Il Papa e la benedizione di un cane

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Assistiamo ad una crescente umanizzazione delle bestie, che amiamo fino a chiamarli ‘figli’, ma figli non sono e non saranno mai.

Il web è insorto alla notizia che il papa, nel suo intervento agli Stati generali della natalità a Roma, ha raccontato di quando in Piazza San Pietro sgridò una donna che gli aveva chiesto di benedire il suo cane.

Inizialmente anche io sono rimasto perplesso perché il 17 gennaio è abitudine benedire gli animali in occasione della festa di Sant’Antonio Abate e c’è una lunga storia di amicizia fra bestie e santi, basti pensare a San Francesco.

Poi ho prestato attenzione ai particolari.

La donna ha chiesto al papa: “Lo benedice il mio bambino?”, ma dentro la borsa c’era il cane. Subito ho trovato non pertinente la risposta data da Francesco: “Tanti bambini hanno fame e lei col cagnolino…”, ma credo che nella domanda e nella risposta ci siano i nodi del rapporto che oggi si è instaurato con gli animali.

Assistiamo ad una crescente umanizzazione delle bestie, chiamate non ad arricchire ma a sostituire il rapporto con le altre persone perché generano meno problemi e responsabilità, consentendoci di esprimere il nostro bisogno di donare amore e affetto, fino a chiamarli ‘figli’, ma figli non sono e non saranno mai.

Per questo credo che al papa sia venuta di getto quella risposta sui bambini che hanno fame.

Ovviamente esiste un modo sano e gratificante di amare gli animali e trattarli al meglio, ma soprattutto tra i cani si stanno imponendo razze da appartamento perché fanno comodo a noi, animali destinati a passare la vita in un ambiente chiuso.

Un po’ mi ricordano dei tamagotchi viventi e, ne sono convinto, prima o poi qualcuno chiederà di sposare il suo cane o perlomeno che sia riconosciuta come una unione civile.

Ho trovato in internet una frase, fra le tantissime pagine dedicate ai pericoli derivanti dall’umanizzazione degli animali: “Umanizzare non vuol dire amare di più. Amare è accettare il tuo animale di famiglia per il meraviglioso cane o gatto che è!”.

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Una risposta

  1. Un cane non è “il mio bambino”
    Io sto con Papa Francesco da sempre sin da quando incredibilmente fu eletto Papa superando la concorrenza di personaggi come Tarcisio Bertoni o Camillo Ruini , che erano indicati tra i più “papabili”.

    E pensai, pur miscredente, che una volta tanto lo Spirito Santo ci avesse azzeccato.

    A Papa Francesco rimprovero soltanto la mancanza di consapevolezza del ruolo e quindi della autorevolezza necessaria per imporre le sue decisioni.

    Sicuramente dimostrò di avere tempra e carattere rimuovendo dal suo incarico il terribile segretario di Stato Tarcisio Bertone , azzerando la dirigenza dello Ior ed affermando che vi sarebbe stata soluzione di continuità rispetto all’andazzo degli ultimi decenni.

    Ma devo dire che questa sensazione è durata lo spazio di un mattino perché di lì a poco la sua azione si è progressivamente affievolita..

    E’ come se fosse approdato al soglio pontificio dalla porta di servizio gestendo il suo ruolo non come re della Chiesa ma come primus inter pares.

    Di certo l’ho apprezzato perché convinto assertore della povertà evangelica al punto tale da abitare in un modesto alloggio in stridente contrasto con lo sfarzoso super attico di Bertone da 700 mq restaurato con soldi destinati alla beneficenza.

    Ma la salute cagionevole da una parte e l’arroganza del collegio cardinalizio dall’altra, in una con la mitezza propria del suo carattere, lo stanno emarginando sempre più .

    In un frangente come quello attuale ci vorrebbe invece un Papa di polso ed autorevole perché la Chiesa è arrivata forse al capolinea della sua bimillenaria storia travolta da mille scandali.

    La mia personale sensazione è che, pur animato dalle migliori intenzioni, si sia reso conto della impossibilità di abbattere il sistema vaticano , che non ha niente da invidiare al sistema romano, anzi.

    L’ho apprezzato e non poco per la sua presa di posizione nei confronti del conflitto in atto tra russi ed ucraini .

    E sono arrivato ormai alla convinzione che sia quasi l’unico a rincorrere il sogno della pace .

    Nel suo incontro con Zelenski il Pontefice un paio di giorni fa ha assicurato la sua preghiera costante per la pace, fin dal febbraio dello scorso anno..Ha sottolineato in particolare la necessità urgente di “gesti di umanità” nei confronti delle persone più fragili, vittime innocenti del conflitto.

    Nessun riferimento alla folle rincorsa agli armamenti ed alla inevitabile vittoria contro la Russia come avrebbe voluto il presidente ucraino.

    Il Papa sa che siamo ad un passo dalla terza guerra mondiale e cerca in tutte le maniere di fare qualcosa per scongiurarla.

    Non mi sembra che abbia commesso un’eresia quando si è rifiutato di benedire il cagnolino che la signora aveva definito “il mio bambino.”

    Avrebbe potuto chiudere un occhio ma istintivamente si è ribellato eccependo il fatto che ci sono al mondo milioni di bambini che muoiono di fame e che bisognerebbe dedicare maggiore attenzione a loro piuttosto che ad un animale.

    Il Papa in fondo ha avuto una reazione umana ed è forse per questo che lo apprezzo ancora di più.

    Per la sua umanità che molto spesso non ho constatato tra i suoi predecessori , più attenti a coprire le porcate che avvenivano nelle stanze vaticane che ad immedesimarsi nella disperazione di milioni e milioni di esseri umani oppressi da guerre, fame e soprusi di ogni genere.

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