E se gli americani avessero ragione?
Mi è accaduto, anche sulle pagine di Bice di parlare con un po’ di indulgente sufficienza della semplicistica equazione che negli Stati Uniti porta a giudicare, pesantemente e talvolta fatalmente, come inaffidabili, inadatti alla politica e comunque a ruoli importanti e pubblici, adulteri, o adultere ( anche se queste ultime, da me citate per par condicio, sono in numero minore, data la presenza maschile più massiccia nei ruoli-chiave della società).
Ingenui e un po’ superficiali, sicuramente frettolosi, credo di averli definiti in questo modo gli americani, che per molte altre cose comunque ammiro.
Continuo infatti a pensare che non sia proprio così automatico, non sia proprio così esatta l’equazione…Uno non diventa improvvisamente un disgraziato, immeritevole di fiducia, se ha “una storia” al di fuori del matrimonio, che sia una scappatella, come simpaticamente si definiscono quelle che fanno gli uomini, (perché le donne non fanno scappatelle, le donne passano immediatamente ad ingrossare i ranghi delle “poco di buono” ,atavica ingiustizia) oppure che sia qualcosa di più profondo, forse pure giustificabile, ma sempre non del tutto legittimo. Non si scappa.
Per quanto sia una colpa, comunque, questa sola non dovrebbe cancellare, con una sbrigativa passata di straccio moralizzatore, le qualità imprenditoriali, l’abilità politica, la capacità manageriale di un uomo, né, in teoria, dovrebbe impedirgli di esercitare con onestà e rettitudine il proprio dovere, verso gli elettori, o verso chi gli ha affidato un qualsiasi altro incarico.
Però, talvolta, quando penso a chi mente, con la disinvoltura di un bimbo, a chi ha doti ammirevoli e impressionanti per negare anche l’evidenza, a chi non ha un attimo di esitazione e inanella gustose e utili (per lui) pseudo verità, senza incertezze di sorta né rimorsi…beh, allora un piccolo dubbio mi assale.
Forse quest’attitudine alla menzogna potrebbe non essere riservata solo a questioncelle d’alcova.
E coloro i quali possiedono questa abilità, potrebbero,verosimilmente, servirsene anche per ingannare il popolo elettore, ad esempio, dato che questo è uno dei casi più eclatanti e diffusi. Valutare anche le qualità morali, di chi si elegge, di chi si nomina ad alti incarichi, potrebbe quindi non essere un’idea così bacchettona e peregrina.
Perché è difficile, forse impossibile, disgiungere la figura pubblica dall’uomo, perché questo è, prima di essere giudice, o deputato, o ministro, o presidente, un uomo, un insieme di qualità e difetti, virtù e vizi, variamente distribuiti.
Sicuramente la differenza è nella proporzione. Dove prevalgono le prime, qualità e virtù, si può stare tranquilli, se il sopravvento l’hanno i secondi, difetti e vizi, sono dolori, o qualche altra cosa.
Ma una netta divisione non può esistere, il probo dottor Jekyll e il suo perfetto contrario, Mr. Hyde, sentina di ogni bruttura, restano uno stupendo caso letterario.
Rimane da stabilire se sia possibile, per queste persone, dopo aver debitamente assunto un’espressione compita e bonaria, una volta indossata la toga, il frescodilana da manager,o la grisaglia da deputato, ministro o presidente, lasciare a casa i difetti e i vizi .
Così come lasciano a casa il vecchio cardigan stazzonato, a cui sono affezionatissimi, impresentabile, certo, ma così comodo, quando leggono in santa pace il giornale, o si rilassano in poltrona.