Il giornalista virtuoso e la “Granbascia”

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Maria: una cittadina, i cui doveri, problemi, pensieri, diritti e aspirazioni sono, come per milioni di altri italiani, trasversali alle ideologie politiche.

Mi ispiro,  con molta temerarietà, al commento, “Giornalisti virtuosi”, che ha scatenato una vera ridda di altri commenti, divertiti, o velenosi, o sapidi, o di approvazione, o espressione di misoginia culturale.

In ogni caso, credo fermamente nel diritto di parola di ciascuno di noi, sia nel privato, sia nel pubblico. In questo caso specifico, cioè quando si pubblica qualcosa,  si deve essere disponibili alla critica, costruttiva o cervellotica non importa, ciò dipende dallo stile e dall’intelligenza di chi fa le osservazioni.

A me quel commento, il primo intendo, quello che ha scatenato il putiferio, non è dispiaciuto, anzi,  anche se mi appare piuttosto ovvio il suo contenuto, anche per chi giornalista non è. Sono cose che dovrebbero comunque appartenere alla coscienza umana e civile.

La libertà  d’informazione e d’opinione, il  rispetto delle persone, il rifiuto a discriminare  gli altri per  razza, religione, sesso, condizioni fisiche o mentali, condizioni politiche sono, o dovrebbero essere, patrimonio di ogni essere umano, di ogni cittadino. E così il rifiuto a diffamare, insinuare, offendere  chicchessia perché se l’opinione appartiene al diritto di parola e di critica, non è così per l’offesa e la diffamazione delle persone.

Ma, pur trovando interessante e vario l’alternarsi  degli interventi a commento di “Giornalisti virtuosi”, scrivo per un altro motivo.

Desidero esprimere il mio giudizio,  anche se da formica microscopica, qual è la sottoscritta, confronto ad un gigante, come è Emilio Fede.

Al di là delle critiche, diffuse e fin troppo facili, al suo modo di gestire e condurre il TG4, definito da molti come un “organo di partito” è peraltro un grande professionista, con una lunghissima carriera alle spalle, con molti importanti incarichi e qualche notevole intoppo, riguardante cose estranee alla professione, su cui non mi soffermo pertanto.

Detto questo, non ha  fatto  ridere nessuno, nemmeno la sua redazione, composta di giovani e bravi giornalisti, che per tutto il TG4  del 18.10.2008  egli, parlando della nuova valletta di Santoro, abbia storpiato il suo cognome, come un guitto da avanspettacolo, in modo vagamente insultante.

Più e più volte, nello stesso servizio, l’ha definita la Granbascia, con un mal dissimulato sorriso.

Ora, le possibilità sono due e nessuna depone a favore del grande giornalista qual è, e come sicuramente ritiene di essere.

La prima: non conosce Margherita Granbassi, carabiniere, atleta olimpionica, valletta di Santoro, quindi  sbaglia il suo cognome.

La seconda: la conosce, invece, benissimo e ne storpia volutamente il cognome per sminuirla e offenderla.

Tertium non datur.

In entrambi i casi questo grande vecchio del giornalismo ha mancato.

Nel primo, perché ogni giornalista ha il dovere di informarsi sulle notizie che dà, cognomi compresi.

Nel secondo perché  manca di rispetto alla persona, fra l’altro ad una donna, ma questo sembra davvero non essere molto importante per questi signori, che fra l’altro passano per grandi estimatori delle grazie muliebri. Ci vorrebbe il guitto di cui sopra per definire il genere di apprezzamento. Lasciamo perdere.

Tornando alla Granbassi, che a lui stia antipatica, oltre che essere cosa certa, aggrava anche  la situazione, perché la grandezza di un giornalista si vede anche da come tratta, con imparziale equanimità, sia i suoi idoli politici, sia i coloro i quali, a vario titolo, gli stanno cordialmente sullo stomaco.

A non trovarla simpatica, a non  condividerne le scelte (per esempio, che si possa lasciare l’onore di una divisa gloriosa per godersi la compagnia di un Santoro saltellante, esula dalla mia comprensione!) a non apprezzare la sua smania di apparire in TV, forse siamo in molti.

Nessuno, tuttavia,  si permetterebbe mai simili cadute di stile, se non di educazione.

Queste sono le cose
che dovrebbero, su tutte, essere insegnate, ma non solo a chi desidera intraprendere questa nobile professione, a tutti, perché non è giusto, non è corretto, non è intelligente, non è onesto, trovare  bello e buono solo ciò che viene detto e fatto da chi ci è simpatico.

Dimenticavo, è anche assai meschino.

Un’altra cosa.

Osare una critica al Premier e al Governo non mi colloca automaticamente a sinistra, fazione  che semplicemente non mi appartiene, e ogni mio scritto in tema politico mostra ampiamente che sono all’esatto opposto.

Ma, così come mi appare ingiusto difendere le idee di sinistra in modo ideologico e preconcettuale, altrettanto lo è  porsi a difesa di Berlusconi, acriticamente e nello stesso modo ideologico e preconcettuale.

Io sono una cittadina, i cui doveri, problemi, pensieri, diritti  e aspirazioni sono, come per milioni di altri italiani, trasversali alle ideologie politiche.

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