I laboratori del pensiero politico e sociale

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Vi proponiamo uno sguardo dentro il Centro culturale Francesco Luigi Ferrari. Lo facciamo con il prezioso aiuto del presidente Gianpietro Cavazza

Centro culturale: sicuramente è una indicazione  impegnativa, di prestigio e di tutto rispetto, ma voi di quale “cultura vi occupate?

 

La cultura della cosa pubblica

In modo particolare siamo organizzati al fine di mettere sotto osservazione gli aspetti che noi riteniamo rilevanti per individuare la qualità della vita. Per esempio le casistiche legate alle situazioni di emarginazione. In modo particolare  alle situazioni di povertà che esaminiamo assieme alla Caritas di Modena. Abbiamo poi un Osservatorio socio economico con sue modalità di indagine; un Osservatorio stampa locale per vedere quale tipo di rappresentazione i mass media danno della nostra realtà . Abbiamo anche un osservatorio che si basa sulla ricerca storica. Quindi ciò che è stata l’evoluzione nella storia moderna e nella storia contemporanea ovviamente circoscritta come riferimento all’ambito locale.

In modo specifico definiamo la cultura ciò che collega i comportamenti privati ed individuali con i comportamenti pubblici. Modificando un vecchio detto ” vizi privati e pubbliche virtù”per noi diventa importante che ci sia una sorta di coerenza fra i comportamenti virtuosi individuali con quelli pubblici

 

Nel vostro album/archivio quali sono le vostre  pagine più prestigiose che metterebbe in primo piano?

 

Dipende su quale periodo particolare vuole soffermarsi. La storia del Ferrari abbraccia un periodo abbastanza lungo! Diciamo che ogni periodo storico ha i sui punti  di eccellenza…perciò, se dobbiamo parlare delle origini, non posso che fare riferimento a quello che è stato il contributo dei soci fondatori che, in particolare Ermanno Gorrieri e Luigi Paganelli, hanno dato rispetto a tematiche di ordine politico e sociale sia a livello locale che a livello nazionale.

Se invece parliamo di fatti più recenti che caratterizzano l’ultimo periodo specie quello che stiamo vivendo si deve parlare di altre cose che hanno si una loro continuità con quelle che le hanno precedute, ma si deve parlare di fatti del tutto diversi. Credibilmente oggi dobbiamo parlare di nostra funzione positiva come critici e osservatori interessati di fatti che riguardano la città e la provincia,

Fra l’altro, mi piace ricordare che agli inizi degli anni novanta siamo stati fra i primi a fare dei sondaggi per misurare da una parte la percezione della qualità della vita da parte della popolazione e dall’altra per cogliere i primissimi significativi mutamenti nei confronti della politica.

Diciamo che uno dei principali scopi che ci sollecita è quello di riuscire a cogliere in anticipo gli  eventuali cambiamenti delle dinamiche sociali.

 

L’attualità sociale, politica modenese cosa può attingere oggi da un centro culturale come il vostro?

 

Prima di tutto conoscenza ed approfondimento:

questo mediante una dinamica che definirei libera, definendo con questo termine essenzialmente due cose :

A) introduzione di metodi di indagine nuove

B) scoprire cose nuove

Dico questo perché spesso e volentieri si usano metodologia tradizionali per scoprire cose già note.

 

Voi, come centro, vi proponete anche come scuola di formazione politica. Di cosa si tratta?

 

Ci sono due modi, a mio modo di vedere, di fare formazione.

Uno che chiamerei tradizionale dove si organizzano delle serate, convegni incontri o delle vere e proprie lezioni che si svolgono nel modo più tradizionale che è dato conoscere.

Un percorso questo che non abbiamo mai abbandonato perché periodicamente facciamo cose di questo genere.

Poi esiste un altro modo più difficile ed impegnativo che consiste nel fare formazione politica partecipando al sistema di comunicazione locale esprimendo e quindi  condizionando l’opinione pubblica.

 

I centri culturali più ambiziosi oltre a laboratori di ricerca e approfondimento, a volte si sono proposti come simulatori di realtà virtuali o di prototipi in gestazione: penso al dialogo e al confronto dei cattolici democratici con la sinistra; la terza fase democristiana prospettata da Aldo Moro. C’è oggi qualche prototipo politico che le piacerebbe esaminare?

 

Ve ne sono certamente. Ricordo un termine di Aldo Moro ” le parallele convergenti” del quale forse manca ancora la verifica nella pratica.

Dico forse perché il Partito Democratico potrebbe rispondere a quell’immagine e a quel periodo auspicato.

C’è un’altra immagine che ha delle radici molto modenesi che riguarda lo sviluppo socio economico legato ad un idea di welfare che è l’ universalismo selettivo.

Dove per universalismo selettivo si intende offrire l’opportunità a tutti del diritto di accesso ai servizi e poi in un secondo momento cè una necessità di selezionare questo accesso

Noi vorremmo invece che fosse  sperimentato un approccio o un prototipo, come lo chiama, lei basato sulla selettività equa. 

Cioè si individui correttamente e coerentemente coloro che sono destinatari degli interventi delle politiche utilizzando i criteri dell’equità e nel frattempo lasciando ai soggetti singoli o organizzati  la libertà di scegliere la strada migliore per il proprio benessere.

 

La posizione di avanguardia come quella di retroguardia non sono dati oggettivi, ma  relativi…: rispetto all’Europa  Modena in quale posizione viene a trovarsi?

 

Diciamo questo: ciò che sarebbe auspicabile sarebbe superare un certo appagamento rispetto ai risultati ottenuti che è poi la conseguenza di un certo spirito conservatore perché scavando nei geni dei modenesi si mette allo scoperto una certa propensione al rischio. Questa riscoperta è ciò di cui, secondo me, si sente la maggiore necessità

 

Cosa manda a dire agli organi di informazione di questa città?

 

Noi abbiamo un ottimo rapporto con gli organi di informazione di Modena.

Anche perché una delle nostre esperienze che va  avanti  da più di dieci anni, che è appunto quello dell’osservatorio sulla stampa locale, ha permesso a noi di conoscere meglio il funzionamento dei mass media; ha permesso a questi ultimi di conoscerci meglio in quanto centro culturale e nello stesso tempo è stato per loro una occasione di riflessione per conoscere meglio il loro mestiere.

Per cui quello che possiamo dire è di continuare su questa strada di confronto reciproco e di approfondimento da fare assieme.

 

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