“Informare, formare, intrattenere”

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John Reith, Il mitico direttore della “BBC”, ha scritto che un giornale, un periodico, deve “informare-formare-intrattenere”. Con questo obiettivo  è nato, dieci anni fa, il nostro settimanale online “DaBicesidice” che ha avuto il privilegio e l'onore di festeggiare i suoi primi dieci anni alla presenza di S.A.I.R Martino d’Asburgo-Lorena, Arciduca d’Austria-Este.

Sergio Zavoli, come presidente onorario dell’”Osservatorio sui cronisti”, tra l’altro, ha sottolineato “essere informati è la prima possibilità di farcela” .  Enzo Biagi ha scritto “considero il giornale un servizio pubblico come i trasporti pubblici e l’acquedotto. Non manderò nelle vostre case acqua inquinata”  ( ma  solo notizie, informazioni all’insegna della correttezza, della verità). Il mitico direttore della “BBC”, John Reith, ha scritto che un giornale, un periodico, deve “informare-formare-intrattenere” .  Potremmo continuare all’infinito a ricordare le citazioni a favore dell’informazione-comunicazione. Perché, quando nasce un nuovo giornale (cartaceo o online), è festa grande per la società civile, per la democrazia e il progresso.

E’ la stampa, bellezza, la stampa” dice Humphrey Bogart nel film “L’ultima minaccia”. Di rimando, Umberto Eco risponde “non sono le notizie che fanno il giornale, ma il giornale che fa le notizie”.

 Sulla scorta di queste verità, con l’obiettivo primario di “informare-formare-intrattenere” i lettori, è nato, dieci anni fa, il nostro settimanale online “DaBicesidice” . Grazie ad una proprietà illuminata e grazie all’appassionata e competente direzione-supervisione dell’indimenticabile Dante Fontechiari  ed ora, dell’altrettanto rigorosa, corretta e “partecipata” (cioè appassionata) direzione di Agostina D’Alessandro Zecchin , il periodico ha festeggiato i suoi primi dieci anni di vita, al servizio dei lettori.  La “festa” è stata celebrata, venerdì 9 ottobre 2015, in due diversi momenti , che sintetizzano lo spirito, la linea editoriale e quindi l’obiettivo-missione primario del periodico  (“informare-formare-intrattenere”) . Tutti due i momenti hanno visto come protagonista Sua Altezza Imperiale e Reale Martino d’Asburgo-Lorena, Arciduca d’Austria-Este, che impersona, ai massimi livelli, le eccellenze di Modena estense con le odierne , impersona appieno la memoria. Quella memoria che, secondo un antico motto armeno (“chi controlla il passato, controlla il futuro” ), così come , secondo Borges, (“l’uomo è fatto, in gran parte, della sua memoria”) ,  è fondamentale  per conoscere il passato, affrontare al meglio il presente e prepararsi per il futuro (l’antico motto dell’Ordine Francescano dei tempi di Papa Innocenzo III, suona “ricordare con gratitudine il passato, vivere con passione il presente e aprirsi con fiducia al futuro”) . Dicevamo che i primi dieci anni di vita di “DaBicesidice” hanno avuto due diversi momenti, sempre nella giornata di venerdì 9 ottobre 2015: prima presso la gloriosa e “storica” ( è attiva dal 1683 , come “Accademia dei Dissonanti”, poi “Reale Accademia modenese” e, dal 1959, con il nome attuale cioè) Accademia di Scienze Lettere e Arti di Modena.  Il secondo momento si è “materializzato” in un incontro conviviale  presso l’ “Agriturismo del Papa” di Pozza di Maranello. All’insegna dell’innovazione nella tradizione  della saporita e profumata cucina modenese, del mangiare di nutrizione e per soddisfazione. Dicevamo che in tutti due i momenti, protagonista assoluto è stato Sua Altezza Imperiale e Reale Martino d’Asburgo-Lorena, Arciduca d’Austria-Este, che ha offerto ai numerosi e attenti presenti una “lectio magistralis”  (ma con un linguaggio estremamente concreto, chiaro, con curiosità e aneddoti ) che ha coinvolto e convinto i presenti, informandoli-formandoli e divertendoli, insieme.

