Informazione parte seconda: i massacri che verranno e che vedremo

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Restiamo in attesa che la situazione e che le responsabilità di questi morti attribuiti alle truppe d’invasione russa in ritirata siano confermate dall’indagine di una commissione internazionale, il più velocemente possibile. Auguriamoci che non si perda tempo come nel caso delle Fosse di Katyn, in Bielorussia, dove l’armata rossa nel 1943 assassinò 10.000 ufficiali polacchi, fatti prigionieri quando i comunisti di Stalin invasero la Polonia, aggredendola alle spalle mentre era già sotto attacco, dal 1939, da parte dei nazisti.

 


La notizia, orrenda, dei civili trovati giustiziati a Bucha, un sobborgo di Kiev, credo non sarà l’ultima, purtroppo, che ci sarà in quest’assurda guerra che, senza se e senza ma, ha un aggressore e un aggredito. Quindi ferma condanna all’invasore. Restiamo in attesa che la situazione e che le responsabilità di questi morti attribuiti alle truppe d’invasione russa in ritirata (che questi ultimi smentiscono), siano confermate dall’indagine di una commissione internazionale sul l’accaduto, il più velocemente possibile. Auguriamoci che non si perda tempo come nel caso delle Fosse di Katyn, in Bielorussia, dove l’armata rossa nel 1943 assassinò 10.000 ufficiali polacchi, fatti prigionieri quando i comunisti di Stalin invasero la Polonia, aggredendola alle spalle mentre era già sotto attacco, dal 1939, da parte dei nazisti. Gli stessi russi che cercarono di addossare la colpa ai nazisti che avevano scoperto queste fosse comuni. Naturalmente, fino alla caduta del comunismo, la verità non emerse per non infangare quelli che ci avevano liberato dal pazzo di Berlino. Purtroppo, lo sappiamo, la conta dei morti sia militari sia civili si fa alla fine ma soprattutto dopo tanti anni e secondo la convenienza delle nazioni che sono coinvolte. Aggiungo, inoltre (per chi ha poca memoria), che l’armata rossa, durante la sua marcia su Berlino, non si fece mancare massacri e porcate. In tempi non sospetti sono usciti libri, ormai rari (ma che conservo gelosamente nella mia biblioteca), in cui sono narrati le traversie e i soprusi cui furono sottoposte le popolazioni di origine germanica della Pomerania, Prussia e della Slesia da parte dei russi, ma anche da parte dei loro alleati polacchi inquadrati nell’esercito sovietico. Tuttavia, chi fa informazione dovrebbe avere il buon gusto di comunicare esclusivamente le notizie e non fare il tuttologo o, peggio ancora, incolpare una delle due parti in campo. E’ altrettanto sottinteso anche che, durante le trasmissioni di approfondimento, non bisogna trattare l’ospite di turno che non la pensa come te, con malcelata sufficienza, Chiudiamo in bellezza e con un po’ d’ironia. Ho partecipato con piacere al giuramento del 203° Corso “Lealtà”: una cerimonia che ha sempre il suo fascino. La bellezza è vedere questi giovani che con orgoglio marciano nel cortile d’onore del Palazzo  Ducale di Modena già appartenuto alla dinastia Este e ora sede della più antica scuola militare, proseguimento della Reale Accademia Sabauda nata il 1° settembre 1677 a Torino. L’ironia sta in quest’aneddoto a latere della manifestazione. Guardando sfilare i cadetti, ho notato che il fucile impugnato dagli allievi era l’M1 Garand, che ben conosco perché fu l’arma con cui ho sparato al poligono militare durante la mia giovinezza, anche se già allora l’Esercito Italiano aveva in utilizzo il BM 59. Se non ricordo male. Ora, l’E.I. ha come armamento l’AR 70/90 che è in fase di sostituzione con l’ARX 160. E qui, sta l’ironia. Ricordo che proprio in quei giorni era nata una polemica sul fatto delle armi che erano destinate all’Ucraina (nessuno sa esattamente cosa è stato inviato!). Comunque, ora, che io sappia, esiste solo un generico elenco, senza nessuna specifica. Vedendo ciò, mi sono avvicinato a un colonnello e gli ho chiesto, riferendomi al Garand, se il c’era rimasto solo quello nelle armerie. Lui, con tono di sufficienza, mi ha risposto che è la tradizione. Ora, Egregio Colonnello, c’è tradizione e tradizione e non voglio fare nessuna polemica! Essendo ospite in casa altrui, non ho ribattuto, però, a proposito della tradizione, avrei voluto ricordare che, semmai, la tradizione del fucile sopra citato nasce nel 1945 o nel ‘46. Prima, senza risalire alla notte dei tempi, il fucile dedicato, era il Carcano Mod. 91. Quello con cui i nostri soldati in grigio-verde, andarono all’assalto sul Carso al Grido “Savoia”!

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