I sassolini dell’ex dg Giuseppe Caroli sono macigni (seppure noti) che dovrebbero aprire gli occhi sulla mala gestione della sanità in Emilia-Romagna. Tre conferme inquietanti:
1. Il falso moralismo della Regione. Richiede al beneficiario per contratto di un premio di produttività di rinunciarvi in parte e spontaneamente. Toccherà al datore di lavoro, la Regione, assumersi la responsabilità della verifica del raggiungimento in toto o in parte degli obiettivi fissati e commisurare il beneficio. Oppure la Regione valuta il merito a trattativa privata?
2. Sanità pubblica regionale uguale a poltronificio. «Si creano posizioni dirigenziali anche quando non servono» dice l’ex dg e porta un esempio concreto costoso, uno stipendio da dirigente in più (ma quanti altri che no sappiamo?) e di dubbia utilità. Si chiede di rinunciare a pochi soldi a chi lavora ma nessun scrupolo ad aprire voragini di inutili sprechi.
3. Ipocrisie. La Regione affibbia le difficoltà della gestione finanziaria dell’azienda sanitaria modenese all’ex dg quando, fin dal PAL del 2003-2005, sapeva che il nuovo ospedale di Baggiovara si sarebbe dimostrato una insaziabile idrovora che avrebbe consumato molto di più di quanto prodotto. Infatti, la Regione si era impegnata (patti approvati dalla Giunta regionale nel PAL di allora) ad accompagnare con risorse per qualche anno un processo di “integrazione” dei due Ospedali (Baggiovara e Policlinico) “al fine di una razionalizzazione in grado di evitare doppioni e altri sprechi, per aggiustare lo scarto esistente tra i costi emergenti, immediati ed i ritorni della riorganizzazione differiti.”. Otto anni dopo c’è bisogno ancora di risorse extra perchè i ritorni non ci sono.
Ora un commento personale sulla miopia della sinistra regionale e locale. L’ingovernabilità del sistema sanitario modenese, che il PAL (2011-2013) non affronta e la Regione aggrava con i suoi comportamenti spregiudicati, dipende essenzialmente dalla suaa anomala complessità, dovuta:
1. ad un numero spropositato e costoso di strutture, distribuite in 7 distretti, e di personale, accresciute nel tempo senza un disegno organico, senza un reale necessità;
2. ai nuovi, potenziati e inutili (cala la richiesta di posti letto) nuovi ospedali di Baggiovara e di Sassuolo, in vicinanza del Policlinico.
Cosa aspettano, oggi, gli amministratori modenesi di fronte ad un terremoto che cambia il volto all’intera area geografica della bassa a riassumere il governo della sanità, riplasmandola attraverso una nuova, razionale e adeguata pianificazione, che preveda l’unificazione organizzativo-gestionale immediata (fusione) di Policlinico/Baggiovara e una nuova tipologia organizzativa ospedaliera territoriale, a rete, incentrata su tre macro aree, ciascuna delle quali caratterizzata da una grande struttura ospedaliera pubblica: l’ospedale di Pavullo per la montagna, il Policlinico/Baggiovara per la pianura con le attività di elezione per l’intera Provincia e una struttura ospedaliera da definire (già esistente o nuova) baricentrica per l’intera bassa modenese. Tre ospedali raggiungibili in una arco di tempo non superiore a 30/60 minuti da qualsiasi punto interno all’area di giurisdizione. Sono mosse prioritarie per il rilancio della sanità modenese, che richiedono determinazione, coraggio e rapidità decisionali, doti che, purtroppo, scarseggiano nei politici della sinistra modenese.
Consigliere comunale del PdL