Il ruolo di Famco

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La Famco, Famiglia artigiana cooperativa di garanzia, ha rinnovato, o meglio confermato il consiglio. Con il presidente Gian Franco Bellegatti tracciamo un bilancio dello loro attività.

L’Assemblea Famco ha rinnovato le cariche confermando il CdA uscente per il prossimo triennio, il quale ha riconfermato sia Gian Franco Bellegati alla carica di Presidente che Secondo Vecchi alla Vicepresidenza; Paolo Romagnoli mantiene la funzione di segretario.

 

Presidente che indicazioni si possono trarre dal nuovo bilancio.

 

L’operatività di Famco registra una crescita soddisfacente, come positivo risulta il ruolo di riferimento della nostra cooperativa per i rapporti delle imprese col sistema bancario. In effetti il “Rating” che classifica le imprese in base a “Basilea 2” ha imposto alcune rigidità, rendendo un po’ più difficile il credito per quelle aziende che non dispongono di garanzie giudicate sufficienti.

 

Ma qual è l’effettivo ruolo di Famco?

 

“Il ruolo di Famco si evidenzia appunto nel sistema del credito. La cooperativa, attraverso una propria garanzia, agevola l’accesso al credito soprattutto per i giovani imprenditori, per le nuove imprese e per quelle non ancora sufficientemente capitalizzate, ma che desiderano investire.

 

Parliamo di numeri, perché altrimenti non si può inquadrare la vicenda.

 

In effetti l’assemblea della Famiglia Artigiana Cooperativa di Garanzia ha approvato il bilancio del 2006 dal quale è emerso un costante sviluppo dell’operatività del Famco, aumentato del 40% rispetto al 2005, registrando un aumento anche delle imprese artigiane associate, cresciute del 12%. Inoltre importante è stato anche il lavoro svolto da Famco in un ottica di accordi bancari che ha visto nel corso del 2006 aggiungere altri 4 accordi ai già numerosi esistenti, portando a 14 il numero delle convenzioni intrattenute con le diverse Banche.

 

Si può dunque parlare di un volume complessivamente in crescita per il credito alle aziende, e quindi di segnali positivi per l’economia locale?

 

Analizzando i dati  non è del tutto vero. Registriamo infatti una crescita notevole delle richieste per il credito destinato alla gestione corrente, mentre cresce meno la richiesta del credito per investimenti orientati allo sviluppo. Niente di drammatico ma questo dato segnala in qualche misura una difficoltà delle imprese che, in questo momento, stanno privilegiando le necessità immediate rispetto alle prospettive di crescita futura.

 

Che migliorie si possono portare?

 

Provare a dare fiducia agli imprenditori, cercare di incentivare la loro sperimentazione in modo tale da rilanciare il settore trainante dell’economia. L’appiattimento sarebbe una male deleterio e che fungerebbe da freno a mano per tutti. Questo non deve essere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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