I vortici pregiudiziali nell’era del Liberismo

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Una società che non sa dare ai suoi cittadini pari opportunità di fronte alla vita, non può chiamarsi comunità ed è una strana democrazia quella che dà diritto di cittadinanza a tutti, ma soltanto dentro le urne, soprattutto se, come emerge, la povertà economica si lega fortissimamente alla povertà educativa.

 


Save The Children, nel suo rapporto ‘Nuotare contro corrente. Povertà educativa e resilienza in Italia’ spiega che più di un bambino su dieci, il 12%, vive in povertà assoluta. Per loro questo è il punto di partenza ma resta anche quello di arrivo: la metà non legge libri, uno su tre non usa internet, il 40% non fa neppure sport.

Chi cresce in famiglie disagiate ha il 500% di probabilità in più di non andare oltre le competenze base della matematica; uno su cinque non arriva neppure alle competenze minime; un decimo lascia la scuola prima del tempo.

Nelle famiglie povere si guarda a tutto: la metà non frequenta la mensa scolastica, solo uno su dieci frequenta il nido; d’altro canto dove c’è più povertà ci sono meno servizi pubblici.

 “”I minori non riescono a emanciparsi dalle condizioni di disagio delle loro famiglie – scrive Save The Children – e non hanno opportunità educative e spazi per svolgere attività sportive, artistiche e culturali. Luoghi che se restituiti ai bambini attiverebbero percorsi di resilienza, grazie ai quali potrebbe raddoppiare la possibilità di miglioramento”.

Una società che non sa dare ai suoi cittadini pari opportunità di fronte alla vita, non può chiamarsi comunità ed è una strana democrazia quella che dà diritto di cittadinanza a tutti, ma soltanto dentro le urne, soprattutto se, come emerge, la povertà economica si lega fortissimamente alla povertà educativa.

Ci sono però i resilienti, troppo pochi comunque, capaci di cambiare la propria strada. Riporta il sito della Rai a proposito del rapporto: “I fattori che aiutano i ragazzi ad emanciparsi dalle situazioni di disagio sociale ed economico sono: aver frequentato un asilo nido (+39% di probabilità), una scuola ricca di attività extra curriculari (+127%), dotata di infrastrutture adeguate (+167%) o contraddistinta da relazioni positive tra insegnanti e studenti (+100%)”.

Più la società è liberista e più chi sta in basso viene risucchiato sempre più giù e chi sta in alto riesce comunque a galleggiare e a prosperare, perché l’educazione, come la salute, i servizi energetici, il mercato del lavoro, diventa un prodotto d’impresa, per fare business, accessibile a chi ha disponibilità e vietato agli altri.

Sono in crescita i genitori, preoccupati che il proprio figlio frequenti una scuola con disabili, stranieri e bambini problematici, pronti a bussare alle porte di istituzioni private e a pagare le rette necessarie. Questo è il vero discrimine e il motivo del successo delle scuole cattoliche, non certo il bisogno di una educazione confessionale. Ma la scuola pubblica, specchio di chi la frequenta, così diventa sempre più povera.

Annoto a margine la totale assenza di temi relativi alla scuola pubblica e alle agenzie educative, nel dibattito post elettorale e nel lavoro preparatorio per il nuovo governo di Lega e M5S. Del resto è un tema generalmente assente anche nella politica locale di questi due raggruppamenti. Ma se non interveniamo lì, non costruiremo niente.

 

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