“Il Mercante in fiera”

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Pino Insegno: quando la vicinanza con la Meloni vale più degli ascolti

Il Mercante in Fiera, condotto da Pino Insegno, si sta rivelando il più pesante flop della Rai autunnale. Il 13 ottobre ad esempio ha raccolto fra prima e seconda parte uno share fra l’1,8% e il  2,3%, perdendo spettatori anche dalla serie Castle che lo precede. Non si capisce perché Rai2 abbia voluto riesumare un gioco a premi nella fascia preserale dove già le ammiraglie della Rai e di Mediaset dominano con i loro quiz. Mossa suicida, soprattutto se tentata con un programma vecchio, ritmi e tempi non adatti alla tv di oggi, un conduttore che nei promo si è presentato con mossette e birignao d’altri tempi.

Del resto i risultati lo dimostrano, ma non per Roberto Sergio, amministratore delegato Rai, che non ha dubbi: “Sono indignato per la violenza mediatica e preventiva nei confronti di Pino Insegno e del suo programma”. Forse bisognava evitare gli squilli di tromba quando è arrivato; nessuno ha smentito che il conduttore sia tornato in Rai per la sua vicinanza a Giorgia Meloni e per avere partecipato ai suoi comizi. Non si sa per quale altra dote sarebbe stato scelto che non sia questa vicinanza, come volto di punta della nuova Tv, quella contro il culturame sinistroso fino ad ora dominante.

Era noto a tutti il perché del ritorno, tanto che Fiorello vi aveva costruito diverse gag, come la defenestrazione di Amadeus dal Festival di Sanremo in favore di Insegno:  “Io già immagino il suo discorso di apertura di Pino Insegno a Sanremo, lui grandissimo doppiatore: ‘Questo Festival non appartiene a un uomo solo, ma a tutti”. E prendendo spunto dal fatto che aveva doppiato Aragorn nel Signore degli Anelli, aveva ipotizzato un discorso di apertura del neo conduttore: «Stanotte queste colline brulicheranno di orchi, elfi, cantanti, musicisti, coristi e televoto. Conquisteremo l’Ariston, manderemo gli argonauti nella giuria”.

Inoltre Insegno non è tornato in Rai come promette di tornarci Giletti: “Partendo dal basso!”. No, a lui è stato promesso il Mercante in Fiera fino a dicembre e poi da gennaio ‘L’eredità’, nella quale sarà complicato sostituire il coinvolgente Insinna.

Perciò la smettano Sergio e Insegno di piagnucolare come fossero vittime di chissà quale trama. L’amministratore delegato dovrebbe rivedere la scelta del programma, dalla Rai pomposamente annunciato come: “rivista e attualizzata, la riedizione televisiva dell’iconico gioco natalizio, che ha già dimostrato una potente forza attrattiva verso target di giovani, giovanissimi e famiglie. Tre concorrenti si sfideranno mettendo alla prova fortuna, astuzia e strategia in un game show”, quando in realtà fa pensare a un vecchio e noioso salotto di casa.

Insegno ha scelto la strada più facile per tornare col botto, ma è la più difficile per rimanerci. Se continua così non avrà in eredità l’Eredità, se non si vuole una rivolta degli sponsor.

E al centrodestra un consiglio: va bene chiamare artisti della propria area, ma non a qualunque costo. Bisogna che siano bravi, adatti alla TV e con buoni programmi.

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