Inaugurato, a Sestola, il “ritrovo degli artisti”

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Ne abbiamo parlato con Christiane Webels splendida e dinamica tedesca naturalizzata italiana, prima a Trieste e oggi a Modena, che si è sempre occupata, con successo, di relazioni esterne a livello internazionale , collezionista e critica d’arte

Alla presenza di autorità, giornalisti e amici, è stato inaugurato, a Sestola, un nuovo spazio, che offre “un connubio tra buona cucina, arte e musica in un ambiente cordiale.. e perchè no.. un pò romantico”. Gli artefici di questa nuova iniziativa sono il toscano Andrea Checchi (chef di cucina, studioso e interprete delle tradizioni toscane e famoso per le sue rivisitazioni di ricette rinascimentali), il modenese-monegasco Massimiliano (Max per gli amici) Del Monte (imprenditore nel settore metalmeccanico, titolare di esercizi pubblici nella ristorazione di èlite e comproprietario del “Cafè des Arts” del Principato di Monaco) e Christiane Webels

Eccezionale “padrona di casa” ha via via presentato i piatti , raccontandone anche le origini storiche e le particolarità, così come ha “appassionatamente” presentato i dipinti ad olio, gli acquarelli e le xilografie appese alle pareti delle tre sale che compongono il “Ritrovo degli Artisti” di Sestola.

La mostra di inaugurazione è dedicata all’artista espressionista Wilhelm Webels, nato ad Essen, in Germania, il 19 dicembre 1896 e morto, nel 1972. E’ il nonno paterno della vulcanica Christiane Webels , appunto, che, in occasione dell’inaugurazione della Sua Osteria (che ha come logo un dipinto dell’artista tedesco, che riproduce l’irrisione e lo scherno di tre visitatori della borghesia mitteleuropea che visitano, senza capire , senza volere capire, una mostra di pittura con dipinti che denunciano, in modo innovativo, a volte grottesco, la violenza e la barbarie del nazismo) così ha ricordato il suo antenato

 

“Chi era, come è nato, l’artista Wilhelm Webels ?”

 

“Mio nonno Wilhelm ha scoperto l’amore per l’arte durante il liceo classico. Ma subito dopo la maturità classica, nel 1916, è stato chiamato sotto le armi e inviato, per due anni, al fronte francese.

Terminata la prima guerra mondiale, per onorare la tradizione familiare e la volontà dei genitori, si è iscritto all’Università, laureandosi prima in medicine e poi in filosofia. Ma la vocazione per l’arte non si era spenta. Per cui, mentre lavorava come assistente medico ad Essen , si è iscritto alla  famosa “Folkwangschule” di Essen, una delle più prestigiose accademie d’arte della Germania, con docenti come Urbach e Enseling. Si è poi trasferito negli Stati Uniti per perfezionarsi in medicina e chirurgia alla “Temples University2 e alla “University of Pennsylvania”. In contemporanea, ha creato opere d’arte per collezionisti privati e per istituzioni pubbliche”

 

“Ha sempre abbinato la medicina con le creazioni artistiche ?”

 

“Purtroppo no. Per un certo periodo , per scelta soggettiva, personale e per ragioni esterne, oggettive, la medicina lo ha assorbito completamente. Nel 1930, a soli 34 anni, è stato nominato primario ginecologo all’Ospedale Elizabeth di Recklinhausen. Nel 1934, ha dovuto interrompere la sua attività in quanto, dal regime nazista, è stato interdetto dall’esercitare la professione medica: si era rifiutato di eseguire un aborto su una giovane donna ucraina, prigioniera in un campo di concentramento tedesco, che era stata violentata e ingravidata da un alto ufficiale nazista.

Interdetto dall’esercitare la professione, è stato richiamato alle armi come guerriero e medico insieme. Fatto prigioniero dagli inglesi, nel 1945 è stato inviato come medico al Campo di concentramento nazista di Bergen-Belsen , che era stato liberato dagli Alleati “per riportare i superstiti alla vita” . Dei 60.000 superstiti, in condizioni disperate, ben 16.000 sono morti sotto le mani dei medici, tra cui mio nonno, che hanno tentato l’impossibile. Questa esperienza lo ha minato e accompagnato per tutta la vita. Era un uomo profondo e sensibile. Per cui , quell’inferno della trincea della prima guerra mondiale in Francia, unita alle sofferenze delle donne con cui è venuto a contatto come medico nei duri anni del dopoguerra, quando partorire un bambino, significava peggiorare ancora di più la situazione, unita alla sofferenza della popolazione civile sotto i bombardamenti nella seconda guerra mondiale, unita al dramma dei sopravvissuti ai campi di concentramento e ai 16.000 morti, tra le mani dei medici, intervenuti, purtroppo, quando le situazioni erano disperate, lo hanno ferito e segnato per tutta la vita, come uomo e come artista”

 

“E la pittura, l’arte ?”

