Finalmente almeno questo problema è risolto,almeno uno, fra i tanti che fanno preoccupare gli italiani, fanno scorrere fiumi d’inchiostro, fanno riempire i TG, mettono in moto la macchina della solidarietà, ufficiale e no, talvolta accorata, talaltra sconfinante nel melenso e nell’ovvio, per tenere comunque “desta” l’attenzione. Finalmente il momento della liberazione è arrivato, e tutti abbiamo assistito con un sospiro di sollievo al lieto fine di una storia angosciosa, un rapimento così vile.Anche se, onestamente, non può essere considerato una sorpresa dato che è avvenuto in zone in cui il tara pimento di occidentali, siano essi turisti, cooperanti, giornalisti, lavoratori… è all’ordine del giorno. Come tutti ho assistito al trionfale ritorno a casa di Rossella Urru, il 18 luglio scorso, accolta all’aeroporto da svariate personalità e omaggiata persino di due algidi baci da parte di Mario Monti. Era stata rapita in Mali e tenuta in ostaggio per 270 giorni. In questo periodo, davvero non si possono contare, tanto sono numerose, le iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica verso il suo triste caso… Numerosi comuni italiani hanno aderito all’iniziativa di esporre uno striscione su Rossella. Alcuni di loro hanno fatto circolare il file per consentire la stampa ad alta risoluzione degli striscioni, diffondendo l’iniziativa per vie ufficiali e capillarmente.
Moltissimi anche i privati che si sono, per così dire, rimboccati le maniche, per Rossella. Non è necessario ricordare chi è, se non brevissimamente: la cooperatrice, subito dopo la laurea specialistica in Cooperazione Internazionale, Regolazione e Tutela dei Diritti e dei Beni Etno-culturali, presso l’Università di Bologna, Polo di Ravenna, ha lavorato per questo comune Comune al Servizio di Cooperazione Decentrata, come collaboratrice coordinata e continuativa. Ci sono molti problemi, e molte persone che soffrono e hanno bisogno dì’aiuto anche a Ravenna, quindi, ma ha scelto di andare in Africa, per gli studi che ha fatto, immagino, la sua premiata tesi specialistica, era infatti sui “Problemi di un piccolo numero. Luoghi culturali e narrazione identitaria del popolo saharawi”. I progetti sostenuti dal Comune di Ravenna e seguiti dal Servizio sono tanti, riguardano varie aree geografiche e tematiche, ma il principale, co-finanziato annualmente dalla Regione Emilia Romagna (a partire dal 2003) riguarda l’autonomia e la salute delle donne saharawi. Quelle che, evidentemente, stanno molto a cuore a Rossella Urru.
A dichiarato “Sto bene e spero di poter continuare a lavorare nella cooperazione. E’ un lavoro rischioso, il rischio l’ho vissuto in prima persona. Sono stata trattata bene, sto bene, sono in forze, finalmente è finito”. ”E’ un lavoro difficile ho rischiato in prima persona ma spero di tornare in Africa al più presto”. Tutto bello, tutto festoso, persino una cittadinanza onoraria, quella di Ravenna, in arrivo.
Di tutta questa storia, la sola cosa che capisco, è il sollievo per una vita umana salvata.
Tutto il resto mi sfugge. O non lo condivido. O mi indigna. O mi fa imbestialire. Non per la persona in sé, ma per il buonismo di maniera che, ancora una volta, ha preso il posto della bontà, e persino della raziocinio. Tante altre persone, senza clamore, compiono sacrifici, fanno lavori terribili, soffrono…senza accoglienze trionfali …inoltre, sborsando cifre staro sferiche, consentendo la scarcerazione di terroristi, si incrementa il business del rapimento. Facile e lucroso, a opera di guerriglieri dei quali diventiamo , pertanto finanziatori…
Che la Urru voglia tornare in Africa non mi sorprende, che ci torni pure.
Vorrà dire che noi, qualora la ri-rapissero…torneremo a ri-riscattarla. Siamo Bancomat viventi di terroristi e briganti. In Patria, e all’estero.
A questo punto, mi aspetto almeno la porpora cardinalizia per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone…al loro ritorno.
Maria
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