna Maria Bonacini, non molla. Dopo avere fatto una campagna elettorale con una costante presenza sul territorio, anche se non eletta, lei non abbandona. Apre una sede e nei prossimi giorni organizzerà una marcia in una delle zone già nota per la mancanza di sicurezza: l’area del Tempio. Una camminata che, però, non è solo di FI: – Ma è aperta a tutti coloro, senza distinzione di partito, che hanno a cuore la sicurezza e il decoro della città. Ci saranno solo bandiere tricolore -, ci tiene a sottolineare l’organizzatrice. Che bello, mi sembra di ritornare ai tempi della Maggioranza silenziosa. Tuttavia, questo modo di agire, a mio avviso, permetterà di recuperare i voti di coloro che adesso non vanno a votare, facendo capire che la sicurezza e l’immigrazione incontrollata, non sono solo patrimonio culturale della Lega.
Tornando a FI, o meglio a Silvio Berlusconi, non si capisce quale strategia voglia adottare per il futuro. Non parliamo dei deputati e dei senatori che stanno partecipando al guinness dei primati, in qualità di non parlanti. Il Cavaliere nella sua roccaforte si sente in ostaggio dell’alleato Matteo Salvini a cui deve chiedere favori per il suo impero economico. Se la delega alle telecomunicazioni la tiene Di Maio, questo non è rassicurante. Fuori da tutte le stanze del potere, un partito non vive. Poi, non c’è da stupirsi se nei prossimi mesi ci saranno altri cambi di casacca e un nuovo calo di consensi. Attenzione, però l’elettorato di FI che ha abbandonato il partito, può anche avere altre motivazioni e non necessariamente economiche. Qualche esempio: l’uso disinvolto di fare eleggere avvocati di famiglia e amici, che per carità possono essere anche validi e non solo assenteisti. Nella comunicazione, di non essere riuscito, o forse non aver voluto, creare le basi per trasmissioni culturalmente aperte anche a realtà minori della destra intellettuale. Per ultimo, l’apparizione in trasmissioni televisive ( vedi Rete4 ) di persone che fino a ieri lavoravano dall’altra parte della barricata. Questo vale anche per le case editrici. Apro una parentesi e concludo. Quanto detto sopra è una delle grandi storture nate nel periodo subito dopo il 2 giugno del 1946. La mancata separazione del potere politico da quello imprenditoriale. I partiti capirono immediatamente la grande opportunità che si presentava per tirare avanti e accrescere il proprio consenso. Tale sistema ha retto fino ai nostri giorni. L’ultimo scandalo è quello di Roma. Tuttavia, da garantista quale sono, aspetto la chiusura delle indagini ed eventuali condanne o assoluzioni. Insomma, finendo, torniamo sempre ai vecchi detti della nonna. Scegliete quello che vi piace di più. Francia o Spagna, pur ché si mangi.
Oppure: tengo famiglia.