Accade assai raramente, ma quando accade che un tribunale osa emettere una sentenza non “ accodata” al p.c. ( si può interpretare a piacimento: partito comunista o politically correct), le loro signorie si indispettiscono come scimmiette.
Si agitano, discutono la sentenza parola per parola, fanno appello agli alambicchi, alle impertinenze, agli asini che volano e ad altre giocondità consimili.
Ecco dunque che, quando accade il fattaccio, il sacro-principio-del rispetto-delle-sentenze, della magistratura-indipendente-che-non-può-essere-criticata, etc. etc. finisce in soffitta, o meglio, sotto la suola degli zoccoli.
E così Repubblica esce con un articolo in prima pagina, il 16 febbraio, a firma di F.
La lettura di Repubblica è sempre fonte di notevole soddisfazione e di arricchimento kültürale; vediamo un po’ che cosa scrive il nostro sapiente dottor Merlo.
Devo prestare attenzione perché costui è infatti un personaggio akkültürato e dotto: sa perfino chi era Gorgia e sa anche che proveniva da Lentini.
Egli inizia con l’irridere al contenuto del dispositivo della sentenza del Consiglio di Stato, paragonandolo all’arte retorica dei Sofisti, in particolare di Gorgia.
“Con una sentenza che avrebbe entusiasmato Gorgia da Lentini, il Consiglio di Stato ha alambiccato (sic n.d.r.) che il crocifisso è simbolo di laicità, è cifra dello Stato laico, e che, dunque, non come oggetto di culto, ma proprio per educare ai valori della laicità deve restare appeso alle pareti delle scuole. Ebbene, il Consiglio di Stato perdoni l’impertinenza, ma sentenziare che Cristo è laico equivale a stabilire che l’asino vola.”
E prosegue: “
Sufficit. Fermiamoci qui: il resto, da briefing di un salotto radical chic, scade in disquisizioni da bar dello sport di periferia e non merita altre attenzioni.
Affermo fin d’ora che non intendo disquisire sul contenuto della sentenza: non è detto che la condivida appieno, ma pandette , paragrafi e commi non mi sono congeniali e non desidero parlarne. Vediamo invece come procede l’argomentare dell’articolo ed il pensiero forte del giornalista che sa chi è Gorgia da Lentini.
Il nostro dotto giornalista scrive che il Consiglio di Stato ha sentenziato che Cristo è laico. Certo il dottor Merlo non potrà non riconoscere che detta affermazione non è contenuta nella sentenza, ma è solo il parto della sua fantasia. Nella sentenza, infatti, si parla di Crocifisso, che è un simbolo di fede, di civiltà e di valori etici, e non di Cristo, che è un essere umano (umano e divino per chi vuol credere).
Più oltre afferma: “”Poco ci interessa la verità storica di Cristo, …”” : il nostro dotto giornalista deve essere rimasto influenzato dai compagni di viaggio che talvolta ritrova su Repubblica: i vari Odifreddi, Canfora, etc. etc., che non mancano di porre in dubbio la “verità storica di Cristo””.
Per costoro, anche se non di ignavi si tratta, ma di altro, diciamo (ed è certamente eccessivo onore nei loro confronti citare Dante):
«Questi non hanno speranza di morte
E la lor cieca vita è tanto bassa
Che ‘nvidiosi son d’ogni altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa».
Illustre e dotto dottor
La stragrande maggioranza della Nazione, dicevo, vuole vedere il Crocifisso in vetta ai monti ed ai campanili, sulle facciate delle chiese, nei tribunali, nelle
aule, nei negozi, insomma dovunque si vogliano ricordare e sottolineare i principi etici, i valori del Cristianesimo. Valori che lei, nonostante la spocchiosa saccenteria che ostenta, non ha saputo capire ed accettare quando le furono offerti. Lei si ostina, non per miopia, si badi bene, ma per bavosa ideologia anticristiana, a voler interpretare la tanto glorificata laicità dello Stato come contrapposta all’odiata religione cattolica, e invoca la Costituzione.
Invece, si rassegni dottor
« … il richiamo, attraverso il Crocifisso, dell’origine religiosa di tali valori e della loro piena e radicale consonanza con gli insegnamenti cristiani, serve dunque a porre in evidenza la loro trascendente fondazione, senza mettere in discussione, anzi ribadendo, l’autonomia (non la contrapposizione, sottesa a una interpretazione ideologica della laicità che non trova riscontro alcuno nella nostra Carta fondamentale) dell’ordine temporale rispetto all’ordine spirituale, e senza sminuire la loro specifica “”laicità””».
Capisce dottor
Infine, dotto e sapiente dottor
Quanto al fatto che alla “maggioranza dei cattolici italiani piacciono i papi pacati” e quanto al fatto che quella che lei chiama “ la religione italiana ” non sia “un randello ma un ramoscello” e “
Si occupi e continui pure a coltivare il suo anticlericalismo e la sua schiumosa rabbia anticristiana, ma, lo chiedo con soavità e senza randelli, non osi venirci a dire che cosa dobbiamo pensare, sognare o fare.
Non ne ha la statura.