In cosa hanno sbagliato quei due.

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Al di là degli insulti faziosi e poco costruttivi, la realtà è che il sistema modenese che qualcuno, poco educatamente, chiama ‘zia berta/leoncino’ si è dimostrato molto utile per la coppia ad assicurarsi poltrone e prebende in condizioni di semimonopolio politico. Se si è dimostrato valido tatticamente, dal punto di vista strategico è però stato disastroso. Il principio, percepito da tanti, della ‘zia’ di allontanare tutti quelli che avrebbero potuto farle ombra, o forse sorpassarla, specie se maschietti, e di affidarsi a donzelle di buona volontà e di ugola possentemente isterica, ma di limitato spessore politico, eccezion fatta per il suo segretario portaborse che gode di un trattamento inspiegabilmente particolare, con cariche multiple molto redditizie, ma politicamente sprecate, e con responsabilità politiche sul territorio che di fatto pare non eserciti (commissariamento?), non ha certo giovato al successo locale di FI che ha visto la creazione artificiale di una classe politica basata sull’imposizione dall’alto e sulla selezione e promozione dei più innocui anche se poco capaci politicamente: la continua e progressiva perdita di voti lo sta a dimostrare. Questo misero e miope approccio è stato aggravato dall’inerzia incapace dei vertici romani che per anni hanno fatto la politica dello struzzo, e se questa sindrome, come credo, non è limitata al modenese, allora ecco che si spiega perchè la CdL ha perso le ultime elezioni quando prima aveva un consenso politico massiccio, ecco perchè la famosa radicazione di FI sul territorio resta una chimera nonostante le recenti riprese di attività mediatica svolta nei ristoranti della provincia da parte della ‘zia’ che finalmente sente il brivido del soffio della concorrenza interna sul collo che la spinge a mostrarsi, ora più che mai, ma senza purtroppo dire nulla di nuovo nè di concretamente utile tranne il solito ‘abbasso i comunisti’ di sempre, roba che nemmeno AN usa più. Vale la pena di aggiungere che un sistema elettorale che permette solo la scelta del simbolo e non dei candidati di lista, vedrà trionfare il peggio del partitismo in quei partiti che, come FI, hanno una base cui viene vietata la scelta dei candidati alle primarie (abbiamo visto le pseudoelezioni primarie precotte) , mentre il sistema non penalizza la sinistra perchè i loro candidati molto spesso sono scelti in anticipo direttamente dalla base che giustamente pretende di poterlo fare. Forse anche per questo la CdL, con FI in testa, è risultata sempre incapace di vincere le elezioni amministrative locali, e non solo in Emilia, e non ha mai fatto nulla per riscattarsi e radicarsi veramente, mostrando un evidente ma inspiegabile disinteresse dei vertici romani ad amministrare gli enti locali. E’ certo che le strategie politiche romane non hanno aiutato: anche i forzisti lamentano il troppo tempo perso nella passata legislatura per le leggi ad personam e salvaladri, e il poco tempo dedicato alle riforme, quelle che privilegiano il consumatore/contribuente. La sinistra ha capito tutto molto bene ed ora, impossessatasi del concetto, si spaccia per protettrice del consumatore, ruolo che in altre democrazie, è da sempre caratteristico dei liberaldemocratici di centrodestra. La cosa ha lasciato l’amaro in bocca agli elettori genuinamente liberaldemocratici, confermando loro che da noi il centrodestra ha solo due possibilità (a comunismo sovietico scomparso): o è estremismo parafascista di destra (nulla di tragico, ma non è proprio liberaldemocrazia), o serve solo a conservare i privilegi di una classe minoritaria che da sempre vive molto bene grazie a rendite di posizione (FI = partito di avvocati e professionisti in genere iscritti ai loro rigidi ed antidemocratici ordini = una specie di neomassoneria che tutela le classi medioelevate). Ma così facendo daranno argomenti a josa alle sinistre anche estreme che attireranno voti di protesta. Ora, come Roma non è intervenuta tempestivamente per analizzare e risolvere il nostro problema locale, mi sembra che non sia ancora riuscita a capire o quantomeno a riconoscere apertamente per quale motivo ha perso le elezioni, e piuttosto di muoversi per vincerle con una analisi retrospettiva critica e un programma correttivo, spera solo in una perdita del consenso da parte dell’unione. Spera cioè di vincere senza fare nulla, sperando in una debacle dell’avversario per semplice sua usura. Questa purtroppo è la migliore garanzia per farci credere che, se vincerà, non farà nemmeno questa volta le politiche liberaldemocratiche che avvantaggiano i consumatori contribuenti (riforma degli ordini, introduzione di una vera class action, etc) che la base desidera, ma farà soltanto i propri interessi a breve. Una fola già vista che garantisce solo gli attori di questa commedia politica nazionale, ma che lascia deluso e insoddisfatto il pubblico che ha pagato e che continua a pagare un biglietto obbligatorio spesso troppo caro ed iniquo. Le cose potranno cambiare in meglio solo il giorno in cui il cav metterà da parte gli ‘yes men’ dalla zucca vuota e comincerà ad ascoltare quei liberaldemocratici veri dalla zucca piena come l’ottimo Martino. Altrimenti l’Unione governerà indisturbata col consenso della maggioranza di questo povero paese dove imperano i comitati egoisticamente antitutto quello fatto vicino a casa mia.

 

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