Mi ha lasciato uno sgradevole sapore dolciastro, il discorso di insediamento della neo Presidente della camera Laura Boldrini.
Per essere rimasta “sorpresa” da questa elezione, da questa carica, ha davvero fatto in fretta a redigere il messaggio di saluto, per la verità decisamente lunghetto, per non dire prolisso.
Qualche malalingua attribuisce a Vendola la paternità del discorso stesso… ma non importa.
Mi ha disturbato maggiormente il tono declamatorio e compiaciuto che la Boldrini ha usato, con collaudatissime pause ad effetto, atte a sollecitare l’applauso dell’assemblea, nei numerosissimi passaggi di alta demagogia. Ma, dai “buoni di professione” questo è il minimo che ci si possa attendere.
E mi ha colpito, e molto mi ha fatto pensare, ciò che non ha detto, nella sua appassionata dichiarazione verso gli ultimi, dai quali erano esclusi di italiani che, ultimi, per moltissimi motivi, lo sono, eccome. Non una parola sugli imprenditori, suicidi per disperazione, di fronte ad uno stato insolvente ma avido nell’esigere i propri crediti. Non una parola per i tutti coloro i quali, tutt’altro che sfaccendati e cialtroni, hanno perso il lavoro, per colpa di ditte che bellamente hanno dislocato la produzione all’estero. Non una parola per quei giovani che, per contratti da fame, lavorano senza sicurezza nel futuro. Né una parola per gli ammalati, i disabili, i vecchi…che la drastica e ingiusta riduzione delle risorse per la sanità ha portato a situazioni senza speranza.
Forse la Boldrini avrebbe dovuto tener presente che ora non lavora più per l’UNHCR ma che è stata eletta Presidente della Camera, in Italia, e che, almeno en passant, avrebbe dovuto toccare qualche argomento inerente i nostri infiniti guai.
Ovviamente tutte le promesse, fatte con toni elegiaci e quasi da omelia, spero che si concretizzino veramente, verso tutte le categorie a lei care, in primis clandestini e rifugiati, ma anche verso gli italiani, ai quali proprio per le molteplici forme di assistenzialismo e di gratuità nei confronti di chi entra di prepotenza nel nostro paese, alla fine vengono negati i diritti.
Inoltre, in tempi come questi, in cui le persone si aggrapperebbero anche a una lama, pur di risollevarsi, forse l’esercizio della demagogia, pratica politica finalizzata alla pura ricerca del consenso, attraverso promesse non realizzabili, andrebbe evitata.
Comunque, con gli auguri di buon lavoro, auguriamo anche buona fortuna.
Agli italiani, però.