 

“Mio nonno, non ha mai dimenticato l’arte. Per decenni, mentre esercitava la professione medica, ha studiato i grandi artisti del passato e dei suoi tempi, con particolare interesse oer l’espressionismo che, si esprimeva attraverso la letteratura, la musica, il teatro, il cinema , le arti figurative e la scenografia. Il famoso critico d’arte Anton Henze ha sottolineato che “Webels è rimasto fedele al tema principale dell’ Espressionismo, all’immagine dell’uomo” E’ l’uomo, infatti, il protagonista della sua ricerca pittorica, che Webels amò ritrarre nei momenti fondamentali della sua vita , non trascurandone, però, la situazione esistenziale . Dell’espressionismo, mio nonno, ha assimilato tutta la portata emozionale e spirituale della realtà, con la forte accentuazione cromatica e l’incisività del segno. Tra i suoi artisti di riferimento, possiamo trovare i pittori dell’angoscia Edward Munch, James Ensor, Vincent Van Gogh, Paul Gauguin, i tedeschi George Grosz, Otto Dix e Max Beckmann, anche se questi ultimi hanno esasperato il realismo drammatico, negli anni che hanno preceduto il nazismo, con opere di satira e di denuncia, definite da Hitler opere di “arte degenerata”. Mio nonno Wilhelm è sempre stato alla ricerca dell’armonia, anche quando ha denunciato le brutture del mondo, anche quando ha dato forma all’angoscia. Mosso dall’intento di recuperare una semplicità primitiva, ha trovato i suoi temi dapprima in una sorta di condizio
ne naturale dell’uomo, poi, viste e vissute le brutture della guerra e della violenza , ha affrontato contenuti legati alla realtà urbana e politica. Le sue opere traducono la forma in colore. Sia nei oltre mille dipinti , sia nelle bellissime  40 xilografie ad uno e più colori, sia nei suoi 400 acquarelli”

“Ma quando, come suo nonno ha creato tante opere d’arte ?”

 

“ Mio nonno, per gran parte della sua vità ha esercitato la professione medica. Infatti, nel settembre del 1945, ha ripreso il suo lavoro di primario ginecologo a Recklinghausen e lo ha esercitato fino alla pensione, nel 1965. Ma già dal 1955, aveva ripreso a dipingere. Dal 1955 al 1972, anno della sua morte, ha creato oltre mille dipinti, 400 acquarelli ,  40 xilografie, e 60 sculture in legno di quercia, che ora sono presenti  in musei , gallerie e collezioni private e pubbliche . La scultura in legno di quercia che riproduce il busto del Cancelliere tedesco Konrad Adenauer è esposta al “Museo di Storia” di Bonn.

Formatosi nel clima morale e spirituale , prima che artistico, dell’Espressionismo tedesco , è stato sagace e spregiudicato cultore delle nuove esperienze tecniche. Egli non ha mai tradito l’originario impegno di una presa di coscienza della realtà dell’uomo, che gli deriva dell’Espressionismo. Nei suoi dipinti, dalla materia viene creato l’uomo. L’idea di fondo della pittura astratta , per cui dipingere significa creare l’immagine dal colore, non viene infatti contraddetto dal contenuto delle opere di mio nonno, che non ha mai voluto localizzare luci ed ombre: la luce era per lui una qualità omogenea che si stacca dall’oggetto per tramutarsi in colore. Dalla luce-colore nascono armonie e contrasti. Il farsi dell’immaginazione e nell’immaginazione e la riconciliazione del Reale con l’astratto, dialettica tanto a lungo e vivamente protratta, che ancora nel ventesimo secolo Kandinsky considerava le uniche alternative possibili del simbolismo , trovano nell’opera di Wilhelm Webels la massima traduzione”

 

“Che uomo e che artista è stato suo nonno ?”

 

“E’ stato un uomo profondo e sensibile.Come dicevo,  le sue esperienze nascono dall’inferno della trincea della prima guerra mondiale in Francia, dalla sofferenza delle donne con cui è venuto a contatto come medico, dalla sofferenza della popolazione civile sotto i bombardamenti nella seconda guerra mondiale e dalla drammatica esperienza dei sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti. Ha visto e vissuto, in prima persona, l’orrore , la violenza del dominio nazionalsocialista. Tutto ciò ha avuto una forte ripercussione sull’uomo e si rispecchia naturalmente in moltissimi suoi dipinti. Come artista, ha fatto la sua prima esposizione a Recklinghausen, nel 1958. A questa, sono seguite numerosissime mostre personali e collettive. Molte inserite nelle manifestazioni culturali a lui dedicate in vari Paesi d’Europa e in Canadà. La  sua prima mostra in Italia risale al 1970. Oltre ai dipinti, ha esposto gli acquarelli, le xilografie e le prime sculture che sono tutte in legno di quercia e rispettano la struttura organica del legno, con i suoi nodi e le sue venature . Sempre ha riscosso interesse e successo da parte del pubblico e dei critici d’arte. Tra i tanti, voglio ricordare la critica parigina che ha riconosciuto che “le opere di Webels, che le si voglia definire realismo trascendentale o infrastrutturalismo o le si voglia comprendere nell’arte critica figurativa  sono opere di un artista che deve essere ritenuto elemento vitale dell’arte contemporanea. Il critico italiano Enrico Crispolti lo apprezza  come protagonista dell’arte critica figurativa, uno degli artisti più vivi e vitali dell’arte contemporanea, ricco nei contenuti e felice nella sua tavola cromatica , dove la luce si trasforma e tramuta in colore”

 

La mostra d’arte di Wilhelm Webels si può visitare presso l’Osteria il “Ritrovo degli Artisti” di Sestola fino al 31 gennaio 2007.

                                                                                                                         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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