Dopo un intervento-testimonianza della direttrice Agostina D’Alessandro Zecchin (che ha anche ricordato, giustamente, la figura e l’opera di Dante Fontechiari), dialogando con Massimo Nardi e il sottoscritto, Sua Altezza Imperiale e Reale, tra l’altro, ha ricordato l’imbarazzo, unito all’incredulità e allo sgomento, presso la casa d’Austria, alla notizia (del 23 maggio 1915) dell’abbandono da parte dell’Italia della “Triplice Intesa” con la dichiarazione di guerra all’Austria-Ungheria (fino a quel momento, alleati del nostro Paese) . Dopo dieci mesi dall’avvio della Prima Guerra mondiale (in origine il nostro Paese è stato neutrale) l’Italia si è schierata con la “Triplice Intesa” (Gran Bretagna, Francia e Russia) contro la “Triplice Alleanza” (Germania, Austria-Ungheria e, in origine anche l’Italia) .  A Vienna, in casa degli antenati di sua Altezza Martino  d’Asburgo-Lorena, Arciduca d’Austria-Este, i nonni erano strettamente legati  all’Italia(Francesco Giuseppe I aveva sposato Elisabetta di Baviera , con collegamenti proprio con la casa d’Este di Modena; l’ultimo Imperatore Carlo I aveva sposato Zita di Borbone Parma) . Pertanto la dichiarazione di guerra dell’Italia (non solo non era previsto ) ha addolorato e (per breve tempo) compromesso la serenità all’interno della famiglia. Poi, lo spirito imperiale, con la consapevolezza della delicata e importante funzione-missione del loro grado e delle loro responsabilità , unita al pragmatismo che li contraddistingueva,  hanno  consentito loro di metabolizzare la tragedia, che però hanno sempre “vissuto come una catastrofe. Per tutti. Alla tragedia della guerra si è aggiunta quella collegata alla micidiale influenza spagnola,  che ha ucciso milioni di persone nel mondo”. Con l’epidemia favorita dal fatto che milioni di militari vivevano ammassati nelle trincee, in condizioni igieniche precarie, che hanno favorito la diffusione del virus. In proposito Sua Altezza Imperiale e Reale (è il fratello del principe Lorenzo d’Asburgo-Este, che ha sposato Astrid del Belgio, ed è l’ultimo discendente della Casa d’Austria-Este, quindi strettamente connesso con Modena e il ducato austro-estense) , ha ricordato un aneddoto: “il giorno della sconfitta dell’Austria, l’Imperatore Carlo I e sua moglie Zita di Borbone Parma erano rimasti completamente soli. Quando si sono svegliati e alzati, hanno trovato le alabarde abbandonate contro i muri. Tutti erano fuggiti.  Solo i giovani dai 14 ai 17 anni, senza armi, erano rimasti, fedeli e imperterriti, nel Castello di Schonbrunn.  Questa situazione  della  appartenenza  a parti che si erano trovate contrapposte nella guerra –ha ribadito Sua Altezza Imperiale e Reale- era molto diffusa, in quanto “molte famiglie nobili e reali si sono trovate su due fronti opposti, in quanto , per tradizione, erano imparentate tra loro. E’ stata una guerra combattuta con armi, denaro ma anche attraverso la propaganda ideologica” che si proponeva di abbattere il militarismo prussiano.  Sua Altezza Imperiale e Reale , dal 1990, è stato più volte a Modena e provincia . La penultima (prima del 9 ottobre 2015) , in ordine di tempo, nel 2012 , dopo il terremoto,  come imprenditore dell’agroalimentare e presidente dei produttori  europei di riso: senza alcun clamore, anzi in silenzio, è ritornato nella nostra provincia,  con “riso da donare ai terremotati”. Dicevo, in silenzio, con tanta umiltà e solidarietà. Questa sua generosità è stata svelata, venerdì 9 ottobre da Massimo Nardi. Sua Altezza, schivo, di rimando, ha detto “ è stato un piccolo gesto con riso da donare ai terremotati. Non è stato niente in confronto con le sofferenze che la gente ha subito, senza alcuna colpa. Ho potuto ancora una volta apprezzare la dignità e la forza d’animo dei modenesi, che respingendo la disperazione , si sono  rimboccati le maniche e hanno lavorato alacremente. Per ritornare a vivere , lavorare e produrre” Poi, ha commentato “avete un incredibile potenziale “ umano e professionale. Con tante eccellenze nella arti
, nell’architettura, ma anche nell’enogastronomia e in quella vocazione che ha portato  Modena ad essere la capitale mondiale dei motori, con Enzo Ferrari, con la “Maserati” , ed oggi Horacio Pagani. “Create le più veloci ed anche belle automobili del mondo. Sono capolavori di tecnica, di ingegneria ma anche d’arte- ha sottolineato- . Si presentano come vere e proprie sculture dell’ oggi e per il domani”. Sembrano avere completamente assimilato la filosofia del movimento Futurista, che ha cercato di coniugare la velocità con l’arte, la pittura e la scultura, in particolare. A proposito di arte e cultura, Sua Altezza ha sottolineato le gloriose tradizioni di Modena e dei suoi antenati per l’arte e la cultura. Con capolavori come Palazzo Ducale di Modena, oggi sede dell’Accademia Militare, e il Palazzo Ducale di Sassuolo, la ricca “Galleria Estense” e la favolosa “Galleria Estense” da qualche tempo, promossa tra i venti musei-pinacoteche più belli d’Italia. Ha ricordato che i suoi antenati sono sempre stati (tranne uno, Francesco III, che, nel 1746, vendette ben cento capolavori al Principe Elettore di Sassonia, Augusto III,  capolavori che oggi si trovano a Dresda) grandi cultori e protettori delle arti e della cultura. In proposito, ha commentato: “Modena è una bellissima città, ma deve essere conosciuta di più e meglio. Si può e si deve fare di più. E’ una città non da turismo di massa ma, piuttosto, per viaggiatori raffinati, colti. Per un turismo di nicchia e consapevole” . Ha poi precisato che “i migliori chef non sono in cucina, ma sono coloro che fanno il prodotto”. E qui è “uscito” l’imprenditore agricolo  liberale e consapevole che ha commentato :”Non deve essere lo Stato ma debbono essere gli agricoltori ad associarsi” per favorire il lavoro di èquipe, in sistema, soprattutto nell’innovazione e per favorire, al massimo e con i mezzi più validi ed adeguati,  i processi di informazione e comunicazione-promozione, uniti a quelli distributivi e commerciali . Sempre più importanti, in un mondo sempre più globalizzato, dove la concorrenza deve essere improntata sulla qualità,  sulla validità dei prodotti. Tra le eccellenze, ha ricordato l’aceto balsamico tradizionale, il parmigiano-reggiano, il vino lambrusco, ma anche la frutta rossa di Vignola e i frutti di bosco dell’Appennino.

