Si fa un gran discutere delle primarie: dalle redazioni ai bar, dal salotto buono di Porta a Porta alle segrete stanze dei partiti, tutti consapevoli del carattere rivoluzionario assunto da questo sistema di partecipazione popolare grazie all’incredibile ed inaspettata affluenza alle urne; tutti concordi sulla bontà del metodo; tutti favorevoli nel dargli continuità.
Si prenda poi la nuova legge elettorale, che ignora bellamente la manifesta volontà del cittadino di partecipare attivamente alla scelta dei candidati e anzi allontana sempre più eletti e territori.
Si consideri l’abitudine dei partiti, soggiogati all’alchimia della necessaria rappresentanza politica di sensibilità e “poteri vari”, di condurre trattative più o meno velate, più o meno private, per decidere la rosa delle candidature.
Si aggiunga la legittima richiesta di quelli che un tempo erano identificati come collegi elettorali, di mantenere qualche forma di rappresentanza alle Camere.
Ci si troverà in mano una situazione a dir poco problematica che si arricchisce di ulteriore questioni:
immaginiamo che alla Regione Emilia Romagna tocchino una quarantina di deputati e una ventina di senatori……. Viene da chiedersi:
Quanti candidati toccheranno a ciascuna provincia?
Quanti, se ci sarà lista unitaria, a ciascuno schieramento?
Quali margini di decisione avranno le segreterie provinciali nell’identificare le candidature?
Che entità avranno le candidature al femminile?
Quale rappresentatività per le varie sensibilità politiche e correnti normalmente in appoggio ai partiti?
Il maggioritario ha reso i collegi modenesi e reggiani approdi sicuri per i plenipotenziari di partito;
dirigenti vari, dai Diliberto agli Sgobio solo per citarne un paio, hanno visto blindata la propria elezione grazie ai voti di queste province “rosse”.
La maggioranza degli elettori li ha premiati col proprio voto, per sostenerne la coalizione, pur sapendo che quei parlamentari probabilmente non avrebbero mai realmente rappresentato chi li aveva eletti. Ma le cose cambiano.
Da tempo alcune zone chiedono inutilmente maggiore rappresentanza politica; pare eclatante l’esempio del distretto ceramico, così ricco, così problematico, così dimenticato da Roma forse anche a causa della mancanza di propri rappresentanti, che all’ultima tornata ha eletto tal Sgobio, responsabile enti locali dei comunisti italiani, catapultato dalle segreterie romane e avvistato cinque o sei volte nel quinquennio.
Di esempi come questo ce ne sono stati parecchi, anzi un po’ troppi sembrano oggi pensare in molti tra i dirigenti del centro sinistra, consapevoli che la nuova legge elettorale proporzionale acuirà ulteriormente la problematica.
Il dibattito è assai vivo tra i Democratici di Sinistra: a molti pare che lo strumento delle primarie a livello provinciale su una rosa di candidature espressa dalle segreterie possa fondere le esigenze di rappresentatività e democraticità emerse.
Reggio e Bologna si sono già espresse in questo senso; lo stesso Fassino si è detto disponibile al confronto sul metodo dalle pagine del Corriere.
Fa invece un po’ scalpore il silenzio ostentato dalla segreteria modenese fino alla direzione di partito della settimana scorsa: forse si aspettava la discussione in direzione? Forse si attendevano i pareri della segreteria nazionale? Forse le primarie sono uno spauracchio che rischia di rimettere in gioco accordi già presi e scelte già effettuate?
La prima voce che si è levata dal coro modenese è stata quella del consigliere regionale ed ex segretario provinciale Massimo Mezzetti; poche ad oggi le prese di posizione, ma l’impressione è che la sua boutade in appoggio alle primarie raccolga parecchi consensi tra iscritti e dirigenti.
Di certo siamo a un bivio: da una parte i territori che chiedono rappresentatività, dall’altra un sistema che sembra negargliela; da una parte le pressioni dei partiti locali, dall’altra i regolamenti nazionali per l’individuazione dei candidati.
Un bel crocicchio, una scelta difficile.
Bice starà alla finestra per vedere gli sviluppi, curiosa come le pensionate che scostano le tende per vedere cosa accade davanti a casa.