E’ stata una giornata intensa, ricca di provocazioni e soddisfazioni . Sempre all’insegna della memoria.                                                        

Concludo questo intervento a ricordo dei dieci anni di vita di “DaBicesidice”, con un’altra curiosità, che riguarda la famosa “Bibbia di Borso d’Este”, la “bibia bela” come la chiamavano i duchi d’Este, che si sono sempre portati con loro, anche quando, avvenuta l’Unità d’Italia, l’ultimo Duca, Francesco V, ha abbandonato (con tutti i suoi oltre duemila “fedelissimi” –raro esempio di fedeltà e attaccamento -) Modena per riparare a Vienna, presso la Casa Imperiale. Alla domanda specifica. “perché, come mai la preziosa Bibbia di Borso d’Este negli anni venti del ventesimo secolo si trovava  a Parigi, presso un antiquario di libri e dipinti”, Sua Altezza , sorridendo con stile e simpatia, ha commentato “ la famiglia Imperiale ha avuto momenti di grave crisi finanziaria. In uno di questi, la mia nonna Zita di Borbone Parma, ha ritenuto opportuno privarsi (a malincuore) del prezioso codice miniato del XV secolo. L’imprenditore illuminato milanese Giovanni  Treccani, su invito di Giovanni Gentile, si catapultò a Parigi e, vincendo la concorrenza del banchiere americano Pierpont  Morgan  (che, accorso dagli Stati Uniti voleva acquisire i due portentosi volumi miniati), ha assicurato al nostro Paese quella eccezionale opera d’arte e antiquariato editoriale. Poi, il dilemma: l’opera doveva andare a Roma oppure a Ferrara (dove era nata) oppure a Modena (da dove era partita, con i Duchi d’Este esiliati a Vienna) ? Per fortuna Giovanni Gentile e lo stesso Benito Mussolini, l’hanno assegnata alla “Biblioteca Estense” di Modena. E fu così che l’imprenditore illuminato, editore (ha fondato la casa editrice “Treccani”) e mecenate è stato nominato Conte Giovanni Treccani degli Alfieri. Giusto riconoscimento per un illuminato mecenate per la cultura.

I due incontri con Sua Altezza , venerdì 9 ottobre, hanno entusiasmato tutti i presenti. Anche perché l’Ospite, tra l’altro, ha evidenziato l’importanza della “territorialità della cultura, tipicamente italiana e molto forte nel modenese. Il nostro Paese –  ha proseguito Sua Altezza-  è caratterizzato dalle culture decentralizzate, un esempio sono i dialetti. In un momento in cui  in Europa “cercano di omogeneizzare tutto,  essere diversi e  salvare le peculiarità  di un piccolo ducato, che per decenni, è stato un ducato a livello europeo”, è fondamentale per salvaguardare e sublimare le ricche tradizioni di Modena e provincia.

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